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Una medaglia d’onore a Carlo Tomei, deportato nei campi di sterminio

27 gennaio 2023 | 12:59
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Il riconoscimento consegnato dal prefetto alla famiglia. Il sindaco: “Le istituzioni hanno il dovere di mantenere viva la memoria”

Carlo Tomei era stato deportato in Germania e oggi (27 gennaio), giorno della memoria, è stato ricordato con la medaglia d’onore, concessa dal presidente della Repubblica e consegnata dal prefetto di Lucca, Francesco Esposito, ai familiari di Tomei, presenti alla cerimonia, che si è svolta a Palazzo Ducale, nella Sala del Trono.

A fare gli onori di casa, il prefetto Francesco Esposito, insieme al presidente della Provincia, Luca Menesini, che ha salutato sia le istituzioni presenti, sia i familiari di Carlo Tomei, sia gli studenti del Polo scientifico-tecnico professionale ‘Fermi-Giorgi’, invitati alla cerimonia. All’evento era presente anche il sindaco di Lucca, Mario Pardini oltre a una delegazione di associazioni, tra cui Assoarma.

La medaglia è stata ritirata dal nipote Diego e dal pronipote Samuele.

La consegna è stata l’occasione per ricordare le leggi razziali, la persecuzione dei cittadini ebrei, le deportazioni di coloro che si sono opposti al progetto di sterminio, proteggendo i perseguitati e salvando, a rischio della propria, altre vite.

Nel suo intervento il prefetto di Lucca Francesco Esposito ha ricostruito gli avvenimenti storici che hanno portato alle persecuzioni degli ebrei, alimentando l’odio razziale fino alla soluzione finale del problema ebraico, lo sterminio sistematico degli ebrei d’Europa che pose fine alle politiche con le quali si era cercato di incoraggiare o obbligare gli ebrei ad abbandonare la Germania ed altre parti d’Europa. Ha pertanto sottolineato il valore della memoria auspicando che questo giorno “non si riduca ad un rigo nei libri di storia. I sopravvissuti a quei tragici eventi sono sempre di meno e sempre meno saranno le testimonianze dirette. Per questo, con il passare del tempo, abbiamo una responsabilità sempre più grande, di conservare la memoria e tramandarla alle future generazioni per evitare che nell’oblio possano ripetersi eventi così atroci e disumani”.

“La giornata della memoria è importante, non soltanto per ricordare le vittime dell’olocausto, ma anche per conoscere le ragione che hanno portato a scrivere una delle pagine più nere dell’umanità – dichiara il prefetto di Lucca Francesco Esposito -. La memoria oggi deve avere un significato profondo, noi dobbiamo essere in grado di capire e conoscere le ragioni che portarono a quelle atrocità, per far sì che oggi si possa scegliere il bene e non il male. Molto dipende dalle nostre scelte che, anche inconsapevolmente possono condizionare il nostro futuro. Siamo in una fase in cui con il passare del tempo iniziano a mancare quei testimoni diretti della vicenda, che per tutti questi anni hanno svolto un’opera immensa. Tutto ciò porta ad un accrescimento del nostro senso di responsabilità, perché senza queste testimonianze dobbiamo essere ancora più forti e capaci di tramandare quei valori alle nuove generazioni in modo che quanto accaduto, non si ripeta più“.

“Quello della memoria è un impegno di cui ogni istituzione deve necessariamente farsi carico, perché il rischio, come ha detto Liliana Segre pochi giorni fa, è che tra qualche anno, sulla Shoah ci sarà soltanto una riga sui libri di storia e, poi, più neanche quella. Dobbiamo impedire che questo avvenga”, ha esortato nel suo intervento il presidente Menesini.

E, ricordando Carlo Tomei, ha aggiunto: “Quella degli internati militari è una storia meno conosciuta. Una storia di stenti, fame, schiavitù, gelo, bombardamenti. Uomini che diventano numeri, ma non si danno per vinti. Che non smarriscono mai la dignità e la volontà di opporsi ai soprusi e di contrapporre la solidarietà umana all’egoismo. Quella di Carlo Tomei e dei circa 600mila internati militari che merita davvero di essere conosciuta e condivisa: uomini che scelsero di dire ‘no’ alla Repubblica Sociale Italiana. Che scelsero di non collaborare”.

Menesini ha sottolineato che quella degli internati militari è stata una delle tante forme di resistenza alla barbarie, che ha saputo – seppure in parte – riscattare anche dal punto di vista morale il nostro esercito. “Non era facile dire di no – ha detto – non era certamente facile, eppure loro lo hanno fatto”.
Il presidente della Provincia ha concluso il proprio intervento con un auspicio e cioè che “enti locali, assieme ad associazioni e scuole, continuino a investire sulle politiche della memoria e continuino a dimostrarsi sensibili a questi tempi, perché, per citare Primo Levi, ‘comprendere è impossibile, ma conoscere è necessario’”.

