Unanimità del consiglio contro i tagli nella scuola, la nuova dirigente rassicura: “A Lucca una media di 20 alunni per classe”
Sindacati, docenti, studenti e genitori si confrontano a palazzo Santini. La consigliera Vietina: “La giunta deve fare di più”
Sì è aperto con l’intervento della nuova dirigente dell’ufficio scolastico territoriale di Lucca e Massa Carrara Ilaria Baroni il consiglio comunale straordinario aperto sulla scuola, chiesto dai gruppi di centrosinistra. Poco meno di venti gli interventi, tra politici, studenti, docenti, sindacati e genitori, per l’occasione riuniti a palazzo Santini.
La provveditrice originaria di Pistoia, che ha ottenuto l’incarico da 15 giorni e dal primo settembre prenderà ufficialmente il posto di Donatella Buonriposi, ha snocciolato alcuni numeri che riguardano gli istituti del territorio: 414 iscritti in meno nelle primarie e 181 nelle scuole di infanzia, 282 studenti in più nelle scuole secondarie della provincia. Per quanto riguarda il numero medio di iscritti nelle prime fasce di istruzione, nel Comune di Lucca, la dirigente ha parlato di 20-21 bambini per classe.
“Alcune situazioni critiche si vedono soprattutto nella Piana, a Capannori e Altopascio, dove siamo intervenuti per ripristinare i numeri corretti di alunni per classe – ha spiegato Baroni -. La situazione provinciale sconta una diminuzione di organico di diritto legata alle unità in meno nelle primarie e nell’infanzia anche se la media del numero di alunni per classe, rispetto ad altre province anche molto vicine a noi come Pistoia, è buona. Nonostante questo ci sono state segnalate, tra le altre, due situazioni problematiche, con 26-27 alunni per classe nei comprensivi di Lucca 7 e Lucca 4 e siamo intervenuti sull’organico di fatto ottenendo posti di sostegno in deroga. Le difficoltà che si riscontrano per i docenti, potrebbero essere risolte almeno provvisoriamente con nuove unità di organico in deroga che ci consentiranno di supportare le scuole della provincia. A livello di toscana stiamo organizzando le procedure di assunzione dei docenti dal 25 agosto che potrebbero garantire un inizio anno scolastico accettabile per tutte le famiglie”.









La consigliera di Lucca è un grande noi Ilaria Vietina, ha poi spiegato i motivi della richiesta di un consiglio comunale aperto sulla scuola, originariamente avanzata per dare un “sostegno alla mobilitazione delle famiglie per scongiurare il taglio delle classi e degli organici nel territorio e nella provincia”, poi approvata e riproposta dal presidente Enrico Torrini come una seduta per “la verifica dell’eventuale impatto del taglio delle classi e degli organici della scuola sul territorio comunale”.
“Abbiamo voluto questo consiglio perché pensiamo sia fondamentale per capire le esigenze della comunità e guardare in una prospettiva di lungo periodo. Ogni anno dobbiamo monitorare le situazioni del mondo della scuola sul territorio comunale ma anche come capoluogo. Questo è quello che abbiamo fatto negli anni e che continueremo a fare – ha spiegato Vietina, rimarcando la volontà di guardare all’intera situazione provinciale -. I dati annunciati oggi dalla dirigente saranno poi l’elemento su cui sarà necessario lavorare, per esplorare ogni specifica situazione nel concreto. Ma già a dicembre 2022 avevamo presentato una mozione per chiedere un impegno dell’amministrazione in questo senso, che però non ha mai avuto nessuna risposta concreta. Chiediamo quindi in maniera formale a questa giunta, da adesso in poi, di prendere un impegno diverso, per dimostrare che il consiglio comunale prende sul serio la scuola: per uscirne insieme bisogna agire, guardare a questi problemi e alle richieste che verranno avanzate oggi come problemi dell’intera comunità”.
