Nozzano, una pietra d’inciampo ricorda la scuola trasformata dai nazisti in luogo di tortura

Tante le autorità presenti alla cerimonia questa mattina (1 giugno) in piazza delle Libertà
Una nuova Pietra d’Inciampo per ricordare la scuola di Nozzano. È stata collocata questa mattina (1 giugno) in piazza della Libertà a memoria del luogo dove fino al 1944 sorgeva l’elementare della frazione, sequestrata dalle Ss naziste e adibita a carcere, e luogo di tortura e di uccisione di centinaia di persone.
Alla cerimonia sono intervenuti il sindaco di Lucca, il prefetto di Lucca, l’assessora alla cultura della memoria della regione Toscana, l’assessora alla continuità della memoria storica del Comune di Lucca, il consigliere con delega alle infrastrutture e viabilità della Provincia di Lucca, il questore di Lucca e i comandanti e rappresentanti delle forze dell’ordine, della sezione lucchese dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia e dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra. Il sindaco e l’assessora regionale rivolgendosi in particolare ai bambini e alle bambine di una classe della locale scuola primaria hanno sottolineato l’importanza del ricordo di quei fatti che testimoniano la ferocia della guerra e dell’occupazione nazifascista ma anche il sacrificio della Resistenza dalla quale è nata la Repubblica Italiana.
La storia
Il 24 luglio 1944, la XVI Panzergrenadier Division Reichsfuhrer – SS comandata dal generale Max Simon, requisì l’edificio che accoglieva la scuola elementare di Nozzano Ermenegildo Pistelli e la adibì a sede del carcere divisionale, affidandone la gestione alla Feldgendarmerie del tenente Gerhard Walter: a lui e ai suoi uomini il compito di amministrare i campi di prigionia, procedere ai rastrellamenti antipartigiani, trasferire la manodopera coatta. Così, nei locali destinati alla scoperta dell’alfabeto e alla trasmissione dei fondamenti del sapere, dopo essere stati rastrellati, in condizioni materiali terribili, vennero concentrati centinaia di sfollati, sbandati, rastrellati. Tra loro, quelli individuati come partigiani o oppositori del regime di occupazione militare vengono brutalmente interrogati, ferocemente torturati e avviati all’esecuzione che si consuma nelle località circostanti secondo un tragico, incalzante calendario di morte: dal 1 agosto al 2 settembre furono uccise o fucilate oltre 82 persone fra Balbano, Nozzano, Santa Maria a Colle, Ponte San Pietro, Massaciouccoli, Filettole, Compignano. La scuola elementare di Nozzano è il luogo dove, prima di essere giustiziati senza pietà, tra gli altri patirono umiliazioni e sevizie inenarrabili don Giorgio Bigongiari, cappellano di Lunata, don Angelo Unti, pievano di Lunata, don Libero Raglianti, parroco di Valdicastello, Leila Farnocchia, maestra elementare di Camaiore, Livia Gereschi, insegnante.
Come si legge nelle pubblicazioni dell’Istituto storico della resistenza e dell’età contemporanea prima di lasciare Nozzano, incalzati dall’avanzata alleata, i tedeschi minarono e fecero saltare la scuola elementare nella speranza di distruggere insieme i luoghi e la memoria. Alla fine della guerra il generale Max Simon, responsabile per grado delle atrocità avvenute a Nozzano e dintorni, è processato a Padova da un tribunale inglese. Condannato a morte, vede la sua condanna commutata nel carcere. Libero nel 1954 per intercessione dell’arcivescovo di Colonia Frings, morì poi d’infarto nel 1961. Durante il processo dichiarò: “rifarei esattamente tutto ciò che ho fatto”.