Pucciniano, il sarcasmo di Sardelli: “Dirigerò con le scarpe di due numeri più strette”

Nel mirino del direttore d’orchestra e firma satirica livornese i ‘colleghi’ Venezi e Veronesi. Ironico anche l’ex sindaco Fazzi: “Da brevetto un tessuto che oscura le scenografie ma non la partitura”
“Èmulo dei due più grandi direttori d’orchestra che abbiamo in Italia, mi son deciso: aprirò l’opera con l’Inno a Roma – dato che ci siamo faremo anche Giovinezza col cembalo -, dirigendo bendato, e con le scarpe di due numeri più strette”.
Così il direttore d’orchestra livornese Federico Maria Sardelli, entra sarcasticamente nel dibattito di questi giorni attorno alle Celebrazioni Pucciniane. Nel mirino dell’artista, firma nota del Vernacoliere, le scelte adottate dai colleghi Beatrice Venezi e Alberto Veronesi per il via ai festeggiamenti legati alla figura del Maestro.
Nel primo caso a sollevare le polemiche è stata la decisione della direttrice d’orchestra di chiudere il concerto inaugurale con l’Inno a Roma, brano scritto per celebrare la vittoria nella Grande Guerra e poi fatto proprio dal fascismo prima e dall’Msi dopo, nel secondo, la scelta del presidente delle Comitato per le celebrazioni di dirigere bendato LaBohéme sessantottina ambientata nel Maggio Francese, per mostrare così il proprio disappunto sul riadattamento dell’opera da parte del regista Christophe Gayral, in apertura al festival Puccini di Torre del Lago.
Ironico anche l’ex sindaco di Lucca Pietro Fazzi, che parla di un “brevetto internazionale” per la prima di Bohème a Torre del Lago.