I lecci di villa Bottini ribattezzati con i titoli delle opere di Puccini





Pardini Cattani: “La Soprintendenza si adoperi per trovare soluzioni”
Cinque opere di Puccini danno il nome ai lecci di villa Bottini che rischiano di essere abbattuti. E’ l’iniziativa presa dopo la manifestazione che ha organizzato domenica scorsa (16 ottobre) Europa Verde.
“Noi oggi – scrive l’architetto Claudio Pardini Cattani – vogliamo sancire questa associazione vibrazionale dando un nome ad ognuno dei 5 lecci di Villa Bottini, in questo caso il nome di un’opera di Giacomo Puccini, che ci piace immaginare abbia visto nascere questi 5 lecci e con la sua musica abbia, nel giardino di Villa bottini, accompagnato la loro crescita sino ad arrivare ai nostri giorni, grandi e sani. In occasione della dimostrazione organizzata da Europa Verde di domenica scorsa, presso il giardino di Villa Bottini, i 5 grandi Lecci sono stati battezzati, hanno ricevuto un nome: La Bohéme, Tosca, Madama Butterfly, La Fanciulla del West, Turandot”.
“Dare il nome alle cose è molto importante – si legge in una nota -. Non è un banale atto tecnico, ma un processo culturale e intellettuale che include la ricerca della tua identità per definire quella dell’altro. Dare il nome ad un’entità è il primo passo per giungere ad una conoscenza della stessa. Dare il nome vuol dire anche legittimare la sua esistenza, regalandole dignità e unicità. È scegliendo innanzitutto il nome che introduciamo le cose nella nostra vita per integrarle nella realtà. Dare un nome agli alberi non consente solo di dare un volto alla loro inanimata corteccia, ma anche di parlarne adeguatamente”.
“Alla luce di quanto sopra, auspichiamo che gli enti competenti, in particolar modo la Soprintendenza – scrive Pardini Cattani -, trovino un accordo per permettere, se necessario, la realizzazione di un intervento che, assieme alla messa in sicurezza del muro di cinta, consenta di mantenere in vita i cinque stupendi lecci che hanno acquisito un carattere identitario e contribuiscono al genius loci del luogo, oltre che, come detto, a restituire indispensabili funzioni ecosistemiche. In tal senso un leggero spostamento del muro verso l’esterno, da me prospettata (ritenuta strutturalmente idonea dall’ingegnere progettista attualmente incaricato dell’intervento sul muro ) prende atto dello sbilanciamento del muro verso l’esterno del giardino, stabilizzato dagli apparati messi in opera e, mantenendo l’allineamento attuale del suo bordo sommitale, lo ripropone sino alla base. Ciò permetterebbe di eliminare i sostegni lungo via S. Chiara e i tiranti collocati nel giardino e ridurrebbe circa della metà l’attuale occupazione dello spazio a margine strada da parte dei montanti che fanno parte dell’apparato di sostegno ( vedi foto allegate ). La tecnica del cuci scuci è una tecnica di restauro normalmente utilizzata, usata anche per alcune parti del complesso San Micheletto. C’è bisogno di un cambio di paradigma e di riconsiderazione dei valori culturali in campo, non rimarrà niente delle conquiste e dei capolavori di cui la specie umana è stata artefice se continuiamo a procedere utilizzando vecchi approcci nei confronti di problematiche inedite, perché non saranno capaci di dare risposte ai problemi emergenti, sinora sconosciuti. Non rimarrà neppure la specie umana ad ammirare, salvaguardare, sviluppare tali conquiste e capolavori”.