Lucca, in un anno 12 nuovi casi di Hiv: 3 hanno sviluppato l’Aids

1 dicembre 2022 | 15:47
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I dati dell’Asl nella giornata internazionale. Premiati gli studenti che hanno partecipato al concorso per sensibilizzare le nuove generazioni

Vent’anni di lotte ma la battaglia per sconfiggere l’Aids, e soprattutto i suoi tabù, è purtroppo ancora lunga. Si è tenuta questa mattina (1 dicembre) in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, la premiazione di UltimorAids, il concorso per video ed elaborati multimediali riservato ai ragazzi che ha visto la partecipazione di diverse scuole del territorio.

Un evento, celebrato nel complesso di San Micheletto, che è stato anche l’occasione per presentare i dati raccolti dall’Asl sull’incidenza dell’Hiv in Provincia di Lucca: al 30 novembre, nella struttura complessa di Malattie infettive ed epatologia dell’ospedale San Luca, sono stati diagnosticati 12 nuovi casi da infezione da Hiv, di cui 3 notificati come casi di Aids.

La prevenzione attraverso la diffusione di informazioni corrette sulla malattia resta dunque fondamentale e non può non interessare la nostra cittadinanza, in particolare i giovani. La conoscenza delle modalità di diffusione del virus e una diagnosi tempestiva rendono infatti possibile prevenire la malattia, a cui molto spesso viene associato uno stigma sociale che sfocia in forme di discriminazione basate sullo stato di salute della persona che devono essere contrastate.

Presenti all’incontro di questa mattina Maria Teresa Leone per le pari opportunità della provincia di Lucca, il dirigente medico della struttura di malattie infettive e responsabile dell’ambulatorio immunocompromesso Michele De Gennaro, la responsabile dell’educazione e promozione della salute area nord Valeria Massei, Carla Caprio e Sonia Ridolfi del Ceis, la responsabile della casa famiglia Monsignor Agresti Chiara Bertolozzi e, per il Comune di Lucca, il consigliere delegato alla sanità Alessandro Di Vito.

L’Aids

L’Aids – ricordiamo – è una malattia infettiva causata dal virus Hiv, la cui azione principale è quella di ridurre le difese immunitarie dell’organismo. Il test può essere effettuato gratuitamente, senza prenotazione né impegnativa del medico curante, anche in anonimato. Quando si parla di questa malattia, però, il timore è sempre tanto: tanti, infatti, pensano ancora oggi che il contagio possa avvenire attraverso il semplice contatto quotidiano. Baciare, abbracciare, stringere la mano o condividere oggetti personali, invece, sono tutte azioni che non ci permettono assolutamente di essere contagiati: la malattia si trasmette solo tramite rapporti sessuali non protetti, contatto con il sangue, tramite “trasmissione verticale” tra madre e bambino durante la gravidanza, il parto e l’allattamento al seno.

Purtroppo, solo nel 2021, nel mondo sono morte per cause correlate all’Hiv circa 650mila persone e più di 1,5 milioni di persone, soprattutto nei paesi sottosviluppati, lo hanno contratto. Negli ultimi anni – come ha sottolineato anche Michele De Gennaro – i progressi verso gli obiettivi di eradicazione sono rallentati notevolmente e molte risorse sono state dirottate verso altre emergenze pandemiche. Di conseguenza milioni di vite sono ancora a rischio, soprattutto nei Paesi in cui le disparità e lo stigma associato all’Hiv permette alla malattia di continuare a diffondersi: il contagio, anche in Italia, è stato sempre associato a comportamenti etichettati come “trasgressivi”, tra questi la promiscuità sessuale, l’omosessualità, il consumo di droghe. Le persone che hanno contratto l’infezione da Hiv, prima di essere accettate come cittadini con un problema di salute, sono viste spesso come portatrici di una malattia ‘giudicata’. E purtroppo, ancora oggi, nonostante le tante iniziative e le attività di prevenzione, molti non sanno ancora come rapportarsi con persone sieropositive, quali siano i rischi e i non-rischi, prevalendo un diffuso senso di paura.

Tale atteggiamento, per naturali ragioni, viene percepito anche dai contagiati che sono costretti a vivere la loro condizione in una stretta clandestinità: le centinaia di migliaia di persone sieropositive in paesi come l’Italia, di fatto, non esistono. La difficoltà nel condividere con altri il proprio stato, i problemi che ne derivano, sono tra le cause di maggior sofferenza di chi è portatore del virus: tali problematiche si sono in un certo senso acuite con la cronicizzazione farmacologica della malattia, quando la scomparsa dei sintomi fisici ha messo in evidenza tutte le tematiche della malattia legate al normale vivere nella società.

I dati

Come ha evidenziato il dottor Michele de Gennaro, dal 2009 al novembre 2022 in provincia di Lucca sono stati segnalati ben 244 casi con una media annuale di 17 infezioni l’anno. Dopo un calo evidente tra il 2017 e 2018, negli ultimi anni si è assistito a una sostanziale stabilizzazione del numero di nuove infezioni con un decremento pari al 30 per cento tra il 2021 e 2022. I dati dell’anno in corso mostrano una netta prevalenza del sesso maschile (80 per cento) che ha acquisito l’infezione nella totalità dei casi mediante rapporti sessuali promiscui (sia omo che eterosessuali).

