La biologa: “I lecci di villa Bottini? Riducono lo smog e migliorano la salute urbana”

29 ottobre 2022 | 08:15
Share0
La biologa: “I lecci di villa Bottini? Riducono lo smog e migliorano la salute urbana”

Chines è in procinto di pubblicare uno studio con l’Università di Trieste: “Importante anche il ruolo nel deflusso delle acque”

I lecci di villa Bottini? Non sono soltanto un patrimonio da salvare, ma contribuiscono anche ad un miglior deflusso dell’acqua piovana e riducono l’inquinamento. E’ quanto sostiene la biologa Arianna Chines che è in procinto di pubblicare uno studio specifico in collaborazione con l’Università di Trieste. Da qui l’appello alle istituzioni a salvare gli alberi del parco che, almeno in parte, sono a rischio taglio per il progetto di messa in sicurezza del muro di cinta della dimora storica.

“Il 27 ottobre scorso ero presente alla commissione dei lavori pubblici del Comune di Lucca riunita per discutere del muro e dei cinque lecci di Villa Bottini – osserva Chines -. Come biologa ambientale che collabora da anni con gruppi nazionali e internazionali per la tutela della biodiversità, avrei voluto presentare i risultati delle analisi sui dati raccolti insieme alle colleghe e ai colleghi del dipartimento di scienze della vita dell’Università di Trieste e utili a far comprendere i servizi ecosistemici forniti da questi cinque alberi. Ero veramente entusiasta di poter parlare e descrivere le metodologie e i software impiegati per quantificare i benefici offerti degli alberi e che, attraverso modelli molto complessi, arrivano persino a monetizzarli. Dalla riduzione dell’effetto isola di calore urbano fino alla rimozione degli inquinanti dall’aria, queste valutazioni sono sempre più utilizzate nel resto d’Europa per sottolineare l’importanza che la foresta urbana ha nel supportare il benessere e la salute dei cittadini. Questi sistemi si dovranno utilizzare anche in futuro, ogni qualvolta si parla di alberi. Non ho però potuto parlare perché non è stato accolto l’invito per motivi che prevede il regolamento normativo”.

“Sono comunque rimasta ad ascoltare, visto che è ammessa la presenza del pubblico, convinta come sempre di poter imparare qualcosa – prosegue la biologa -. Purtroppo, ho notato che si è discusso di rischio per l’incolumità pubblica soltanto relativamente all’eventuale caduta di un muro che i tecnici, spesso incontrati per trovare una soluzione al problema dei lecci e del muro di Villa Bottini, ci hanno confermato essere in sicurezza con il sistema attuale dei tiranti. Gli interventi sono ruotati per tutto il tempo intorno a questo concetto di sicurezza”.

“Voglio invece portare l’attenzione di tutti su un’altra questione che valuterei ben più preoccupante, se fossi un Comune, ossia la sicurezza del cittadino nei confronti di un’emergenza climatica che sta provocando – sottolinea la biologa – gravi sofferenze e un incremento della mortalità (si stimano oltre 10.000 morti l’anno solo in Italia negli ultimi anni per questa causa). Credo che sia dovere di un Comune rivolgere l’attenzione verso la sicurezza nei confronti di temperature urbane sempre più insostenibili per la vita umana con l’incremento di malattie respiratorie, ma non solo, causate dall’inquinamento dovuto al particolato e ai preoccupanti livelli di gas come l’anidride solforosa o il biossido di azoto che non accennano a diminuire. I membri della commissione parlavano di alberi come di povere creature che purtroppo dispiace tagliare, non di elementi essenziali per la salute pubblica. Nei nostri studi, che a breve saranno pubblicati, è evidente l’importanza di quella piccola foresta (così la chiama il software) di lecci di circa 20 m di altezza, di circa 80 anni, che ombreggiano una superficie di 370 metri quadri, riducendo la temperatura circostante reale e percepita di diversi gradi a seconda dell’altezza considerata per la misurazione. La foresta di lecci di Villa Bottini è in grado ogni anno di depurare decine di chilogrammi di inquinanti, di stoccare tonnellate (tonnellate!) di anidride carbonica, di assorbire decine di chilogrammi di biossido di azoto e di anidride solforosa, gas serra che oltre a contribuire al riscaldamento climatico, sono responsabili di irritazioni e di malattie respiratorie nell’uomo e negli altri animali”.

