L’architetto Pardini Cattani: “I lecci di villa Bottini possono essere salvati”

La proposta del professionista: “Si può spostare il muro con una tecnica già utilizzata per il restauro del San Francesco”
Possono essere salvati i cinque lecci secolari del parco di villa Bottini che sono a rischio per i lavori di messa in sicurezza del muro di cinta? Secondo l’architetto Claudio Pardini Cattani sì. Il professionista lo spiega dopo le polemiche sorte a seguito della presentazione dell’intervento che si è svolta venerdì scorso (22 luglio).
“È possibile – si legge in una lettera aperta alla città – mettere in sicurezza il muro di cinta e conservare le piante. Se sì, come? Sì, è possibile, spostando il muro, una porzione di muro, in corrispondenza delle stesse piante, di una trentina di centimetri. Con una tecnica di restauro architettonico secondo il metodo del cuci e scuci, cioè lo stesso metodo che la Soprintendenza ha approvato in occasione del restauro, nel 2010-2013, del complesso di S. Francesco, ora sede di Imt, in particolare per alcune sue parti, come il campanile, smontato e rimontato con nuovo legante rispetto a quello deteriorato dal tempo”.
“Gli eventuali dubbi sullo spostamento del muro – osserva Pardini Cattani – dovrebbero essere superati dal fatto che comunque il muro verrebbe messo in sicurezza, consolidato, e permetterebbe alle piante monumentali, anch’esse meritevoli di tutela e tutelate dal codice dei beni culturali, di continuare a vivere espletando le loro funzioni ecosistemiche tanto preziose, specialmente in città. Queste piante sono un monumento vivente, riconosciuto, che meritano di continuare ad esistere nel luogo dove sono nate e cresciute, appartengono a quel luogo, alla città, ne rappresentano un carattere distintivo, identitario, per i lucchesi che ne apprezzano la bellezza e le funzioni ecosistemiche che restituiscono ai cittadini. Noi siamo anche quei 5 lecci.. Del resto non muri, ma interi giganteschi complessi monumentali, come Abu Simbel, negli anni 60 del secolo scorso, sono stati spostati per salvaguardarli dalle acque della diga di Assuan in costruzione, che li avrebbe inondati. Il loro spostamento rappresenta una pietra miliare ineguagliabile nell’archeologia”.