Giorno della memoria, scintille al presidio fra sindaco e manifestanti

30 gennaio 2023 | 17:41
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Il primo cittadino invita i partecipanti ad assistere al Consiglio ma loro lo accusano: “Una messa in scena”. Pardini: “Abbiamo celebrato la ricorrenza senza se e senza ma”. Critiche anche a Torrini

“Non odio ma non perdono”. E’ iniziata con la distribuzione di manifesti con questa frase della senatrice Liliana Segre il presidio organizzato di fronte all’ingresso di Palazzo Santini, in occasione dello svolgimento del Consiglio comunale congiunto su giorno della memoria e giorno del ricordo. E’ stata proprio questa decisione a suscitare oggi pomeriggio (30 gennaio) l’iniziativa, cui hanno aderito alcune decine di persone. Ma quando il sindaco Mario Pardini, a sorpresa, ha deciso di lasciare l’aula dove il consiglio comunale era appena partito per scendere dai manifestanti e invitarli ad assistere alla seduta, su suggerimento del presidente del consiglio comunale Enrico Torrini, non sono mancate di emergere contrapposizioni e scambi di idee in modo anche molto acceso.

Il sindaco: “Lucca ha celebrato convintamente il giorno della memoria”

Quando il primo cittadino è arrivato all’ingresso di Palazzo Santini attorno alle 18, alcuni manifestanti hanno puntato il dito sostenendo che quella del sindaco fosse una “messa in scena”. Il primo cittadino dal canto suo ha ascoltato le critiche ma ha anche rilanciato: “La vera messa in scena l’ha fatta chi ha sostenuto – ha detto ai manifestanti – che il 27 gennaio a Lucca non si è celebrato il giorno della memoria. Perché noi lo abbiamo fatto senza se e senza ma”. Parole che non sono riuscite a convincere i manifestanti, tra cui erano presenti esponenti di Anpi, associazioni e semplici cittadini, oltre ai consiglieri di centrosinistra che proprio dall’assemblea civica sorta dal corteo di venerdì (27 gennaio) avevano poco prima ricevuto un documento da leggere in consiglio comunale e che è stato letto al presidio dal giovane studente Alessandro Rosati.

Critiche anche al presidente del Consiglio comunale

La situazione si è ulteriormente scaldata quando il presidente del Consiglio comunale, Enrico Torrini, che nel frattempo aveva sospeso la seduta per consentire al sindaco di raggiungere il presidio, non vedendolo rientrare, ha deciso di scendere e confrontarsi anche lui con i manifestanti. Incalzato, ha cercato di tranquillizzare gli animi ma ad un certo punto ha detto: “Non ci sono morti di serie A e di serie B”, evidentemente riferendosi alla decisione del Comune di celebrare in un unico consiglio comunale Shoah e Foibe. Ma la reazione è stata ostile: i manifestanti hanno criticato quell’affermazione e gli esponenti dell’amministrazione non sono riusciti ad uscire dall’impasse.

Alla fine gli amministratori, dopo aver tentato la mediazione, sono risaliti alla sala dell’assise dove è ripreso il consiglio comunale. I manifestanti hanno spiegato di non voler accogliere l’invito del sindaco, non per mancanza di interesse al dibattito, ma per ribadire la loro protesta nei confronti delle modalità scelte per celebrare le due tragedie in consiglio comunale.

I manifestanti si erano ritrovati davanti al palazzo attorno alle 17, distribuendo i volantini mentre arrivavano i consiglieri per prendere parte alla seduta congiunta per celebrare il giorno della memoria e quello del ricordo.

Gli esponenti dell’assemblea civica che si è costituita con il corteo di venerdì scorso hanno consegnato un documento ai consiglieri comunali di centrosinistra che sono andati ad ascoltare i cittadini, annunciando l’intenzione di leggere il testo durante il consiglio comunale. A darne l’annuncio in aula è stato il consigliere di Lucca Futura, Gabriele Olivati. Il presidente del Consiglio, Enrico Torrini, ha chiesto a quel punto di invitare i manifestanti a salire per assistere alla seduta. E’ stato il sindaco Mario Pardini a offrirsi di raggiungere i cittadini all’esterno per chiedere loro di assistere, tra gli applausi dell’aula. Quando il primo cittadino è arrivato di fronte all’ingresso, però, alcuni manifestanti hanno accusato il sindaco di aver voluto “fare una messa in scena”, scendendo a chiamarli. Poco dopo è arrivato anche il presidente del consiglio comunale che ha cercato di calmare gli animi, ma non c’è riuscito.

