“Ecco come riciclo i fanghi di depurazione”. La sfida del chimico che ha brevettato il nuovo metodo: possono diventare risorsa per l’agricoltura
Giacomo Mencarini: “Il riutilizzo non solo è possibile ma può essere realtà se la Regione interviene con leggi e politiche adeguate”
Ambiente e transizione ecologica, ma anche economia circolare. Sono i temi principali su cui punta il Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Pnrr, su cui governo e Europa convergono per dare un nuovo volto green al nostro paese. L’economia circolare prevede infatti un modello di produzione al consumo basato sul riutilizzo, ricondizionamento e riciclo di materiali e prodotti esistenti, donandogli un nuovo impiego. Una delle più importanti risorse che potrebbe essere reimpiegata all’interno dell’economia circolare sono i fanghi di depurazione, che potrebbero diventare un risorsa importante per l’agricoltura.
Giacomo Mencarini, di professione chimico, laureato all’università di Pisa, ha brevettato una nuova procedura per il trattamento dei fanghi di depurazione, grazie all’esperienza maturata all’interno della società chimica Emilio Fedeli spa, specializzata nella produzione e generazione di diossido di cloro.
“I fanghi di depurazione sono gli scarti derivanti dal processo di depurazione delle acque reflue – spiega Mencarini -. Queste vengono sottoposte ad un trattamento chimico-fisico, che elimina le parti grossolane e poi vengono sottoposte anche ad un trattamento di gestione, che può essere aerobica o anaerobica, questo processo porta alla produzione degli scarti chiamati appunto, fanghi di depurazione. Più semplicemente, come dice il nome, sono i rifiuti prodotti dal trattamento di depurazione delle acque e contengono grandi composti organici”.
I fanghi contengono scarti di produzione industriale, come cellulosa, visto la grande quantità di cartiere sul nostro territorio e deiezioni umane, quindi componenti a base di azoto, come urea, grassi, ma anche detersivi che finiscono nella fognatura.
“Contengono anche metalli e a volte anche idrocarburi in bassa quantità. Purtroppo i fanghi di depurazione, contenendo deiezioni umane, all’interno si trovano anche batteri e virus, addirittura possono trovarsi anche tracce di droghe. I fanghi – spiega Mencarini -, per loro natura contengono un po’ di tutto. Proprio per questo risultano essere un’ottima risorsa per l’agricoltura e sono anche un ottimo combustibile, avendo un alto potere calorifero che gli consente di essere inceneriti”.
La procedura di recupero che ha brevettato Giacomo Mencarini, prevede proprio l’impiego dei fanghi di depurazione in agricoltura. Però prima di poterli impiegare in questo settore, bisogna prestare molta attenzione.
“Il metodo che ho brevettato è diverso rispetto a quello degli altri perché consente di eliminare la carica batterica presente nei fanghi di depurazione. Uno dei problemi più grandi per lo smaltimento o per lo spandimento dei fanghi di depurazione in agricoltura, è la carica batterica. La carica batterica è un fattore da tenere sott’occhio, perché se all’interno dei fanghi c’è la presenza di microrganismi patogeni, come Salmonella, Escherichia coli ecc, questi poi vanno ad impattare sulla salute delle persone che consumeranno i prodotti coltivati in quella zona”.
Quindi, prima di tutto occorre eliminare la carica batterica all’interno dei fanghi di depurazione prima del loro impiego. Ma c’è anche un altro fattore da eliminare, secondo Mencarini, se si vuole impiegarli in agricoltura.
“Un’altra cosa importante è eliminare gli odori contenuti nei fanghi. Derivando da deiezioni, è chiaro che hanno un cattivo odore, a cui si aggiunge la presenza di batteri che producono sostanze maleodoranti – precisa Giacomo Mencarini -. Lo spandimento di sostanze maleodoranti nei campi può essere fonte di miasmi e molestie olfattive per gli abitanti della zona. Quindi è necessario eliminare anche i cattivi odori”.
In che modo, con il tuo metodo, si possono eliminare carica batterica e cattivi odori?
“Il mio metodo utilizza una sostanza chimica che si chiama, diossido di cloro, che ha una forte azione battericida ed elimina anche gli odori – dichiara Mencarini -. Il diossido di cloro, ossida alcuni composti organici presenti nei fanghi e questi perdono le proprietà maleodoranti. Ho fatto delle analisi su dei campioni di fanghi trattati con diossido di cloro e i risultati sono stati: l’eliminazione delle salmonelle e la riduzione del numero di Escherichia coli”.
Secondo i dati del report Nutrienti ed energia dei fanghi: l’economia circolare alla prova dei fatti di RefRicerche, dei 3 milioni e passa di tonnellate di fanghi da depurazione prodotti in Italia, solo una quota minoritaria viene recuperata. La Toscana non è affatto tre le regioni più virtuose e si piazza al terzultimo posto per il recupero dei fanghi, dietro solo a Lazio e Emilia Romagna. In Toscana produciamo 291mila tonnellate di fango di depurazione, di questi, 216mila tonnellate vengono smaltite e non recuperate.
Di fronte a questa situazione, il tuo metodo di recupero dei fanghi, può portare ad un incremento dell’economia circolare in Toscana?
“Sì, è possibile. Con questo metodo esiste la possibilità di riutilizzare i fanghi direttamente in agricoltura , però bisogna che Regione Toscana intervenga con leggi e politiche adeguate. Chi vuole spandere in agricoltura questi fanghi, ora come ora, trova degli ostacoli a livello burocratico legislativo. E’ necessario che il legislatore, sia a livello statale, che a livello regionale intervenga in modo che possa facilitare il riutilizzo di fanghi di depurazione. Secondo me non c’è la visione dei problemi, si ignorano e non si vogliono affrontare”.