Nursind Lucca: “Personale stremato, lo sblocco delle assunzioni misura insufficiente”

Il sindacato degli infermieri: "La situazione è diventata ingestibile"

Gli infermieri sono stremati anche a Lucca da due anni di pandemia. E le assunzioni annunciate, secondo Nursind, non bastano e non porteranno sollievo.

“Siamo arrivati alle porte coi sassi, parafrasando un vecchio detto popolare ma che fa capire la realtà sanitaria di questi giorni. La nuova escalation covid, la quarta ondata, ci obbliga a riflessioni che portano alla luce ancora una volta le inefficienze nella gestione di questa pandemia ai danni dei cittadini e dei professionisti della salute. L’amministrazione regionale, nonché le direzioni delle varie aziende ospedaliere e delle Asl hanno perpetrato gli stessi errori, la stessa incapacità di programmazione e di implementazione di azioni e politiche atte a fronteggiare una situazione che già all’inizio del 2020 si prospettava drammatica e adesso si preannuncia catastrofica”.

“Nonostante tutto questo – va avanti Nursind – permane il blocco delle assunzioni con concorsi già espletati e graduatorie già in essere, peggiorando la voragine storica nelle dotazioni organiche, alla quale si aggiungono pensionamenti, certificati lunghi, gravidanze non sostituite, assenze per infezioni da covid, quarantene ecc. In questi giorni hanno annunciato lo sblocco delle assunzioni, ma va considerato che gran parte delle assunzioni annunciate, sono costituite da infermieri che già stanno lavorando a tempo determinato e che proprio per questo non porteranno nessuna implementazione nelle dotazioni organiche. Un esiguo incremento forse lo potremo vedere non prima di un paio di mesi, tempo dovuto all’iter burocratico necessario all’espletamento delle pratiche per le assunzioni. L’aumento dei contagi, la recrudescenza dei quadri clinici, l’aumento dei ricoveri, hanno portato alla riapertura delle degenze e delle terapie intensive covid positivi e all’implementazione dei posti letto, senza che la regione e le direzioni aziendali avessero veramente pianificato una strategia organizzativa per affrontare questa ennesima ondata che per tutti era prevedibile”.

“Avevamo già paventato sia in sede aziendale che regionale – prosegue Nursind -, che un’altra ondata associata al blocco delle assunzioni non sarebbe stata sostenibile. Anche se l’impatto nelle terapie intensive non è paragonabile ai precedenti periodi, tutto è stato comunque rimesso in moto, riaperto, riorganizzato. Il personale sanitario è stato ancora una volta catapultato nel giro di poche ore a sopperire alle mancanze gestionali e organizzative, ricollocato repentinamente in setting e degenze ad alta criticità e specializzazione. I servizi domiciliari e territoriali, la cui attività riveste un ruolo nevralgico in un periodo come questo, non sono stati implementati adeguatamente. Tocca constatare ancora una volta che il personale sanitario è palesemente insufficiente, tale da non poter garantire pause adeguate durante i turni di lavoro, non esiste una programmazione degli intervalli di riposo atti a diminuire lo stress da lavoro correlato (psicofisico), negli ultimi due anni sono stati accumulati mesi di ferie ed ore di straordinario, ferie e riposi comunque ancora sospesi. Da inizio pandemia un numero sempre più esiguo di lavoratori ha garantito le prestazioni per le attività ordinarie e portato avanti tutte le nuove attività nate con la pandemia (vaccinazioni, tamponi, sorveglianza sanitaria, tracciamento, terapie monoclonali, aperture nuove degenze covid, Usca, ecc). Tutto si impara, tutto si affronta, è stato ampiamente dimostrato da chi, specialmente negli ultimi due anni, ha risposto in modo esemplare e professionale, ma mancano le risorse umane e senza assunzioni, senza un risolutivo adeguato e celere intervento atto ad incrementare le risorse necessarie, le prossime settimane avranno un impatto ancora più devastante sui luoghi di cura, sui professionisti sanitari e sui cittadini. Mai avremmo pensato di arrivare a questo punto, ma dopo due anni di richieste completamente inascoltate non abbiamo altra scelta che proclamare uno sciopero generale per il prossimo 28 gennaio al fine di manifestare il nostro disagio che ad oggi ha raggiunto un livello non più sostenibile. Chiediamo a tutte le istituzioni, agli ordini professionali, ai Sindaci di supportare la nostra richiesta di aiuto che deve necessariamente essere raccolta al fine della tutela della salute di tutta la collettività”.

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