Le ragioni dei manifestanti: “Non si mettano all’ombra i responsabili della Shoah”

Le ragioni della protesta sono state spiegate in un documento che è stato consegnato al centrosinistra per essere letto in consiglio comunale: “Non c’è motivo storico – si legge – per accumunare due celebrazioni così importanti ma così diverse. Non c’è motivo istituzionale per stravolgere ciò che la legislazione della Repubblica italiana oggi indica. In tutta Italia, e nel mondo, le istituzioni hanno celebrato il 27 gennaio il giorno della memoria mentre a Lucca il consiglio comunale, massimo organo rappresentativo della comunità locale, è risultato essere assente e silente. Assenza e silenzio, atteggiamento inqualificabile che sarà nuovamente ripetuto il 10 febbraio quando in tutta Italia le istituzioni celebreranno il Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe. Riteniamo questa scelta il segno di un’azione istituzionale e politica prepotente. Un’azione camuffata dalla retorica della ‘riappacificazione nazionale’ da parte di chi ancora oggi è incapace di riconoscere e rispettare la storia e le responsabilità storiche. Il Giorno della Memoria è una celebrazione che gli italiani e le italiane sentono profondamente”.

“Lo descrive – prosegue il testo – il grande numero di iniziative e la grande partecipazione che coinvolge non solo il territorio lucchese ma l’intero Paese. Una celebrazione che accomuna gli italiani che vivono con grande sentimento. Sia chiaro, le celebrazioni di questi giorni uniscono e fortificano la comunità civile. Non sono celebrazioni divisive, forse lo sono per quei pochi che, fuori dalla ragionevolezza, non accettano la storia e tentano di deformarla o di farla dimenticare. E’ divisivo chi è disposto a negare, a togliere, ad escludere o a fare confusione piuttosto che pretendere che quei pochi imparino ad accettare la storia che tutti siamo chiamati a ricordare. Di fronte al tentativo di distorcere la storia non staremo in silenzio e manterremo massima l’attenzione. E’ chiaro l’obiettivo di affievolire e sminuire celebrazioni, eventi, momenti pubblici pur di andare incontro agli odierni desideri di chi è ancora incapace di prendere coscienza della storia, di riconoscere le indelebili responsabilità e accettare gli esiti civili e giuridici di ciò che è stato: nazismo e fascismo sono il male che hanno colpito l’Europa e la nostra Italia, minacciato l’estinzione di un popolo intero e di alcune minoranze attraverso lager e forni crematori, ricercato la supremazia della razza attraverso le leggi razziali, colpito con la violenza gli oppositori politici. Una storia che oggi possiamo raccontare e dobbiamo ricordare grazie al coraggio di tutte le forze antinaziste e antifasciste che seppero ribellarsi e porre resistenza a regimi dittatoriali. Sono ben visibili le solite assenze in occasione delle celebrazioni cittadine, leggiamo gli interventi del sindaco scritti in modo accurato affinché non vengano mai citate – colpevoli omissioni – le parole su cui è fondata la nostra Costituzione ma che risultano indigeste ad alcuni consiglieri e assessori, abbiamo ascoltato a fine anno gli interventi in Consiglio comunale. E’ chiaro il disegno di colpire politicamente la storia e la cultura di questa città, da sempre salda su valori comuni indiscutibili: Costituzione, Anti-nazifascismo, Resistenza, solidarietà, pacifismo, rispetto e libertà e che ha sempre riconosciuto pietà umana per tutti i caduti indipendentemente dagli schieramenti. Equiparare eventi diversi, contrapporre tragedie, unificare le celebrazioni con il solo obiettivo di provare a mettere nell’ombra i responsabili, o di affiancarli ad altri sperando siano meno riconoscibili, è un modo grottesco, e provocatorio, che solo la politica nostrana può tentare. Pretendere di snaturare il Giorno della Memoria discutendo degli errori del comunismo e dei totalitarismo è una farsa inaccettabile a cui non vogliamo assistere e, lo diciamo fin da ora, non vorremo assistere in futuro. C’è un momento per ogni cosa e la saggezza della nostra Repubblica lo ricorda a tutte e tutti, compreso al Consiglio comunale di questa città che dimostra di avventurarsi in decisioni imbarazzanti. Ecco perché ci siamo e perchè continueremo ad esser vigili e attenti. Non saremo indifferenti all’uso distorto della storia. Ci saremo ogni qual volta tenterete, con l’arroganza del potere, di offuscare i valori che tengono unita la comunità lucchese. La memoria non si celebra, si esercita e tenerla viva significa non dimenticare, significa tramandare alle giovani generazioni, mantenere in piedi le basi della civiltà democratica e rifiutare ogni forma di rivalutazione, giustificazione o apologia. Fare memoria serve a dotare, adulti e giovani, di antidoti contro la sirena autoritaria. Fare memoria significa riconoscere e respingere. A questo impegno, da cittadine e cittadini, ci sentiamo chiamati. Nonostante i vostri maldestri tentativi non permetteremo che ciò che è accaduto resti ‘solo una riga sui libri di storia’”.

