Acqua pubblica e futuro di Geal, in una lettera aperta i dubbi di un ex dipendente

Con il nuovo gestore di ambito il rischio è l’aumento delle bollette e la perdita del controllo sul territorio della risorsa. Prima deadline nel 2025
Acqua pubblica e futuro di Geal, dopo l’intervento dell’ex sindaco Alessandro Tambellini si rianima il dibattito.
A tornare sul tema la lettera aperta di Claudio Salvetti, ex dipendente Geal in pensione, che parla delle prospettive della società partecipata.
“Leggo con piacere – dice – la riflessione dell’ex sindaco professore Alessandro Tambellini su Geal perché anche a me, quale cittadino che ha la fortuna di vivere nella città toscana dove la tariffa del Servizio idrico integrato è la più bassa della Regione, interesserebbe conoscere quale destino ci attende. Anche in considerazione del fatto che quando le aziende di gestione fanno gli investimenti per migliorare le infrastrutture la tariffa aumenta. Il professore nel suo richiamo ricorda a tutti che la scadenza della concessione tra Comune e Geal sarà il 31 dicembre 2025. Omette, tuttavia, di dire che i tempi decisionali sono più ridotti: un anno e mezzo prima (1 luglio 2024) devono iniziare le procedure di valutazione dell’azienda per liquidare il socio privato (articolo 22 della Convenzione di gestione). Ne consegue, a mio avviso, che l’azienda non possa fare un programma di investimenti a lunga scadenza come Tambellini auspica. Anzi, il programma è già stato prevalentemente fatto qualche anno fa, arriva fino al 31 dicembre 2025 e il professore lo sa bene”.
“Altre sono, invece, le mie preoccupazioni – prosegue Salvetti – Con la scadenza della concessione, il percorso deciso dal Consiglio di Stato per Geal all’indomani dell’inutile referendum sull’acqua pubblica (inutile perché non ha prodotto alcun effetto sugli auspicati obiettivi dei suoi promotori) è quello di essere assorbita nella società Gaia Spa con sede a Marina di Pietrasanta, attuale gestore unico dell’ex ambito territoriale 1, ossia quello che, con legge regionale toscana del 1995 (ormai abrogata , includeva il territorio del Comune di Lucca. Dalla relazione annuale del direttore dell’Autorità idrica toscana (relativa all’anno 2021, pubblicata il 30 settembre) risulta che la “tariffa domestica residente” (applicata a un nucleo familiare di 3 persone) a metro cubo di acqua consumata secondo i criteri del Sii, con Geal è di 347 euro, quella con Gaia 507 euro. Ipotizzando un consumo annuo familiare di 150 metri cubi di acqua, pagheremo (salvo futuri aumenti) ben 160 euro in più ogni anno. Se poi pensiamo che Gaia è una società a capitale pubblico (partecipata dai 46 Comuni della Conferenza Territoriale 1) mi sembra che al danno si aggiunga la beffa: si ricordi che i promotori del referendum sull’acqua, auspicavano la gestione pubblica sostenendo che ciò avrebbe garantito un costo del servizio più basso”.
“Dal maggio del 2018 – prosegue l’intervento – il professor Tambellini dirigeva politicamente gli indirizzi dell’Autorità idrica toscana. Recentemente (il 29 ottobre 2022), a seguito della sua decadenza da sindaco, c’è stato il rinnovo del Consiglio e il nuovo presidente è il sindaco di Livorno. In questa nuova assise il Comune di Lucca è rappresentato da nessuno. Mi chiedo: come ha fatto il sindaco Pardini a perdere questa prerogativa di alta rappresentanza nell’Autorità idrica proprio nel momento storico in cui sarebbe stata più necessaria Era presente alla votazione o ha mandato in sua vece l’ultimo “giannizzero” che non si è reso conto dell’ importante contesto in cui si trovava? E chi è questo nuovo Machiavelli lucchese? In compenso il politicamente scaltro sindaco di Viareggio (socio di maggioranza di Gaia con il 21,363%) è stato eletto nel nuovo consiglio direttivo: casualità o strategia per acquisire Geal dentro Gaia? La metafora di quel 29 ottobre è, a me pare, che abbiano messo il Comune di Lucca “nell’angolo” e lo hanno “riempito di botte”. E il professore Tambellini, che ora chiede (nel suo articolo del 30 novembre scoro) un piano di investimenti per la fognatura nell’Oltreserchio (oltre 20 chilometri di tubi da interrare) e la rete idrica nella zona est, da presidente dell’Ait, quale strategia aveva per il destino di Geal dopo il 2025? Non sarebbe stato bene iniziare a configurare un percorso virtuoso? Voleva la sua autonomia o la voleva