“Abbiamo voluto questo consiglio perché l’istruzione ha un valore individuale, sociale e politico – va avanti – e quando si parla di scuola tutti gli elementi vanno presi in considerazione, dalla qualità degli spazi a quella dell’organizzazione amministrativa. Ci saranno meno alunni, ma non per questo dobbiamo dedicare meno fondi all’istruzione, come si sono orientati i governi dal 2008 a oggi. Bisogna aumentare le spese per la didattica, modificare il Dpr del 2009 che impone di guardare esclusivamente ai dati ma non alla qualità dell’istruzione. Il paradosso è che mentre i bambini diminuiscono, noi nei prossimi anni avremmo istituti più numerosi. Ecco perché il Comune di Lucca si deve fare portavoce di tutto il territorio, compresi i comuni montani, senza paura di ‘dare sostegno’ a una mobilitazione che si ripropone ogni anno. Noi saremo sempre al fianco delle scuole”.
Poi, dopo la precisazione del presidente della seduta di palazzo Santini sull’oggetto del consiglio, modificato per “l’impossibilità istituzionale di trattare in modo extra-comunale la questione” la parola è passata all’assessora all’istruzione Simona Testaferrata.
“I numeri illustrati dalla dottoressa Baroni in merito al territorio sono relativamente sani, anche se tutto è perfettibile – ha detto -. Sicuramente il governo nazionale lavorerà per questo, come ha già fatto per i nuovi contratti. Il centrodestra, al contrario di quello che si crede, è molto attento a tutto quello che ha a che fare con la scuola e con i diritti. Certo, abbiamo un range molto cambiato dal 2015 al 2023 per quanto riguarda la popolazione scolastica, che ha avuto un’inclinazione verso il basso del 10 per cento, delineando la situazione in cui ci troviamo adesso. Come giunta abbiamo monitorato e monitoriamo quotidianamente le esigenze delle scuole, insieme ai comprensivi e agli uffici scolasti. Ma a differenza di quanto detto da Vietina, la scuola deve essere scevra dalla politica e per avere una scuola di qualità dobbiamo avere prima di tutto un’istruzione che, come in montagna, insegni agli alunni ad andare ognuno al proprio passo, ognuno con la propria capacità. Per questo è importante condividere i problemi, ascoltare e affrontare la questione scuola a livello di rete”.
A sottolineare l’unità di intenti per arrivare a un documento condiviso sulle priorità della scuola anche il consigliere regionale Vittorio Fantozzi. “L’idea di affrontare in maniera costruttiva e unanime un argomento come quello della scuola, è fondamentale per produrre un documento che possa aiutare il governo e il territorio a trattare in modo efficace tutte le questioni di cui si è parlato oggi e di cui si parlerà – ha detto -. La scuola ha bisogno di più soldi e di soluzioni strutturali per risolvere tutte quelle problematiche che il Covid ha rimesso a nudo, che non riguardano solo il sovraffollamento ma anche la tipologia delle aule scolastiche. E il territorio deve fare pressione sui governi centrali per avere delle risposte. Anche per questo in Regione abbiamo prodotto atti per la scuola di Bagni di Lucca, ne presenteremo un altro per la scuola di Borgo a Mozzano, perché non dobbiamo dimenticarci delle aree interne: stiamo lavorando in modo bipartisan con il consigliere regionale Mario Puppo per tutelare soprattutto le zone a rischio”.
“Il calo demografico diventa una colpa che si va a ripercuotere sul taglio degli insegnanti, delle classi e delle scuole – ha detto il consigliere regionale del Partito democratico Mario Puppa -. Questa è una battaglia che va avanti dal Dpr 81 del 2009, e non posso far altro che ringraziare chi tiene aperta la discussione su questi temi perché fino a che per formare le classi si faranno i conti con la calcolatrici, queste situazioni si ripresenteranno. Anche se oggi può tranquillizzarci il numero medio di alunni per classe, non è possibile essere tranquilli quando si palesano quelle situazioni complesse di cui sentiamo parlare con regolarità”.