L’Anpi: “Tentativo strisciante di annacquare la storia”

Nel tardo pomeriggio è l’Api, con la presidente della sezione di Lucca, Rosalba Ciucci, e il presidente del comitato provinciale, Filippo Antonini, a rincarare la dose: “Siamo profondamente preoccupati – osservano Ciucci e Antonini – dal tentativo strisciante, ma costante, di annacquare questo sforzo mescolando momenti diversi, prestando il fianco a tentativi revisionisti. La commemorazione del giorno del ricordo è certamente un doloroso momento di lutto nazionale, in cui ricordiamo la tragedia anche degli sconfitti. È tuttavia inaccettabile il tentativo, portato avanti dalle fazioni nostalgiche del fascismo – affermano -, di usare questo momento di lutto nazionale per confondere i fatti storici, producendo una narrazione che cerca di equiparare le diverse parti in causa, lasciando presupporre che, tra i regimi in guerra durante la Seconda Guerra Mondiale, non ci siano né innocenti né colpevoli”.

Secondo l’Anpi di Lucca “si tratta di un approccio strumentale, che manca di rispetto soprattutto agli italiani morti a seguito della catena d’odio avviata dal fascismo italiano. Come moltissimi cittadini lucchesi, siamo quindi preoccupati nel sapere che nel Comune di Lucca non sia stato fatto alcun tentativo per sciogliere queste ambiguità. Sono emersi, anzi, segni inquietanti. Prima, la scelta di togliere ogni riferimento all’antifascismo dai documenti per richiedere gli spazi pubblici. Poi, il ritiro del Comune di Lucca dal protocollo con la Provincia per la commemorazione della Giornata della Memoria. Quindi, il patrocinio pubblico del sindaco a un festival culturale nato come espressione di Casapound. Infine, la scelta di non fare un evento istituzionale a sé stante, come Consiglio Comunale, per la ricorrenza della Shoah. Comportamenti, questi, che rischiano di essere ripetuti in altri territori della nostra Provincia. Sono questioni serissime su cui non è accettabile alcuna superficialità. L’Anpi non intende quindi legittimare eventi che non fanno onore ai nostri morti, né alla verità storica. Auspichiamo che in futuro non ci siano più ambiguità e che l’approccio delle istituzioni lucchesi a queste commemorazioni, perno della nostra ‘religione civile’, sia più rispettoso e coerente. Ogni fatto che ha causato dolore ad un essere umano, dovrebbe essere rispettato e commemorato, senza se e senza ma. La giornata della memoria, istituita dall’assemblea delle Nazioni Unite, ha in sé un elemento in più: un monito costante, che proviene dalla universale vergogna per lo sterminio degli ebrei e di moltissime altre categorie di esseri umani, come slavi, prigionieri di guerra, oppositori ai regimi, omosessuali, rom e disabili, e dalla comune esigenza di non far avvenire più tali tragedie. Dobbiamo comprendere e condannare profondamente le cause per cui si arrivò a questo orrore senza fine, unico nella storia umana, non solo per il numero inconcepibile delle vittime, ma, soprattutto, per la collocazione dell’odio etnico e razziale, e della volontà di sterminio di determinate persone, tra le finalità fondamentali dei regimi nazista e fascista e di talune nazioni che vi si uniformarono. Un male assoluto, quindi, che non può in nessun modo essere relativizzato”.

La manifestazione di oggi segue al corteo che si è svolto per le vie del centro venerdì sera (27 gennaio) scorso, partito dalla Pia Casa dove è stata collocata la prima pietra d’inciampo per ricordare le vittime degli orrori del nazifascismo ed è proseguita attraversando via Santa Croce e piazza San Michele fin sotto Palazzo Santini.