affossare dentro quel Gestore unico toscano (società mista pubblico-privata a forte trazione dell’Acea di Roma), come auspicava il Pd regionale (secondo le notizie apparse a più riprese sulla stampa)? Poiché cocordo il professor Tambellini, quando era il consigliere comunale dell’opposizione, come un appassionato politico che si è battuto con successo per l’autonomia di Geal, in modo categorico non posso pensare che coltivasse un accordo con il quale si sarebbe consumato l’asservimento lucchese alla strategia politica del Pd regionale… per “un piatto di lenticchie”. Recentemente, la strategia politica dei grandi comuni dell’area metropolitana di Firenze, Prato, Pistoia, Empoli è cambiata ed è tutta tesa a far digerire ai propri cittadini i benefici di una multiutility che si quoterà in borsa; stanno rigettando il vecchio disegno del Pd o stanno ricercando la sua attuazione con un percorso diverso? E allora queste nuove strategie non potrebbero essere l’occasione per rivendicare l’autonomia territoriale di Geal all’interno dell’Autorità idrica toscana? Si vuole consentire la disarticolazione di un’azienda che ha al suo interno delle eccellenze impiantistiche, personale motivato? Sigh! Ma chi può veicolare il punto di vista della comunità lucchese? Forse il nuovo presidente e sindaco di Livorno, ossia chi esprime la maggioranza di indirizzo nell’Azienda di servizi ambientali che è cliente di Geal per circa 6 milioni di metri cubi di acqua e che in virtù dell’esborso contribuisce al sano equilibrio finanziario nella nostra azienda lucchese?”.
“Appaiono lontani anni luce quegli atti concreti dell’onorevole Piero Angelini che da sottosegretario del ministero dell’ambiente, dopo l’approvazione della legge 183/1989 (Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo) e di quell’articolo 30 che istituiva “il bacino regionale pilota”, ne otteneva il riconoscimento per il fiume Serchio rivendicando in questa strategia un elemento di autonomia e di salvaguardia della ricchezza idrica della nostra Piana e del nostro territorio. Sorvolo che ciò abbia anche veicolato finanziamenti per la realizzazione di alcune opere idriche e idrauliche nelle aree contermini al medesimo fiume. Mi domando: l’attuale dirigenza politica locale ha ancora voglia di salvare la fortunata prerogativa della disponibilità idrica del nostro territorio così come l’hanno tramandata i nostri padri? Se osservo i dati tariffari dei comuni vicini a Lucca vedo che… stanno tutti peggio. Capannori, Porcari, Montecarlo, Altopascio, Villa Basilica, sono sotto la gestione idrica di Acque Spa e la loro tariffa media annua è di 557 euro (210 in più di Lucca), mentre per Pescaglia, Borgo a Mozzano e Bagni di Lucca ( he rientrano nella gestione di Gaia) è di 507 (160 euro in più di Lucca) o di 417 (70 euro in più di Lucca) nel caso in cui se possano fregiarsi del titolo di Comuni del bacino montano, in virtù del quale parte dei costi vengono ripartiti tra gli utenti residenti negli altri comuni “non montani” del comprensorio gestito. E allora mi chiedo perché questi sindaci (magari coordinati dal oresidente della Provincia) non si siedono intorno ad un tavolo e amabilmente si interroghino e dialoghino al fine di creare l’azienda del servizio idrico integrato del loro territorio di riferimento. Un territorio con delle risorse idriche importanti, un acquedotto intercomunale tra Lucca e Capannori non sviluppato, un depuratore civile (quello di Geal a Pontetetto) riconosciuto “gioiello tecnologico” della Toscana nel quale sono state profuse risorse economiche e ingegni locali pronto per produrre biometano per auto, un depuratore industriale (quello di Aquapur a Casa del Lupo) dove sono in corso interventi di ammodernamento a lungo attesi, un territorio, inoltre, in cui ci sono zone da tutelare dalla subsidenza (Paganico), dove non mancano micro realtà con problemi igienici e di approvvigionamento che hanno bisogno di essere valutate da chi conosce il territorio (non da società di ingegneria che devono capitalizzare utili per i soci privati, con tecnici che potrebbero preferire un’avveniristica visione con “street view” a noioso sopralluogo in loco), ci sono Vie dell’acqua e fonti storiche abbandonate da valorizzare e privilegiare rispetto ai dispendiosi “fontanelli” o “case dell’acqua” o “fonti del futuro”, più consoni ai territori padani o ad altre storie di