Paradossi “giusto fra le nazioni”, consegnata l’onorificenza alla memoria
Salvò la famiglia Affricano Fernandez rifugiatasi a Guamo dalle persecuzioni razziali
Un lungo intreccio di abbracci, sorrisi commossi, qualche pacca sulla spalla e la bellezza di una sala colma di occhi pieni di “lucciconi”. Ci sono voluti ben dieci anni ma, alla fine, il Centro mondiale della memoria dell’Olocausto, il Vad Yashem, ha finalmente riconosciuto il titolo di Giusto fra le nazioni al lucchese Umberto Paradossi. L’uomo che, durante la Seconda guerra mondiale, mettendo in pericolo la propria vita, salvò quella di una famiglia di ebrei fuggiti da Livorno.



La più alta onorificenza civile dello stato di Israele è stata celebrata oggi (8 febbraio) a Villa Bottini alla presenza delle autorità, tra cui Alon Simhayoff, vice ambasciatore di Israele, e delle famiglie Paradossi e Fernandez Affricano.
A dare la parola agli ospiti, emozionatissima, la bis nipote di Umberto: “Sono onorata di essere qui – ha detto – Il mio bis nonno non l’ho mai conosciuto, ma per lui ho sempre provato tanta ammirazione. Sono orgogliosa di far parte della sua famiglia”.
“Trovare le parole oggi non è facile – ha commentato il sindaco di Lucca, Mario Pardini – E’ veramente una grande emozione essere qui oggi. Quando è buio – e la Shoah è stato un periodo davvero oscuro della storia – si cerca sempre la luce. Questa storia è una di quelle luci e dobbiamo tenerle sempre accese”.
Presente anche il presidente della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri: “Se ci sono i giusti significa che ci sono stati anche gli infami – ha detto – Gli ebrei hanno vissuto un tradimento da parte dello stato: sono stati traditi dalla patria, dai vicini di casa, dai loro insegnanti, da tutti. La memoria non si fa solo facendo ‘una carezza’ agli ebrei morti, si fa ricordando tutto quello che è successo. Basta indifferenza, i giusti non lo sono stati”.
Commosso anche il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo: “La cerimonia di oggi non è solo un modo per ricordare, ma anche per attualizzare. La Toscana è da sempre stata una terra che ha cercato di essere sempre dalla parte giusta della storia. Il compito di ciascuno di noi è quello di essere amplificatori di memoria. E’ importante che i giovani raccontino storie come quella di Paradossi. La libertà deve essere annaffiata ogni giorno, queste storie non devono restare solo righe in un libro di storia”.
“Sono lieto di essere qui – ha aggiunto l’ambasciatore di Israele – Sono molto felice anche della bella ospitalità che mi ha dato questa città. Oggi siamo qui per ricordare l’eroico coraggio di un uomo che ha messo a repentaglio la propria vita per salvare quella di altri. Noi ricordiamo sempre chi ci ha aiutato nei momenti difficili. Di queste cerimonie ne abbiamo fatte tante in tutto il mondo, ma ogni volta è sempre una grande emozione: ogni storia è diversa, ogni storia è unica. E’ nostro dovere ricordarle ed è nostra responsabilità far capire che tutto questo non è nato con la guerra ma con le leggi razziali”.
A far commuovere tutti, Enrico Fernandez Affricano, che nel 1943 – quando conobbe Umberto – era solo un bambino: “Io c’ero, io l’ho vissuto. Ancora oggi, la notte, sogno quei momenti terribili. Per questo voglio che la gente sappia, per questo voglio dirlo oggi ad alta voce. Eravamo una famiglia tranquilla, di lavoratori. Scappammo da Livorno perchè la nostra casa era distrutta dalle bombe. Ogni cosa che avevamo era marchiata da una scritta: ‘razza’. La razza ce l’hanno i cani, non le persone. Siamo venuti a Lucca, una città meravigliosa, e trovammo casa a Guamo grazie a dei documenti falsi: ringrazio ancora oggi il Comune di Capannori che, seppur commettendo una frode, ci ha permesso di salvarci togliendo la scritta “ebrei” dai nostri documenti. Umberto seppe che, per colpa di una soffiata, sarebbero venuti a prenderci. Ci mise su una macchina alle cinque del mattino e fuggimmo a Roma, grazie a lui. Là siamo stati per un anno e mezzo nascosti in una stanza. Era lui che ci portava da mangiare e che ci regalava i soldi senza volere nulla in cambio. Ho visto orrori che non posso dimenticare, ma sono vivo, e sono vivo grazie a Umberto. Tutto questo lo racconto in pubblico per la prima volta”.
Emozionatissimo anche il figlio di Umberto, Alberto Paradossi: “Io e le mie sorelle ringraziamo lo stato di Israele per questa onoroficenza, l’abbiamo aspettata e desiderata per lui da anni. Non dobbiamo mai dimenticare ciò che ha accaduto. Ed è importante che lo capiscano soprattutto i giovani”.
Durante la consegna dell’onorificenza, la folla commossa si è alzata in piedi per gli inni di Istraele e di Mameli. Come ha sottolineato Alon Simhayoff, “Il titolo di Giusto tra le nazioni è il riconoscimento civile e l’onore più alto che lo Stato d’Israele possa conferire. Ricordiamo sempre chi è stato al nostro fianco in particolar modo nei momenti di grande difficoltà. Una delle lezioni dell’Olocausto è l’importanza dell’esistenza di uno Stato Ebraico, lo Stato d’Israele. È nostro dovere come Stato, ricordare i Giusti tra le nazioni che hanno rischiato la propria vita proteggendo quella degli ebrei perseguitati”.