Assistenza ai poveri, appello contro lo sfratto: “Vescovo e sindaco ci aiutino a trovare soluzioni”

10 febbraio 2023 | 16:38
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L’associazione San Vincenzo de’ Paoli deve lasciare i locali del centro entro la fine di marzo: “Aiutiamo 200 persone al mese, non si disperda questo servizio”

L’attività caritatevole della conferenza della società di San Vincenzo De’ Paoli di Lucca è a rischio. La storica associazione che da moltissimi anni occupa i locali parrocchiali in via San Leonardo in centro storico, ha ricevuto dal parroco la lettera di sfratto e il 29 marzo dovrà liberare gli spazi e purtroppo, dopo un primo accorato appello, non è ancora stata trovata un’alternativa e se le cose dovessero rimanere così, la distribuzione di abiti e beni di necessità ai poveri, rischia di andare perduta. Da qui l’appello alla Diocesi e al Comune ad aiutare l’associazione a mantenere il servizio. Servizio che necessita di una sede logistica.

Don Lucio Malanca, che guida la parrocchia del centro storico, non ha voluto commentare ma ha ricordato che per quei locali c’è un progetto in essere.

Dal canto suo, il vice presidente della Società di san Vincenzo De Paoli, Francesco Scalcione, spiega le difficoltà che lasciare la sede comporta per le attività benefiche: “La nostra associazione è un’associazione caritatevole nata novanta anni fa e noi, in dieci volontari non retribuiti, la gestiamo da 14 anni – precisa -. Si occupa di ricevere offerte dai cittadini lucchesi, sempre molto generosi con noi. Il lunedì e il venerdì pomeriggio li riceviamo e il mercoledì pomeriggio facciamo entrare i poveri a due alla volta e gli facciamo scegliere il vestiario, come se fosse in un negozio. Due paia di pantaloni, un paio di scarpe, un giubbotto, lenzuola, piatti, coperta calda, loro scelgono quello che vogliono. Ci hanno chiamato anche la boutique del povero, da noi infatti è come un negozio, dove gratuitamente le persone svantaggiate vengono e si riforniscono delle cose di cui hanno bisogno”.

La situazione però è precipitata intorno a dicembre, vicino a Natale, quando l’associazione ha ricevuto la lettera di sfratto della parrocchia. L’esecuzione dello sfratto è stata rimandata ma con molta probabilità verso la fine di marzo occorrerà procedere con lo sgombero.
“Per motivi che non vogliamo giudicare, il parroco ha deciso di toglierci questi ambienti che occupiamo dal 1933 – dichiara Francesco Scalsone -. Qua, dovrebbe venirci un’attività alimentare, che c’è già in via san Paolino dove ci sono dei locali molto più ampi dei nostri, questo è di appena 35 metri quadrati. Abbiamo rimandato la richiesta di sfratto da dicembre a primavera perché non ce la siamo sentiti di togliere un giaccone o un sacco a pelo a persone che dormono per strada. Quindi, abbiamo deciso come direttivo, che il 29 di marzo faremo l’ultima distribuzione e dopo i locali saranno consegnati alla parrocchia”.

“Noi siamo tutti volontari abitanti nella parrocchia – aggiunge -, chiediamo quindi un segnale da parte del vescovo che aveva dato alcune disponibilità o al sindaco, perché noi, oltre a fare carità facciamo un’opera verso la città. Se i poveri sono vestiti adeguatamente e igienicamente, è un bene per tutti. Chiediamo quindi a sindaco e vescovo di trovare degli altri locali per permetterci di proseguire la nostra opera di carità”.

Quante sono le persone che aiutate?

“Mediamente abbiamo 200 persone al mese – dice Scalsone -, possiamo anche vederlo nel libro delle presenze che teniamo da quando è arrivata l’emergenza Covid. La scorsa settimana erano molto numerose”. Dichiara mostrandoci il registro. “Gli facciamo scrivere nome, cognome e telefono, come durante l’emergenza, ma noi siamo rimasti legati al nostro primo principio che è quello sanitario”.