Amianto, questo sconosciuto. Le discariche? Non sono pericolose e ostacolano le mafie

2 maggio 2022 | 17:25
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Amianto, questo sconosciuto. Le discariche? Non sono pericolose e ostacolano le mafie

Il convegno dell’associazione Salvemini Lucca ha posto l’accento sulla carenza di informazione. Presente anche il sostituto procuratore della direzione nazionale antimafia

L’amianto è un minerale naturale. Viene dalla terra e lì può, e dovrebbe, ritornare. Respirarlo a lungo, in grande quantità, è invece un grave pericolo per la salute. Se smaltito, non percola né genera cattivi odori. Eppure, nessuno vuole discariche sul proprio territorio.

Non le vogliono i comitati di cittadini, pronti a costituirsi per dare battaglia a colpi di cubitali ‘no’, e non le vuole la politica, alla ricerca del consenso nella sempiterna campagna elettorale che fa da sfondo a ogni mancata decisione. Ma, soprattutto, non le vogliono le mafie, che si inseriscono con facilità e ampio profitto nelle crepe di un processo orientato a lasciare tutto com’è.

Un fenomeno destinato all’impasse, almeno fino a che le conoscenze non diverranno informazione chiara, diffusa: l’antidoto è, come sempre, la consapevolezza delle comunità. Ma è necessario fare presto: non c’è crimine più grave della perdita di tempo. Osservazioni, queste, al centro del convegno dell’associazione Salvemini di Lucca, che sabato (30 aprile) al circolo Arci di piazzale Sforza ha coinvolto, tra gli altri, l’ingegnera Alessia Angelini di Ispro (Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica) Firenze e Roberto Pennisi, sostituto procuratore della direzione nazionale antimafia.

Presenti anche la presidente dell’associazione, Elisa Gai, il professor Renzo Ciofi, docente del master in scienze forensi alla Sapienza di Roma, il professor Natale Fusaro, coordinatore scientifico del master, e Roberta Bravi di Anci. Tra il pubblico in sala anche l’assessora all’urbanistica del Comune di Lucca, Serena Mammini, l’assessore ai lavori pubblici e candidato sindaco Francesco Raspini, il consigliere con delega al lavoro Roberto Guidotti, i consiglieri Gianni Giannini e Leonardo Dinelli e, dal Comune di Fucecchio, il consigliere comunale Francesco Bonfantoni.

“Il tumore direttamente connesso con l’inalazione prolungata di polvere di amianto è il mesoteliomapleurico. Ispro – ha detto Alessia Angelini – tiene un registro di tutte le persone che si ammalano anche di questo raro tipo di cancro. Nel 70 per cento dei casi c’è stata esposizione professionale: si pensi, per esempio, a chi ha lavorato per le Ferrovie dello Stato quando le carrozze dei treni venivano coibentate con l’amianto. Ma anche ai professionisti dello spettacolo: l’amianto, infatti, è anche fonoassorbente e veniva usato come tessuto nei teatri. Tornare a casa la sera con polvere di amianto nei capelli, e nei vestiti, per anni, ha fatto sì che intere famiglie si ammalassero di mesotelioma”.

Nel linguaggio comune si crede che amianto ed eternit siano sinonimi. Un altro aspetto, questo, sul quale l’ingegnera Angelini ha voluto far chiarezza: “Eternit era il nome della grande azienda di Casale Monferrato che realizzava le onduline, quelle usate per coperture e tettoie, composte da cemento e, per il 13 per cento, di amianto crisotilo. Detto anche amianto bianco, quello estratto dalla vicina miniera di Balangero è, di fatto, il meno pericoloso per la salute, a differenza di quello azzurro o crocidolite. Ma deve comunque valere il principio della massima precauzione ed è fondamentale, oggi, smaltire correttamente l’eternit che aziende e civili abitazioni ancora hanno. Questi materiali, infatti, stanno invecchiando, si stanno deteriorando e, sfaldandosi, si fanno friabili e liberano nell’aria le molecole di amianto. In caso di incendio, inoltre, non bruciano ma si dilamano, divenendo ancora più pericolosi”.

Fibre di amianto erano un tempo contenute nel Das, materiale utilizzato ampiamente anche nelle scuole, e nel mascara, proprio per la grande modellabilità ed elasticità che presentano. Ancora oggi le tubature dell’acqua potabile sono fatte di cemento amianto, senza alcuna conseguenza sulla salute: l’ingestione, infatti, non è pericolosa. E comunque le tubature possono contare su un validissimo incapsulante naturale: il calcare.