Dopo gli interventi istituzionali la parola è passata ai sindacati, che da mesi denunciano le situazioni critiche in provincia di Lucca.
Per Leonardo Ghilardetti della Cgil non si tratta di “problematiche eventuali, ma di problematiche annuali”. “Il problema scuola inteso nel suo insieme, lo abbiamo ben chiaro: ma chi se ne deve far carico delle istanze dei cittadini? – si chiede -. Se si parla di problemi eventuali vuol dire che forse prevalgono situazioni di tipo campanilistico, mentre questa amministrazione avrebbe dovuto porsi maggiormente in ascolto, dato che ha avuto la possibilità di prendere parte a una mobilitazione che non era strumentale ma trasversale, che si ripresenterà il prossimo anno. Le scuole del territorio hanno chiesto un certo numero di classi: ne sono state attivate 50 in meno, mentre la provincia di Lucca ha perso oltre 50 cattedre in questi anni, tra i numeri più alti di tutta la Toscana. Vogliamo quindi sperare che qualcuno si mobiliti affinché questo trend si possa fermare”.
“Noi sindacati miriamo alla stessa cosa, abbiamo solo idee diverse per raggiungere l’obiettivo – ha aggiunto Gianni di Persiis responsabile provinciale di Gilda -. I tagli delle cattedre sono una faccenda che si ripete da anni, per la quale devo ringraziare la dottoressa Buonriposi, che si è sempre mossa nella direzione giusta per far valere le istanze del territorio. Il nuovo provveditore mi sembra partito con il piede giusto, speriamo di poter continuare sulla stessa linea”. “Come sindacato confidiamo su una continua interlocuzione tra amministrazione e ufficio scolastico perché come una squadra dobbiamo lavorare per la nostra comunità educante – ha rimarcato Anna Iorio di Cisl Toscana nord -. Confidiamo tanto in questa sinergia per arrivare a quello che è l’obiettivo finale che è il cittadino del domani e un insegnante che può lavorare serenamente progettando una didattica efficace per tutti”.
“Meglio tardi che mai, viene da dire – dice Matteo Masini dei Cobas -. Insieme a comitati e collettivi studenteschi abbiamo convocato decine di presidi locali, che hanno prodotto appelli rimasti inascoltati. La linea dei tagli accomuna tutti i governi che si sono succeduti: non sono mai state messe mani ai criteri per la formazione delle classi della riforma Gelmini, ma neanche alla ‘Buona scuola’ di Renzi che ha spinto sull’aziendalizzazione dell’istruzione, provocando morti di giovani studenti nei luoghi di lavoro e una cultura dell’impiego sfruttato e sottopagato. Una continuità politica che ritroviamo anche nella privatizzazione della scuola pubblica, con corposi finanziamenti alle paritarie, a Roma come a Lucca. Ma la grave emergenza è la situazione degli istituti comprensivi, dove la media di alunni per classi cresce ogni anno. È qui che dobbiamo destinare i fondi pubblici che adesso ci sono e possono essere investiti nella riqualificazione dell’edilizia scolastica, dato che a Lucca abbiamo ragazzi da cinque anni nei container. Dobbiamo poi investire nella stabilizzazione dei docenti e del personale Ata e rivedere i parametri per la formazione delle classi”.
Poi la parola ai ‘diretti interessati’, gli studenti, che hanno elencato e descritto da vicino, di fronte alle istituzioni, le situazioni che toccano quotidianamente.
