Scuola, Lucca scende in piazza per dire stop alle “classi pollaio”
Presidio in piazza San Michele. Nel mirino anche la riforma degli istituti tecnici e professionali: “È classista e razzista”
Un presidio in piazza San Michele per dire stop alle “classi pollaio”. Questo pomeriggio (22 giugno) sindacati, docenti, genitori, studenti ed esponenti politici si sono ritrovati a Lucca per un presidio a difesa della scuola.
Nella Piana di Lucca, secondo quanto riportato dai sindacati, sarebbero ben 30 i casi critici di classi autorizzate per il prossimo anno: “Abbiamo deciso di scendere in piazza dopo le denunce delle famiglie e dei dirigenti scolastici – le parole di Antonio Mercuri, segretario Flc- Cgil Lucca -. Ad oggi vediamo ancora scuola e classi autorizzate con un numero massimo di alunni che vanno ben quelli previsti dalla norma, ossia 20. Ci sono una 30ina di classi autorizzate che hanno un numero superiore a 22 e con presenza di disabili. Questa cosa non è sostenibile per quanto riguarda l’apprendimento e soprattutto il diritto ai bimbi disabili ad avere un ambiente di apprendimento consono”.
Non solo le classi pollaio, i manifestati (circa una trentina) sono scesi in piazza anche per protestare contro la riforma degli istituti tecnici e professionali: “Non è solo un presidio per quanto riguarda le classi pollaio – prosegue Mercuri -. Quella è la partenza, ma dentro noi abbiamo messo il dimensionato, l’autonomia differenziata e la riforma dei professionali e dei tecnici. Qui si prevede, dall’anno scolastico 2024-2025, un percorso che poi alla fine non rilascia un titolo di studio che dà l’accesso all’università, ma semplicemente al mondo del lavoro. Dunque avremo molta mano d’opera, forse un po’ più qualificata, ma si tratta di una riforma classista e razzista. Il motivo? Ai professionali e ai tecnici solitamente accedono quei ragazzi di un ceto meno abbiente”.
Dopo gli interventi iniziali di Rino Capasso per i Cobas, Antonio Mercuri per la Cgil, Elena Bruno per il Coordinamento genitori, sono intervenuti docenti, Rsu, genitori e studenti di varie scuole della provincia. In particolare, un docente del Civitali ha ricordato “l’assurdità della scuola fatta da anni nei container”, la Rsu del Fermi le difficoltà di gestione e dello stesso funzionamento del collegio in un scuola con 2600 studenti, 300 docenti e 60 Ata, una mamma e l’assessore all’istruzione di Massarosa le problematiche legate all’accorpamento delle classi nei due istituti comprensivi, le Rsu del comprensivo di Altopascio le difficoltà didattiche in classi della primaria di 27 alunni, la Rsu Cobas dell’Isi di Barga la storia di una classe con 22 alunni e ben 8 studenti con disabilità e la ricorrente tendenza a militarizzare le scuole con attività di orientamento affidate alle forze armate che sfociano nell’educazione civica, un docente del Carrara che ha evidenziato le problematiche delle classi pollaio articolate, le Rsu del comprensivo Camaiore 1 le difficoltà di gestione delle classi pollaio dal punto di vista relazionale e della crescita cognitiva…
In generale, nella Piana di Lucca sono emersi finora ben 30 casi critici, in cui spesso viene violato anche il numero massimo di studenti in presenza di alunni con disabilità. Al Don Lazzeri di Pietrasanta è prevista una seconda con 35 alunni di cui due con disabilità e una prima dell’agrario con 29 studenti di cui ben 5 H, numeri che hanno già spinto alcuni genitori a ritirare i figli. Le classi pollaio dipendono dall’organico provinciale: 10 posti di docenti tagliati per il prossimo anno, che si aggiungono ai 4 del 22-23 e ai ben 43 del 21-22, per un totale di 57 docenti in 3 anni; le classi autorizzate per il 23-24 sono 50 in meno rispetto alle richieste, di cui 26 alle superiori nonostante un incremento di 213 alunni. Anche quest’anno l’Usr corre ai ripari concedendo qualche docente di sostegno in più, 9 per gli istituti comprensivi della provincia, secondo quanto riferito dal dottor Di Leo nell’incontro con gli organizzatori del presidio, “ma tali docenti – dicono gli organizzatori del presidio – renderanno un po’ meno ingestibili le classi, ma non elimineranno il problema delle classi-pollaio”.
“Per motivare i tagli – concludono Rino Capasso dei Cobas Scuola e Antonio Mercuri della Flc Cgli – si invoca il calo demografico, che dovrebbe essere l’occasione per ridurre il numero degli alunni per classe. Invece, tale calo diventa strumento per tagliare gli organici: 11300 posti in meno a livello nazionale a partire dal 2025/26, i cui risparmi saranno usati per finanziare la formazione e per premiare i docenti in carriera, in base all’ideologia del merito! Ma le classi pollaio sono dovute alla Riforma Gelmini del 2009, che puntava a tagliare 8 miliardi di euro per la scuola, per cui il numero massimo di alunni per classe è alto, fino a 30 per le superiori. Ma l’applicazione dei criteri deve essere compatibile con l’assegnazione di posti da parte del ministero e la relativa suddivisione tra regioni e province, che a loro volta sono determinati dalle risorse assegnate ogni anno con la legge di bilancio. Per cui, se non vi sono risorse stanziate di fatto vengono violati in peggio gli stessi criteri previsti dalla Gelmini. Le responsabilità politiche delle classi pollaio sono di tutti i governi che si sono succeduti dal 2009 a oggi, ma ancor di più del governo Meloni, che continua ad applicare norme sorte nel periodo dell’austerità e dei tagli, mentre sono disponibili fino al 2026 circa 30 mld di euro del Pnrr per la scuola. Solo per la lotta alla dispersione scolastica sono previsti 500 milioni di euro, di cui 27.811.307 euro per la Toscana e 3.369.313 euro per sole 23 scuole della provincia di Lucca! Chiunque lavori a scuola sa che per combattere la dispersione occorrono classi non numerose. Invece, si continuano ad applicare norme che creano le classi pollaio e poi si stanziano soldi per combattere la dispersione, che è causata principalmente dalle classi pollaio! Si parla tanto di modifica del Pnrr: perché non lo si fa riducendo il numero massimo di alunni per classe e assumendo i docenti precari con 3 anni di servizio e gli Ata con due? Quasi il 25 per cento dei docenti e il 20 per cento degli Ata sono precari, una delle percentuali più alte in Europa. La dispersione si combatte eliminando le classi pollaio e garantendo la continuità didattica“.
“Inoltre, il governo Meloni con la legge di bilancio 2023 – concludono i sindacalisti – ha alzato a 900 il numero medio per avere un’istituzione scolastica autonoma, il che determinerà in 2 anni la scomparsa di 700 scuole, creando istituti monstre, dalla gestione sempre più complessa. Infine, il governo porta avanti il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata che determinerà la frantumazione regionale del diritto all’istruzione e, in generale, di tutti i diritti sociali”.