Scuola, indetto un presidio in piazza San Michele: “Basta alle classi pollaio”

13 giugno 2023 | 11:37
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Scuola, indetto un presidio in piazza San Michele: “Basta alle classi pollaio”

Flc Cgil, Cobas scuola e il Coordinamento 6 luglio: “Solo nella Piana di Lucca 30 casi critici autorizzati e dieci docenti in meno in tutta la provincia”

Un presidio in piazza San Michele per dire “basta” alla classi pollaio. A organizzarlo, numeri alla mano, sono Flc Cgil, Cobas scuola e il Coordinamento 6 luglio, formato da genitori, studenti, docenti e Rsu con l’adesione di Gilda, degli insegnanti e Anief. L’appuntamento è per giovedì 22 giugno alle 17.

Secondo quanto riportato dai sindacati, solo nella Piana di Lucca ci sarebbero ben 30 “casi critici” di classi autorizzate per il prossimo anno, 50 classi in meno rispetto alle richieste se si considera tutta la provincia, di cui 26 alle superiori nonostante un incremento di 213 alunni. A queste si sommerebbe il taglio di 10 docenti, che sommanti ai tagli dei due anni passati arriverebbero a ben 57 insegnanti in meno nell’arco di tre anni.

“Nella Piana di Lucca sono emersi finora ben 30 casi critici di classi autorizzate per il prossimo anno: al liceo Vallisneri una classe con 32 alunni, alle medie dell’Ic Camigliano una classe con 25 alunni, di cui uno con disabilità, un’altra con 25 (di cui due con disabilità), un’altra ancora con 27; all’Ic Lammari una prima elementare con 26 alunni (di cui due con disabilità), una quinta con 29 alunni; una prima media a Borgo a Mozzano con 28 alunni, una prima superiore all’ Isi Benedetti con 25 alunni (di cui uno con disabilità) – riportano dalla Cgil -. Una situazione non dissimile si prospetta in Versilia: al Don Lazzeri di Pietrasanta è prevista una seconda con 35 alunni di cui 2 con disabilità e una prima dell’agrario con 29 studenti di cui ben 5 con disabilità, numeri che hanno già spinto alcuni genitori a ritirare i figli”.

“A Massarosa l’accorpamento di 4 classi ciascuno nei due Ic determinerà classi di 26-29 alunni: il 5 giugno al suono della campanella i genitori hanno tenuto i bambini fuori dai cancelli – proseguono dal sindacato -. Al tempo stesso si autorizzano classi con 15 alunni per portare avanti il liceo quadriennale, che ha l’unico merito di tagliare un anno di scuola. Le classi pollaio dipendono dall’organico provinciale: 10 posti di docenti tagliati per il prossimo anno, che si aggiungono ai 4 del 22-23 e ai ben 43 del 21-22, per un totale di 57 docenti in 3 anni; le classi autorizzate per il 23-24 sono 50 in meno rispetto alle richieste, di cui 26 alle superiori nonostante un incremento di 213 alunni”.

“In genere, per motivare i tagli si invoca il calo demografico, che però potrebbe essere l’occasione per ridurre il numero degli alunni per classe. Invece, il calo demografico diventa strumento per tagliare gli organici: 11300 posti in meno a livello nazionale a partire dal 2025-26, i cui risparmi saranno usati per finanziare la formazione e per premiare i docenti in carriera, in base all’ideologia del merito – proseguono -. In realtà le classi pollaio sono dovute all’applicazione della Riforma Gelmini del 2009, che puntava a tagliare 8 miliardi di euro per la scuola, per cui il numero massimo di alunni per classe è alto, fino a 30 per le superiori. Ma l’applicazione dei criteri deve essere compatibile con l’assegnazione di posti da parte del ministero e la relativa suddivisione tra regioni e province, che a loro volta sono determinati dalle risorse assegnate ogni anno con la legge di bilancio. Per cui, se non vi sono risorse stanziate di fatto vengono violati in peggio gli stessi criteri previsti dalla Gelmini”.

“Le responsabilità politiche delle classi pollaio sono di tutti i governi che si sono succeduti dal 2009 a oggi che non hanno modificato la Gelmini, ma ancor di più del governo Meloni, che continua ad applicare norme sorte nel periodo dell’austerità e dei tagli, mentre sono disponibili fino al 2026 circa 30 miliardi di euro del Pnrr per la scuola. Solo per la lotta alla dispersione scolastica sono previsti 500 milioni di euro, di cui 27.811.307 euro per la Toscana e 3.369.313 euro per sole 23 scuole della provincia di Lucca – dicono ancora -. Un progetto che, peraltro, prevede pesanti condizionamenti didattici e uso dei quiz invalsi a crocette per selezionare gli studenti fragili e monitorarne i progressi. Chiunque lavori a scuola sa che per combattere la dispersione occorrono classi non numerose. Invece, si continuano ad applicare norme che creano le classi pollaio e poi si stanziano soldi per combattere la dispersione, che è causata principalmente dalle classi pollaio. Si parla tanto di modifica del Pnrr: perché non lo si fa riducendo il numero massimo di alunni per classe e assumendo i docenti precari con 3 anni di servizio e gli Ata con due? Quasi il 25% dei docenti e il 20% degli Ata sono precari, una delle percentuali più alte in Europa. La dispersione si combatte eliminando le classi pollaio e garantendo la continuità didattica”.

“Invece, il governo Meloni con la legge di bilancio 2023 ha alzato da 600 a 900 anche il numero minimo per avere un’Istituzione scolastica autonoma, il che determinerà in 2 anni la scomparsa di 700 scuole, creando istituti monstre, la cui gestione sarà sempre più complessa, con molte sedi per istituto e alle superiori indirizzi completamente diversi tra di loro, nonché con ulteriori tagli al personale Ata, che aumenta con il numero degli studenti, ma in modo meno che proporzionale – concludono -. Infine, il governo porta avanti il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata che determinerà la frantumazione regionale del diritto all’istruzione e, in generale, di tutti i diritti sociali. Invitiamo docenti, personale Ata, genitori e tutti i cittadini che hanno a cuore la scuola pubblica a partecipare al presidio“.