“Il problema delle aule sovraffollate riguarda scuole di ogni ordine e grado e implica parecchi problemi – ha spiegato Pietro Zucchelli della Consulta degli studenti della provincia di Lucca -. Aumentando il rapporto tra studenti e insegnanti la qualità dell’insegnamento si abbassa. Già questo dovrebbe essere un buon deterrente, ma questo comporta altre problematiche, come l’abbandono scolastico. Ma altri problemi riguardano le infrastrutture, per non parlare poi della sicurezza: più alunni in classe significa implicitamente un aumento del rischio potenziale in caso di evacuazione. Ma le classi sovraffollate sono un problema anche per gli insegnanti, già afflitti dal problema del precariato. Uno sproporzionato numero di studenti influisce poi sulla svalutazione dell’individuo, soprattutto dal punto di vista umano: la scuola ha il compito di formare lo studente ma anche il cittadino, con un’istruzione adeguata a tutti i livelli. Ogni esecutivo deve quindi prendersi le proprie responsabilità politiche per quello che viene fatto, indipendentemente da chi ci era prima e chi ci sarà dopo”.
“Le attuali politiche sembrano rivolte a tutti tranne che a noi studenti – ha aggiunto Paolo Ernesto Mazzoni, rappresentante del Vallisneri -. Invece per parlare di scuola è necessario un confronto con chi vive sulla propria pelle il mondo dell’istruzione. Quando si dice che i tagli sono una misura necessaria, non si conoscono le situazione reali: inviterei chiunque a entrare in aule sovraffollate. I consigli di classe si trovano a ‘smistare’ gli studenti come fossero pacchi in magazzino per accorpare le classi, e gli studenti che finiscono in una di queste dovranno ricostruire tutti i rapporti persi, avranno nuove tempistiche e per arrivare ai soliti risultati dovranno faticare il doppio. Quello che si sente sulla scuola è tutto vero, e noi continueremo a far sentire la nostra voce nelle piazze e nelle sedi amministrative, contro la politica ipocrita della sinistra e quella demagogica della destra. Oggi abbiamo la fortuna di avere un nuovo collettivo di studenti che si sta mobilitando per essere protagonista del cambiamento, insieme a insegnanti e lavoratori”.
Per Elena Baroni, garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza “è necessario che dal consiglio comunale esca una voce unanime che dimostri vicinanza alle famiglie”.
“Auspico quindi, che da questa seduta esca un documento preventivo, perché non sembra che la situazione vada a migliorare, anzi, il prossimo anno si rischia con gli accorpamenti che i plessi periferici scompaiano – dice -. Le scuole, anche e soprattutto quelle piccoline, sono un presidio di democrazia sul territorio, quindi bisogna muoverci insieme ora per prevenire un problema che ormai è alle porte. Il paradosso è che mentre la legge prevede che si personalizzi l’apprendimento, la realtà non lo concede, soprattutto se parliamo di alunni con bisogni educativi speciali. È inutile dire che gli invalsi vanno male se le condizioni dell’istruzione sono queste. Bisogna quindi riaffermare questi principi che altro non sono che il rispetto degli alunni e degli studenti”.
Ma esprimere preoccupazione sono anche docenti e genitori.
“Io sono qui per rappresentare 500 insegnanti: in provincia di Lucca esistono 2000 precari, e la metà circa di questi si trovano nel sostegno – spiega la docente Maria Grazia Previti -. I posti per l’immissione in ruolo sono 94, uno solo nell’infanzia, 41 nella primaria e 17 nella secondaria di primo grado. Bisogna fare di più, e il Comune può fare di più. La giunta può insistere sull’Usp territoriale e regionale per avere più posti in ruolo, non solo sulla materia ma anche sul sostegno. Serve poi aumentare il budget per gli assistenti alla comunicazione per garantire una giusta educazione agli alunni che hanno più difficoltà. Come genitore di tre figli chiedo invece un po’ di uniformità nell’orario e nei giorni di chiusura delle scuole. Vero che c’è l’autonomia differenziata, ma cerchiamo di dare un ordine, chiudiamo tutte le scuole il sabato, cosa che nel nord d’Italia fanno regolarmente”.
