Alla Certosa la commemorazione della strage di Farneta

Domenica (3 settembre) alle 8,30 con una processione laica seguita alle 9,30 dalla funzione religiosa
Domenica (3 settembre), alle 9,30 si terrà alla certosa di Farneta la celebrazione della ricorrenza della strage avvenuta fra l’1 e il 2 settembre 1944 per mano delle truppe naziste. Un momento promosso dalle istituzioni lucchesi, cui parteciperà l’Anpi Lucca.
“Quest’anno, in particolare – dice il presidente Zipolini – l’Anpi chiama a partecipare ad una processione laica che, alle 8,30 muoverà dalla Certosa di Farneta e porterà cittadine e cittadini fino alla chiesa parrocchiale di Farneta per depositare un fiore sulle tombe delle vittime. A seguire la funzione religiosa”.
“Nella notte tra l’1 e il 2 settembre 1944 – ricorda il presidente – i soldati tedeschi della 16a Ss Panzergrenadier division reichsführer, obbedendo all’ordine di creare il terrore tra la popolazione civile, entrarono nella Certosa di Farneta e prelevarono 12 monaci e 32 civili che vi erano stati ricoverati, in spirito di accoglienza e fratellanza”.
“Le Ss sfogarono contro costoro la rabbia e l’umiliazione per il fatto che, in tutto il paese, uomini mal nutriti e poco armati avevano osato ribellarsi e si rifiutavano di assoggettarsi allo straniero e a coloro che, invece, vi si erano asserviti. Le Ss erano militari guidati dal culto della guerra, indottrinati da idee razziste, di superiorità etnica, di odio per le persone umili, buone, generose e solidali. Pochi giorni dopo, a Lucca liberata, con criminale determinazione, i 12 monaci e i 32 uomini furono tutti trucidati”.
“Con valori del tutto opposti a quelli di quei criminali, ricordiamo i martiri di quell’eccidio, senza giammai distinguere tra ebrei, antifascisti, partigiani, religiosi e civili, uomini e donne di ogni provenienza, sesso, ideologia e religione. Li ricordiamo tutti con commozione e con senso di responsabilità, che ci induce a chiederci se siamo degni ancora oggi del loro sacrificio. Un ricordo prezioso va, in particolare, a quei monaci, che presero la decisione di contravvenire alla regola cistercense e alla crudeltà umana dei nazifascisti aprendo le porte del loro convento a tutti coloro che avevano bussato alla Certosa in cerca di aiuto, indipendentemente dal credo politico, religioso, perché tutti fratelli in Cristo”.
“La strage di Farneta . conclude Zipolini – esige la nostra presenza, la presenza id cittadini e cittadine che, quali partigiani della memoria, sentono la responsabilità di essere garanti dell’eredità di tutte le vittime del fascismo e del nazismo“.