Anche il sindaco di Lucca, Mario Pardini, ha voluto riconoscere in questa giornata un “simbolo universale”: “Spesso – ha detto nel  nel frastuono delle nostre vite quotidiane si perde la concentrazione giusta per ascoltare. Spesso nel frastuono – soprattutto in questi giorni – si perde il significato più profondo delle cose. Oggi si celebra qua un giorno fondamentale, un simbolo. E i simboli sono un retaggio universale. Questa mattina abbiamo presenziato in occasione del Giorno della Memoria alla consegna della medaglia d’onore all’internato militare Carlo Tomei, insieme al prefetto Francesco Esposito, alle autorità civili e militari. Il Giorno della Memoria appartiene a tutti gli uomini, in ogni dove, non ha colore politico, né appartenenza alcuna”.

“È un dovere civico e morale, figlio della storia più efferata, dell’orrore, della violenza più atroce dell’essere umano contro l’essere umano. Non è pensabile poterlo descrivere pienamente a parole – ha detto Pardini -. Le preziose testimonianze che i sopravvissuti alla Shoah ci hanno consegnato come forziere della memoria ci accompagnano ogni giorno come monito per non dimenticare, per ricordare, per non smettere di piangere tutte le vite spezzate dalla furia omicida e criminale del nazismo contro il popolo ebraico e le varie minoranze”.

Non esistono giustificazioni, revisionismi storici, alleggerimenti morali nei confronti delle leggi razziali e quello che più preoccupa oggi – ha osservato il sindaco – è l’indifferenza di una parte dell’opinione pubblica nei confronti di questo tema, un’indifferenza figlia dell’ignoranza, del cinismo e della mancanza di umanità. Per questo le istituzioni hanno il dovere inderogabile ed imprescindibile di mantenere viva la memoria di questa oscura pagina della storia, in particolare trasmettendone il contenuto alla giovani generazioni. Il mio più sentito e rispettoso pensiero va all’inesauribile lavoro degli insegnanti con i ragazzi di tutte le scuole italiane, una vera e propria missione nei confronti dei nostri giovani, che rappresentano per noi la storia futura. Proviamo a parlare dell’Olocausto ai più piccoli, nei modi a loro più adatti: vedremo una reazione incredula, sconvolta, atterrita. Il più delle volte non ci credono, non se ne capacitano, gli sembra quasi un film dell’orrore. Eppure è accaduto, se ci pensiamo pochi anni fa. È a loro per primi che dobbiamo consegnare le storie delle vittime, nella consapevolezza che non siano morte invano, e che siano eternamente difesi dalla Giornata della Memoria”.

“È per questo che oggi abbiamo inviato una lettera a tutte le scuole primarie e secondarie di primo grado del territorio comunale, contenente una poesia e invitato gli insegnanti a leggerla nelle classi, in occasione della giornata commemorativa delle vittime dell’Olocausto. L’ha scritta Anna Frank, che allora si trovava nascosta per sfuggire alla deportazione. Si intitola “Aprile” e queste sono le sue parole: Prova anche tu, una volta che ti senti solo o infelice o triste, a guardare fuori dalla soffitta quando il tempo è così bello. Non le case o i tetti, ma il cielo. Finché potrai guardare il cielo senza timori, sarai sicuro di essere puro dentro e tornerai ad essere felice. Oggi riscopriamo insieme e manteniamo questa purezza attraverso la memoria di un passato terribile che siamo chiamati tutti ogni giorno a non far ripetere”.

Alla cerimonia hanno partecipato gli studenti della terza C del liceo scientifico sportivo Fermi Giorgi, alcuni dei quali (Romeo Agrestini, Sofia Del Tessandoro e Matteo Capasso) hanno letto le pagine del libro Lo sport e le donne della professoressa Simonetta Simonetti, dedicate alle campionesse ebree perseguitate dal nazismo.

Gli interventi hanno preceduto la consegna della medaglia d’onore concessa dal Presidente della Repubblica alla memoria del militare italiano Carlo Tomei, deportato ed internato in un lager nazista, in Germania, dal 3 marzo 1944 al 3 maggio 1945.

Carlo Tomei, figlio di Felice e di Dianda Assunta, nasce il 30 aprile 1924 a Lucca. Poco più che sedicenne allo scoppio della Seconda guerra mondiale, risiedeva nella frazione di San Pietro a Vico quando, nel maggio 1943, venne richiamato alle armi. Arruolato come soldato semplice in un momento in cui le sorti del conflitto erano ormai decisamente mutate in favore degli Alleati, Tomei venne assegnato all’89° Reggimento di Fanteria, in quel momento di stanza a Genova in ricostituzione dopo aver subito forti perdite sul fronte russo. Durante i confusi avvenimenti dell’8 settembre, Tomei venne ferito in combattimento contro i tedeschi e ricoverato presso l’ospedale militare di Firenze, dove ancora si trovava quando, nel marzo 1944, venne preso prigioniero. Tradotto a Bassano del Grappa, località nella quale rimase tre mesi, fu quindi deportato in Germania raggiungendo le altre centinaia di migliaia di internati militari italiani (Imi), in larga parte catturati nei giorni dell’armistizio. Durante il suo periodo di prigionia non rispose ai bandi di reclutamento della Repubblica Sociale Italiana, decidendo di rimanere prigioniero in Germania e mantenendo di conseguenza il suo status di Imi. Sarebbe rientrato in Italia solamente nel maggio 1945 dopo la sua liberazione da parte alleata.

La cerimonia si è conclusa con la visita della mostra allestita nella sala del Trono di Palazzo Ducale.