“I lecci di Villa Bottini sono piante sane e stabili, che non mostrano alcuna sofferenza – osserva Chines -, forti anche perché insieme costituiscono una piccola foresta urbana che ne aumenta l’impatto positivo in termini di servizi ecosistemici di cui tutti noi cittadini possiamo giovare. Il taglio di uno o più piante indebolirebbe sicuramente questa eccellente struttura arborea. Si sente spesso dire che i lecci non facevano parte del giardino storico, ma sono nati spontaneamente. Questa loro spontaneità è la loro forza e andrebbero a maggior ragione tutelati, anche come memoria di un periodo storico in cui il ruolo del verde in città era forse più compreso di come lo è oggi. Inoltre, tra le varie specie utilizzate per la realizzazione delle alberature urbane, i lecci sono tra quelle che soffrono meno di importanti patologie. Si pensi, in tal senso, ai platani, agli olmi, ai laurocerasi, alle palme, o addirittura ai fichi che sembravano indistruttibili. Sono tutte piante che si ammalano e per alcune delle loro patologie non sono state trovate ad oggi soluzioni efficaci. Il verde urbano rischia di essere decimato in breve tempo. A maggior ragione non si dovrebbe mai arrivare a pensare di tagliare una tale risorsa. Per tornare sugli effetti positivi che il leccio è in grado di produrre, va ricordato che le foglie di questa quercia emettono isoprene e altre sostanze da esso derivato che hanno un ruolo fondamentale nel ridurre i danni sulla pianta indotti da alte concentrazioni di ozono e che ne riducono anche la concentrazione nell’aria circostante, con effetti positivi anche per l’uomo. L’importanza di questi lecci, come per tutte le alberature presenti in ambito urbano, è anche legata all’effetto di riduzione del così detto runoff superficiale, ossia del deflusso delle acque piovane permettendo l’assorbimento dell’acqua piovana nel terreno evitando il dilavamento che causa alluvioni e inquinamento dei corsi d’acqua, fenomeni sempre più impattanti in un’era in cui i cambiamenti climatici stanno rendendo gli eventi climatici estremi così frequenti. I lecci di Villa Bottini contribuiscono a ridurre il deflusso di circa otto metri cubi all’anno. Per tutti questi motivi la foresta di lecci di Villa Bottini è preziosa. Nessuna sostituzione con altri alberi potrà portare nelle prossime decine di anni i benefici forniti da queste piante. Noi ne abbiamo bisogno in questo momento. Inoltre, non si ha la certezza che le piante sostitutive non possano incrementare problemi dovuti all’introduzione di specie aliene o a nuove patologie”.

“Durante la commissione è stata posta una domanda: cosa fareste se aveste queste piante vicino al muro di casa? Io non sono potuta intervenire, per cui scrivo qui la mia risposta: sicuramente salverei le piante per la salute mia e dei miei figli – afferma Chines -. Mentre i membri della commissione parlavano, ascoltavo i canti delle capinere, dei merli, dei pettirossi che provenivano dalle chiome e mi chiedevo se qualcun altro li sentisse. Contemporaneamente mi sono tornati in mente i trattati in cui si collega la salute, anche psicologica, del cittadino al benessere dovuto al verde che lo circonda e al canto degli uccelli. Ho pensato a tutti i cittadini che non potranno più godere di questi benefici e agli ospiti della vicina residenza per anziani, nel caso gli alberi venissero tolti. Se saranno tagliati io e i colleghi non potremo far altro che monitorare la situazione, proiettando in scenari futuri, sempre più cupi in termini di crisi climatica, la perdita economica netta di quanto l’assenza di queste piante genererà e del relativo danno a discapito dei cittadini. Alla luce di tutte queste informazioni scientifiche mi auguro che Lucca, ormai nota per aver ospitato la prima edizione del Festival Pianeta Terra e che viene presa ad esempio da altre città italiane ed estere, da corsi universitari e corsi di formazione, per i progetti innovativi che sta mettendo in pratica da alcuni anni a tutela della biodiversità, sia in grado di comprendere il valore delle cinque piante di leccio e le tuteli sopra ogni cosa, per la salute e la sicurezza dei propri cittadini, oltre che per la loro bellezza”.