I legami tra amianto e cancro ai polmoni sono stati resi noti nel 1965, con la conferenza della New York Academy of sciences. La legge italiana che vieta l’impiego di questo minerale è del 1992. Si stima che ancora oggi siano presenti 24 milioni di tonnellate di amianto da smaltire. Nel mondo, sono solo 67 i paesi che hanno bandito l’impiego del minerale amianto: “L’amministratore delegato dell’azienda italiana Eternit sta continuando a produrre in Colombia e in Brasile. L’Italia – ha spiegato Angelini – è stata tra i primi paesi della comunità europea a vietare l’amianto”.

Rimane da risolvere, però, il problema dello smaltimento: l’amianto, infatti, non può essere riciclato. Può essere tuttavia reso innocuo: alcuni, impropriamente, dicono che può essere ‘inertizzato’. Ma perché ciò avvenga è necessario modificare, attraverso altissime temperature ed enorme dispendio di energia, la struttura molecolare del minerale che, visto al microscopio, appare aghiforme – motivo per cui le cellule del polmone non riescono a proteggersi. Ecco perché la soluzione più sicura e pulita è proprio la discarica.

“Quattro anni fa – ha spiegato Angelini – in Toscana c’erano quattro discariche e, in tutta Italia, ventidue. Oggi molte si sono fermate, col risultato che partono camion dalla Sicilia per arrivare in Germania, paese che ha trovato un intelligente modello, peraltro replicabile da noi, di discarica per l’amianto: questo tipo di rifiuto, infatti, viene posizionato nelle cave minerarie dismesse, andando a costituire massa critica e a riconsolidare le montagne scavate. Una soluzione simile sarebbe ottimale anche in Italia, con poche e ben distribuite discariche delle quali tenere memoria in registri sicuri. È così che si può minimizzare anche l’impatto ambientale del trasporto dei rifiuti”.

Un’alternativa virtuosa è, dunque, possibile. Occorre informazione in grado di farsi coscienza civile, come ha tenuto a ribadire anche il sostituto procuratore della direzione nazionale antimafia, Roberto Pennisi: “In questo paese ci si è rifiutati di capire quanto il rifiuto possa essere una risorsa, specie in assenza di importanti materie prime. È urgente operare un passaggio, ben sintetizzabile così: dal rifiuto dell’intelligenza all’intelligenza del rifiuto. Sono favorevole ai termovalorizzatori perché l’alternativa è lasciare i rifiuti in giro, veri e propri inviti a nozze per la criminalità organizzata”.

Ha aggiunto Pennisi: “Le mafie, sia chiaro, non si sconfiggono con la repressione, togliendo solo lo sporco evidente. Quando prendono piede è perché alle comunità di cittadini servono e convengono: Cosa Nostra e la ‘Ndrangheta sono infatti garanti sia di lavoro, sia di sicurezza, e rispondono a dei bisogni. Cosa ha decretato, invece, la fine del potere dei Casalesi proprio nel territorio di Caserta? I bambini nati con patologie gravissime. Le persone non ne potevano più di vedere intere famiglie ammalarsi, non ne potevano più del dolore causato dai rifiuti tossici smaltiti illegalmente sulle loro terre”.

“Per sconfiggere le mafie servono tre cose: una buona scuola, una buona informazione che diventi comprensione del danno che i sistemi criminali determinano e una buona politica: non quella di cui si parla nell’oggi – ha detto Pennisi – ma quella di cui si parlerà domani. Serve il coraggio di seminare qualcosa di cui, probabilmente, non si vedrà il frutto perché occorreranno più anni di quelli di un mandato amministrativo, qualcosa che non pagherà dal punto di vista elettorale. Mi dispiace constatare che la questione della gestione dei rifiuti è ormai assente dall’agenda dello Stato. Non c’è nemmeno più il ministero dell’ambiente, sostituito da quello della transizione ecologica, a conferma del fatto che l’attenzione si è ormai spostata tutta sulle energie rinnovabili. Meno male – ha ironizzato – che ogni tanto in Italia si costruiscono le autostrade: là sotto si possono seppellire tonnellate di rifiuti”.

L’ingegnera Alessia Angelini di Ispro Firenze, infine, ha speso due parole sul superbonus 110: “Dati alla mano, se questo tipo di incentivo avesse favorito lo smaltimento dell’amianto nelle coperture, il risparmio energetico sarebbe stato dell’86 per cento. Un’occasione mancata”.