Borsa del turismo, Filcams Cgil: “Pochi candidati? Gli imprenditori facciano mea culpa”

15 marzo 2023 | 15:36
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Borsa del turismo, Filcams Cgil: “Pochi candidati? Gli imprenditori facciano mea culpa”

Il sindacato sulla giornata di colloqui a Villa Bottini: “Comunque soddisfatti dell’iniziativa, ma basta additare i giovani per la mancanza di spirito di sacrificio: chi opera nel comparto sa bene che spesso le condizioni sono pessime”

“Basta parlare di ‘mancanza di sacrificio nei giovani’: chi opera nei settori legati al turismo conosce bene la situazione, spesso si riscontrano condizioni prossime alla schiavitù, con orari, paghe e trattamenti pessimi”. Così la Filcams Cgil Lucca torna a parlare del lavoro stagionale, tuonando contro quelle che gli imprenditori ritengono le cause della carenza di personale.

L’occasione è la prima edizione dentro le Mura della Borsa Mercato Lavoro, che si è svolta ieri (14 marzo) a Villa Bottini e che a fronte di 173 offerte di lavoro ha visto pervenire pochi candidati (pochi più di cento). Un numero comunque sufficiente per far ritenere ‘soddisfacente’ la giornata di colloqui che si è svolta alla presenza dei sindacati, compresa la Cgil, che oggi si ritiene però ‘sorpresa’ da quanto sostenuto da alcune aziende per ‘giustificare’ i pochi curricula arrivati, e invita tutte le parti in causa, “imprenditori e istituzioni compresi, ad assumersi le proprie responsabilità”.

Borsa mercato lavoro, a Villa Bottini aziende a caccia di personale

“Anche dopo il superamento della principale scusa per giustificare il calo della domanda di lavoro negli ambiti legati al turismo, ovvero il reddito di cittadinanza, sembra che comunque si eviti di guardare in faccia la realtà – dicono da Filcams Cgil Lucca -. Infatti, per quanto dopo l’esperienza pandemica si possa riscontrare uno slittamento delle priorità per il lavoro verso la qualità della vita, la mancanza di disposizione al sacrificio dei giovani continua ad essere additata come principale ragione della carenza di stagionali.  Chi opera nei settori legati al turismo conosce invece bene la situazione del comparto, dove spesso si riscontrano condizioni di lavoro prossime alla schiavitù, con orari, paghe e trattamenti pessimi. La realtà di queste posizioni lavorative è infatti spesso pregna di lavoro nero, lavoro grigio, con il mancato riconoscimento delle ore effettivamente lavorate e di quelle di riposo, e contratti precari (come collaborazioni occasionali, contratti a chiamata, o il ritorno al pagamento tramite voucher grazie alle modifiche apportate dal governo, che comporterà enormi difficoltà per i dipendenti)”.

“Ma anche del mancato riconoscimento della professionalità, che porta i lavoratori a un inquadramento in livelli professionali inferiori a quelli che spetterebbero loro, con conseguenze sul salario – proseguono dal sindacato -. Nonostante ciò, la maggioranza delle offerte di lavoro si rivolge a giovani, ma già formati e con esperienza, che proprio a causa di tali requisiti, diventa difficile da sviluppare per i lavoratori ai primi impieghi. Non si parla inoltre dei contratti collettivi nazionali di lavoro nei comparti del settore, scaduti da diversi anni e fermi a livello di trattative per il rinnovo. Contratti che attualmente non tengono conto dell’aumento del costo della vita, e quindi offrono retribuzioni inique”.

“Non sorprende dunque che le persone si siano allontanate dal mondo del lavoro stagionale, in cerca di occupazioni più stabili e meglio retribuite in altri settori. Sono quindi necessarie onestà e responsabilità da parte di tutte le parti in causa, imprenditori e istituzioni compresi, per evidenziare le cause della scomparsa di aspiranti per questi lavori e poterle contrastare, restituendo appetibilità all’occupazione nel comparto stagionale – concludono -. Visto anche che il turismo è un volano economico a livello nazionale, e che la carenza di lavoratori si può tradurre in carenza dei servizi, e di conseguenza in un calo dell’attrattività per i turisti.  E questo deve partire dalla difesa del lavoro regolare, dalla formazione professionale per stabilizzare l’occupazione e dall’implementazione della contrattazione di secondo livello, che può migliorare condizioni lavorative altrimenti poco attraenti”.