“Oggi siamo qui a confrontarci sul taglio delle classi e dei docenti, dettato, così si dice, da problematiche economiche – ha aggiunto la psicologa dello sviluppo e genitore Serena Manzani -. Mi sento di dire però che questa non è la giustificazione, dato che nel 2023 grazie al Pnrr di soldi ce ne sono in abbondanza: per la provincia di Lucca sono previsti oltre 7 milioni per le next generation classroom, e oltre 2,4 per la creazione dei next generation lab: quindi avremmo classi pollaio con Smart tv e visori 3D anche se ci sono studi che confermano che questi modelli di istruzione dettati dall’industria, non bastano e anzi sono disutili per garantire una didattica sana e adeguata. Per questo faccio parte di un gruppo di cittadini che ha depositato una lettera firmata da più di mille persone con la richiesta a questa giunta e all’ufficio scolastico di aprire un tavolo di confronto sul digitale. Richiesta che spero presto venga ascoltata”.
Poi l’esperienza di Silvia Giusti, mamma affidataria di un bambino con disabilità.
“Lo scorso anno non ho potuto iscrivere mio figlio a scuola, dato che per una malattia, avrebbe avuto bisogno di un infermiere che lo seguisse, e non era stata attivata la procedura – racconta -. Allo stato attuale non so ancora se a settembre il mio bimbo potrà andare a scuola. Io, da questo consiglio comunale, ho sentito tante belle parole, ma se non si parte dal garantire la scuola a tutti ci troviamo di fronte a un enorme paradosso. Come il mio bambino, purtroppo, ce ne sono tanti altri che hanno di un’assistenza adeguata e faticano per trovarla”.
“Penso che non sia un caso che oggi si sia parlato tanto di sostegno – ha detto Nicoletta Gini, insegnante precaria di Unione popolare -. Ma il fabbisogno delle docenze non viene coperto dai posti stanziati, neanche al corso di specializzazione fatto dall’università, dove per la secondaria superiore sono stati messi a bando solo cento posti per tutte le province d’area vasta. I posti mancano perché i fondi non vengono stanziati per le scuole, ‘tagliate’ da tutti i governi per sostenere altri settori. Questo ha fatto sì che la scuola f0sse concepita come una spesa pubblica, e come tale da tagliare. Chi è che ci ha portato a questa situazione? Abbiamo fatto per anni presidi in piazza, per denunciare le classi pollaio, per i docenti, eppure solo adesso ne parliamo in modo pubblico. Io penso che oggi l’unica cosa onesta che sarebbe dovuta uscire da questo consiglio comunale, sarebbe stata quella di riconoscere la responsabilità politica della distruzione della scuola pubblica, responsabilità che hanno tutti i governi che si sono succeduti”.
“Come genitori siamo preoccupati per l’evoluzione degenerativa dell’istituzione scolastica ma ci siamo, e qualunque iniziativa possa portare avanti quest’ordine di contenuti ci piacerebbe partecipare, perché crediamo che la scuola possa e debba migliorare”, ha detto Elena De Nicola in qualità di genitore, cui ha fatto eco Ilenia Marongiu. “Negli ultimi anni abbiamo assistito a proclami sull’istruzione, sull’importanza di favorire un rapporto tra docenti e alunni. Soprattutto dopo l’esperienza della pandemia, ‘mai più classi pollaio’ si diceva – ha detto -. Ma ora abbiamo bisogno di risposte convincenti per garantire un percorso scolastico per i nostri figli, non dobbiamo sacrificare l’istruzione a modalità organizzative”. Infine per Daniela Bartolini “la scuola deve ritrovare un0 slancio collettivo di interesse, di attenzione, recuperare il tempo, la qualità e gli spazi che servono per portare avanti tutti i discorsi che abbiamo fatto oggi. Credo che la qualità della scuola passi attraverso una voglia di tornare tutti a impegnarsi senza ipocrisie e appartenenze”.