Eventi sugli spalti delle Mura, l’architetto Pardini Cattani: “È un danno al monumento, quindi un reato”

Il professionista: "Concerti e Comics possono essere fatti in aree diverse. Si mantengano anche i corridoi ecologici"

Spalti delle Mura e piazze monumentali per i grandi eventi, interviene anche l’architetto Claudio Pardini Cattani. 

“La collocazione degli eventi, con caratteristiche non reversibili, negli spalti delle Mura – dice – costituiscono  un “danno al monumento”, quindi configurano un reato perseguibile ai sensi della legge vigente. Gli enti competenti ne tengano conto esercitando le loro funzioni.
Inoltre è indispensabile riportare il fossato, che fu spostato sotto il regime fascista, nella sua posizione originaria, lontano dalla base delle Mura, anche per le criticità indotte, riguardanti la stabilità delle mura stesse”.

“Concerti e Comics possono essere fatti in aree diverse vedi piazzale don Baroni, ex Lenzi, ex Macelli, ex magazzini della Manifattura e la manifattura stessa, rigenerando tali edifici dopo aver, per quelli non di proprietà pubblica, proceduto alla loro eventuale acquisizione. Ciò consentirebbe di valorizzare e tutelare appieno gli spalti che sono stati dichiarati bene culturale alla stessa stregua delle Mura. Per quanto riguarda i corridoi ecologici negli spalti e sulle Mura, la cui realizzazione (su proposta e progetto di esperti del settore) è riferibile alla passata amministrazione, riteniamo che la loro eventuale non conferma e conseguente distruzione, sarebbe un grave sbaglio per l’amministrazione in carica, perchè in contrasto con il principio costituzionale di tutela della biodiversità (articolo 9 della Costituzione) e anche perché impedirebbe una corretta salvaguardia del  monumento comprensivo dei suoi spazi aperti monumentali, spazi in questo caso costituiti da prati che contengono le vestigia delle fortificazioni esterne della città, percorsi da un fossato ricco di acque. Un ambiente potenzialmente ideale per uno sviluppo della biodiversità con effetti benefici anche sulla salute delle persone, infrastrutture verdi e blu a cui è importante, quindi, non impedire la possibilità di accogliere e favorire la biodiversità. Come la “patina” sulla superficie dei monumenti, dovuta al trascorrere del tempo (che John Ruskin chiedeva di salvaguardare già nell’Ottocento), “costituisce il sedime di eventi naturali e antropici depositati sulla fabbrica sin dalla sua costruzione e, nel contempo, rappresenta l’immagine percepibile dell’architettura… non è solo il tempo dell’uomo che viene registrato sulle superfici: vi è anche quello della natura. Quello dei depositi che si accumulano, delle abrasioni provocate dal vento, dei cedimenti e dei distacchi, quello del sole che altera il colore dei materiali, e dei cicli vegetali, in particolare nel caso di spazi monumentali aperti “. Negli spazi monumentali aperti, come gli spalti, che ospitano vegetazione, in particolare quella ripariale, la stessa vegetazione deve avere la possibilità di emergere e manifestarsi (come avveniva in passato) e di essere salvaguardata nel compimento della sua ciclicità vitale e non trattata con l’intento di restituire l’immagine di un prato sintetico, trasformando così, in senso negativo, lo stesso genius loci della nostra bella città”.

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