Lecci a Villa Bottini, Massagli: “Perdere quegli alberi significa perdere cultura, storia e patrimonio estetico”

Lo storico dell’arte: “Con l’intervento compiuto si è commesso un errore culturale significativo”
Lecci a Villa Bottini, interviene lo storico dell’arte Riccardo Massagli.
“La sorte dei lecci contigui al muro perimetrale di Villa Bottini, tristemente segnata in questi giorni dalla capitozzatura che ha strappato le loro imponenti chiome, è l’ennesimo tassello di una storia che da anni vede protagoniste le giunte comunali della città. Indipendentemente dal colore politico, gli amministratori lucchesi perseguono da tempo una dura lotta agli alberi monumentali o di età rispettabile. Poco conta l’accorato reclamo del mondo della scienza che segnala quanto queste azioni impattino in termini di sostenibilità ambientale. Si taglia quasi sempre in nome d’una ‘sicurezza’ divenuta nel nostro paese un cappio pericolosissimo che da un lato restringe sempre più i confini dell’agire quotidiano, dall’altro legittima azioni poco ragionate che ricadono sugli alberi. Si intenda: questa sicurezza non è un problema reale ma uno spauracchio, è un’ombra ingombrante sulle spalle delle amministrazioni che tentano di annullare qualsiasi previsione di rischio di ritorsioni legali. Lo sa bene Lucca dove, per evitare la minaccia di denunce paradossali (ma reali e tristemente assurde) ci vediamo costretti a transennare le mura per tutelare gli sprovveduti. Sì, perché così è: vincono gli sprovveduti e non i comuni virtuosi quando dobbiamo arginare e alterare un monumento artistico (munito di strade sicure e di parapetti chiaramente messi a tutela) affinché chi non usa il buon senso, o non ha parenti muniti di raziocinio sufficiente a badarlo, non precipiti giù rivendicando poi presunte responsabilità istituzionali”.
“Per lo stesso motivo, gli alberi fanno paura e si tagliano – spiega Massagli – In via Santa Chiara quest’azione ci costerà carissima. Gli scienziati in questi giorni stanno facendo sentire la loro voce. Ci raccontano e dimostrano il perché sia un errore Lo traduco in breve: quei lecci sono fabbriche di benessere per noi e per l’ecosistema; sono bombole d’ossigeno; sono condomini ecologici su cui vivono creature necessarie ai sistemi complessi. Io sono storico dell’arte. Mi esprimo su ciò che ho studiato. Già mi ero pronunciato credo in termini puntuali, scientifici ma anche dialettici invitando gli enti a ripensare un progetto che poteva salvare muro e alberi: l’impatto del taglio altera la stratificazione storica della via e incide sulla dimensione estetica di una delle aree più interessanti della città. L’impianto sei-settecentesco, generatosi sulla traiettoria rinascimentale dettata dall’irreggimentazione dei lotti verdi di questa zona, ha vissuto un’ulteriore fase di sviluppo nel primo Novecento. È allora che quei lecci si sono affacciati crescendo oltre il muro entrando in forte simbiosi con la facciata della Pia Casa. Come si evince dalle foto che mettono a confronto la strada prima e dopo il taglio dei rami (a cui seguirà l’abbattimento di almeno tre dei cinque alberi), l’ampio chiaroscuro creato dalle chiome sporgenti sulla via scompare e via Santa Chiara diventa un lungo cordone in piena luce che si squalifica e squalifica così anche l’ingresso laterale alla Villa”.
“Gli esperti della scienza e del mondo della storia dell’arte e dell’architettura non vengono considerati – prosegue la riflessione Si procede in nome di una ‘sicurezza’ farlocca dicendo che il muro è pericoloso oppure in nome di un presunto ‘decoro’ che mancherebbe a quel muro perché sorretto da tiranti e strutture di consolidamento. La parola ‘decoro’ è da bandire dal linguaggio che si richiede agli enti. Il decoro è un termine soggettivo che pretende di trasferire un parametro morale, anzi moralistico, su un concetto etico e ben più oggettivo che è quello di valenza culturale. Non può essere un criterio arbitrario e fluttuante a determinare una scelta che ricade su tutti. Si devono usare altri parametri, quelli scientifici. Se il discutibile Babbo Natale gigante di Piazza dell’Anfiteatro è andato bene alla giunta, si comprende quanto recondito, inafferrabile e sdrucciolevole sia il concetto di decoro costantemente tirato in ballo”.
“La valenza culturale di un sito tiene conto degli strati e anche del verde urbano che di essi è parte integrante – dice ancoa – Se si pensa che il muro di Villa Bottini sia elemento a sé rispetto ai lecci che gli sono cresciuti subito dietro, questo è un errore culturale significativo. Dispiace che questo procedere sia portato avanti in una sorta di silenziosa accondiscendenza. Poche le voci sollevate in merito, scarsa, quasi nulla, la voce delle opposizioni in giunta, con la sola eccezione del consigliere Bianucci e dei movimenti ecologici. Ma non c’è da stupirsi. La giunta precedente in fatto di tagli di alberi e di aggressioni alle aree verdi di rilievo, non ha agito meglio di questa. Tuttavia qualcosa si era fatto, a fatica, sudando e i frutti stanno facendo scuola in altre città. Quel qualcosa, temo, sarà presto un ricordo. Spero di essere smentito.Le giunte di tutti i colori continuano a piantare alberelli. Tanti. Giustificano così i tagli dannosi di piante secolari, importanti e care alla cittadinanza, ai quartieri, alla nostra esistenza interconnessa”.
“Intanto perdiamo un patrimonio – conclude – E sia chiaro: perdere i lecci di via Santa Chiara significa perdere vita, perdere biodiversità, ma anche storia, cultura, patrimonio estetico contestuale all’apparato storico artistico di riferimento. Ce ne pentiremo.
Ma non potremo far altro che dolercene”.