L’età media dei nuovi casi è di 39 anni con range dai 33 ai 60 anni. Il sesso femminile è rappresentato nel 20% dei casi con età mediana di 40 anni. Nella grande maggioranza dei casi il test è stato effettuato in relazione alla comparsa di sintomi, a riprova della mancata percezione del rischio di esposizione all’infezione da Hiv. A tal proposito si conferma che oltre il 50% dei soggetti presentava una significativa riduzione delle difese immunitarie e in un quarto di essi la malattia si è presentata in fase avanzata, per cui si è resa necessaria l’ospedalizzazione a seguito dell’insorgenza di gravi infezioni opportunistiche.

Questi dati sono in linea con quanto riportato a livello regionale e nazionale e destano grande preoccupazione in quanto la diagnosi ritardata riduce notevolmente la possibilità di cure adeguate e tempestive e permette la diffusione inconsapevole  della malattia per cui è indispensabile intercettare il sommerso, che rappresenta il serbatoio che alimenta le nuove infezioni in linea con di dati regionali e nazionali.

Permangono comunque immutate le strategie preventive quali il Test and Treat, testare e trattare, in tempi brevissimi dalla diagnosi con terapie antivirali potenti che impediscono la trasmissione e quindi la circolazione del virus Hiv e le campagne informative associate all’offerta del test rapidi, anche attraverso manifestazioni – come quella in programma sabato (3 dicembre) organizzata in Corte degli Angeli in collaborazione con Croce Rossa, Comune di Lucca e Asl – indispensabili per far emergere il sommerso. Inoltre, la disponibilità all’ambulatorio di Malattie infettive di  ulteriori percorsi di  prevenzione farmacologica quali la Prep (Pofilassi Pre Esposizione), indicata nei soggetti che per il loro stile di vita possono esporsi al rischio di infezione, risultano determinanti nel rafforzare ulteriormente le misure di prevenzione.

Il progetto Ultimora

Si tratta di un progetto di comunicazione sociale sul tema della lotta all’Aids che ha l’obiettivo di mettere al centro il punto di vista dei giovani su un tema complesso, sottolineando il valore della comunicazione sociale, come mezzo di informazione, dialogo e partecipazione. Tra le altre iniziative, comprende il concorso rivolto alle scuole secondarie di secondo grado della provincia di Lucca.

Il progetto si inserisce all’interno delle campagne per la lotta all’Aids promosse da Fondazione Ets Ceis gruppo giovani e comunità di Lucca, Azienda Usl Toscana nord ovest e Provincia di Lucca e a cui hanno collaborato, alternandosi nel corso del tempo, altri soggetti pubblici e del privato sociale e media locali.

Con Ultimora – Multimedia Lucca per la lotta all’Aids, nel 2008, ha assunto la forma di concorso biennale, oggi alla sua sesta edizione. Sospeso a causa della pandemia soltanto nel 2020, è ripartito nel 2021 con una nuova proposta: finalizzare il concorso alla comunicazione tramite web e social media. Anche questa volta, come nelle edizioni precedenti, il progetto si è rinnovato cercando di adattarsi a esigenze e forme di comunicazione nuove, oggi quelle offerte dallo spazio virtuale. Ogni edizione è stata una tappa che ha arricchito processo. Un work in progress che a oggi ha coinvolto gli studenti nella realizzazione di prodotti diversi.

UltimorAids, è il sito che raccoglie i prodotti di comunicazione sociale realizzati nel corso degli anni. Non è solo la storia di un lungo percorso di lotta all’Aids. Oltre all’attivazione di canali social, si pone l’obiettivo di diventare, grazie alla collaborazione con le scuole, uno spazio vivo e di condivisione: un esempio di cittadinanza attiva per testimoniare, in questo difficile periodo di emergenza sanitaria, che la consapevolezza dei nostri comportamenti e la responsabilità personale sono indispensabili per tutelare la salute, valore collettivo e bene irrinunciabile per tutti.

I premiati

Il primo premio dedicato ai multimedia (categoria A) è stato vinto dal progetto Eh sì, sono sieropositiva, dei ragazzi della 4B del liceo scientifico Majorana di Capannori. Il liceo Capannorese primo anche nel progetto dedicato al piano editoriale per Instagram (categoria B), che ha visto vincere la 4A con il lavoro Defendme.

Secondo premio della categoria A, invece, a Non dimentichiamo, il lavoro della classe 3absa del Chini-Michelangelo di Forte Dei Marmi/Camaiore. Terzo premio a Vai sul sicuro, della 2aAlam dell’Isi Piaggia di Viareggio.

Per la categoria B, invece, secondo premio a Hiv e Aids, Quando ne sappiamo? della classe 3aBSA del Chini-Michelangelo. Terzo premio alla classe 3ad del liceo Vallisneri di Lucca, grazie al progetto Aids possiamo curarlo ma è meglio prevenirlo. 

Fondamentale anche l’intervento della Casa Famiglia Agresti, la sola struttura accreditata per accogliere persone sieropositive o affette da Aids in Toscana. La struttura si trova a San Vito, sulla via Pesciatina, e può ospitare un massimo di dodici persone. Si rivolge a persone maggiorenni, maschi, femmine e transgenders, che sono affette da Hiv o da Aids.

L’attività svolta si delinea come supporto assistenziale/sanitario per quanto riguarda la cura della persona e, al contempo, come supporto sociale, sostituendo in questo modo un contesto familiare spesso assente o debole. Le persone vengono seguite con progetti individualizzati, con tempi, strumenti e obiettivi specifici. Al suo interno lavorano, di concerto, diverse figure professionali che vanno a costituire un’equipe multidisciplinare in grado di sostenere le diverse problematiche portate dai pazienti.