approvvigionamento idrico, c’è anche l’unico ospedale civile della Toscana a cui è stata rilasciata (per la tutela ambientale del territorio) una “autorizzazione allo scarico” con liquami da ozonizzati prima di fluire in fognatura. Geal potrebbe costituire la solida impalcatura su cui costruire quella che potremmo scherzosamente chiamare “l’azienda idrica della Repubblica di Lucca”. Considerata la peculiarità del territorio, sono convinto che ciò porterebbe i costi di gestione a valori più omogenei e in linea con quelli della tariffa media annua nazionale (322 euro a metro cubo), come individuata dall’Autorità di regolazione (Arera). Ciò porterebbe, inoltre, ad una attesa vicinanza tra cittadino e operatori sostenuta in modo molto più efficace dal rapporto fisico piuttosto che dagli anonimi numeri verdi, dalle chat, dalle call, che tanto caratterizzano i gestori multiterritoriali che delegano le risposte call-center collocati altrove e anche in Romania. In questa ritrovata progettualità politica si potrebbe pensare anche ad una nuova forma di Gestione locale del Sii, visto che i consigli comunali dei Comune di Capannori e di Lucca hanno rispettivamente votato delle risoluzioni di indirizzo per addivenire al tipo di gestione pubblica, ma ai quali non sono seguiti atti concreti. Io non sono propriamente convinto che sia una buona scelta avere la gestione pubblica del SII; si tratta di un’attività con dei rischi, costi di produzione (pensiamo all’energia elettrica per sollevare le acque dai pozzi), costi del personale, costi per la sicurezza, gestione del laboratorio per il controllo della qualità delle acque potabili o di scarico, canoni concessori di varia natura, rinnovo delle infrastrutture, ecc. Gli stolti che prefigurano questa modalità di gestione non si illudano di avere “l’acqua gratis per tutti”. Un nuovo patto di gestione mista pubblico/privata, con una concessione non scritta dal socio privato ma “pensata e razionalizzata” dai soci pubblici oppure il ricorso ad altre forme paritarie sarebbero degli ottimi strumento di lavoro”.
“Può avere senso richiedere all’autorità di prorogare la concessione a Geal per qualche anno – conclude Salvetti – al fine di consentirle di fare nuovi investimenti a vantaggio del socio privato (l’Acea di Roma) e dilatare il momento della decisione finale? L’Ait ha già prorogato le concessioni di Publiacqua a Firenze, di Nuove Acque ad Arezzo, di Acque a Pisa: ci sono “autorevoli” precedenti. Ci converrebbe per mantenere le nostre tariffe nei limiti di accettabilità o ci condannerebbe ulteriormente? La già citata relazione annuale del direttore dell’Autorità idrica toscana stabilisce (ora) il “valore residuo al termine della concessione di affidamento” e per Geal è sancito in poco meno di 18 milioni di euro. Lo si descrive, anche, questo valore, come “l’importo che effettivamente il gestore subentrante dovrà liquidare al gestore uscente, al termine della concessione, dipenderà dalla scelta del modello gestionale (società in-house, mista, privata) e, in tutti i casi, l’importo corrisposto verrà recuperato dal gestore subentrante attraverso le tariffe degli anni successivi”; sono quindi i soldi da versare al socio privato (l’Acea di Roma). Questi soldi il Comune di Lucca, che si legge disponga di un “tesoretto” lasciato dalla precedente Amministrazione, intende pagarli direttamente per rilevare le sue quote al fine di poter prendere per il futuro delle decisioni assennate o saranno “spalmati” sulle future bollette dei poveri e inermi cittadini? In Geal c’è un eccellente responsabile finanziario e amministrativo: sarebbe bene fargli studiare in autonomia i vari scenari per queste importanti scelte politiche prima che siano compiuti errori irreversibili e informare la comunità con qualche assemblea pubblica (come fece il sindaco Giulio Lazzarini quando decise di privatizzare i servizi del gas e quello idrico; lo ricorda il dottor Italo Buono nel suo libro La responsabilità del governare). C’è ancora tempo se vogliamo che il cittadino riacquisti fiducia nelle istituzioni politiche. E mi aspetto che la decisione finale sia condivisa unanimemente da tutte le forze politiche del consiglio comunale mettendo fine ad antagonismi di fazione: l’economicità del servizio, la sua funzionalità e l’interazione con il cittadino sono un bene comune. Lucca è un bene comune: salviamola”.