Il professor Malhi: “Il Pianeta? Tutta questione di metabolismi. L’uomo può salvarlo solo se cambia il modo di usare l’energia”

6 ottobre 2023 | 15:19
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Lo studioso che insegna a Oxford domani (7 ottobre) tiene un panel in San Francesco: “Nel mondo vivente continui flussi passano da ogni essere al Pianeta ma la nostra società umana rischia di sovvertire questi equilibri a tutto svantaggio della Terra”

Quando arriva a Villa Bottini, Stefano Mancuso lo invita a sedersi in una saletta riservata. Il professor Yadvinder Malhi indossa una camicia variopinta, che risalta mentre si sposta negli ampi spazi della dimora storica, quasi a voler catturare, anche standosene all’interno, i colori più caldi della Terra, il cui ecosistema studia da tutta la vita. Sedutosi, chiede solo una cosa: un bicchiere d’acqua, temperatura ambiente. Con quel calice in mano conversa fitto con il direttore scientifico di Pianeta Terra festival, manifestazione che vedrà il professore di scienza degli ecosistemi alla scuola di geografia e ambiente di Oxford protagonista di un panel in programma domani (7 ottobre) alle 12 nella chiesa di San Francesco. Nell’attesa, confronta volentieri le sue tesi, frutto di anni di studi e riflessioni, con Mancuso e i due sembrano trovarsi assolutamente d’accordo su un punto fondamentale: la rete della vita, che è il claim del festival giunto quest’anno alla sua seconda edizione, è un intreccio di relazioni fra essere umano e Terra all’interno di un sistema più ampio e comprensivo, che è la natura. Il professor Malhi senza dubbio direbbe che è una questione di “flusso di energia”, o meglio, di metabolismo. “Perché tutti gli esseri viventi hanno un metabolismo, che si tratti di animali, piante, insetti o funghi” e l’energia prodotta da ciascuno passa all’altro, come una foresta cattura i raggi solari e attraverso le piante l’energia passa agli animali, in un ciclo che si ripete. E la ricetta per cambiare rotta e tutelare il Pianeta è cambiare il “metabolismo sociale”.

Professore, lei sostiene che il Pianeta abbia un metabolismo come l’essere umano. Può spiegare precisamente cosa intende?

“Il metabolismo è un flusso di energia complessa. Tutti gli esseri viventi hanno un metabolismo, che si tratti di animali, piante, insetti o funghi. E così, quando parlo del metabolismo del pianeta, intendo riferirmi ad una somma di tutti questi singoli metabolismi. Facciamo l’esempio di una foresta: essa riceve, catturandola, energia dal Sole che scorre attraverso le piante e poi passa agli animali. Lo stesso vale per un oceano o per qualsiasi altro ecosistema. Se questo è il principio dei singoli ecosistemi, lo stesso vale per l’intero Pianeta terra”.

Quali sono le implicazioni di questa teoria sulla nostra vita e soprattutto sulla vita della Terra?

L’obiettivo che mi sono posto in alcuni dei miei lavori è stato in primo luogo capire come funziona il metabolismo del Pianeta e come è cresciuto nel corso della storia della vita sulla Terra. Questo flusso di energia è iniziato negli oceani e si è diffuso sulla terra ferma e nel corso della storia è aumentato e diminuito. E la cosa molto interessante è confrontare questi mutamenti con l’analisi dell’energia che scorre attraverso una specie, ovvero l’essere umano, e la Terra. Se guardiamo alla storia dell’uomo, possiamo vedere che 10.000 anni fa, la quantità di energia che fluiva attraverso le persone era molto piccola. E invece, attraversando la civiltà agricola e industriale, l’energia che scorre attraverso la società umana diventa sempre più grande. E non solo attraverso la nostra biologia, ovvero il nostro metabolismo, ma attraverso tutta l’energia che usiamo per le nostre infrastrutture, la nostra civiltà. E sostengo che è una cosa molto utile da fare confrontare l’energia che attraversa l’umanità con l’energia che attraversa il mondo vivente. Se facciamo questi calcoli ora, deriva che l’energia che scorre attraverso l’umanità è circa il 12% dell’energia che scorre attraverso la biosfera della Terra vivente. Ma se guardiamo al futuro, è chiaro che questo numero è destinato a diventare sempre più grande in questo secolo: tutto dipende dal percorso percorso che intraprenderemo. In uno di questi scenari, potenzialmente potrebbe accadere che ci sia più energia a fluire attraverso l’umanità che attraverso il Pianeta. E ritengo che questo sia uno scenario molto instabile in cui trovarsi. Pertanto sostengo che la sfida che dobbiamo affrontare e i problemi ambientali a cui pensiamo, si tratti di cambiamenti climatici o perdita di biodiversità o inquinamento, alla fine debbano essere ricondotti a questo rapporto fra metabolismo umano e metabolismo planetario che devono essere equilibrati. E dunque, ci si chiede, cosa dovremmo fare? Una volta analizzato il problema, come possiamo andare avanti? Anzitutto dobbiamo comprendere che i nostri modelli, il nostro modo di pensare ad una crescita metabolica ovvero economica senza fine, semplicemente non sono sostenibili per il resto di questo secolo. Ma dobbiamo anche pensare a questo metabolismo come a un sistema che riesca ad essere più circolare, più pulito, con meno prodotti di scarto e più energia pulita. E da ultimo: possiamo usare il potere di questo nostro metabolismo non solo per evitare di distruggere la terra vivente, ma per aiutare la terra vivente a prosperare? Possiamo: usando quell’energia per essere natura, per lavorare insieme al pianeta vivente, creando più natura, e quindi più metabolismo planetario, ma quello buono, non quello distruttivo”.

Cosa può fare ciascuno concretamente per contribuire a salvare il Pianeta?

Se avessi la risposta a questo quesito, credo che dovrei vincere il premio Nobel. Penso che la prima cosa da fare è comprendere la sfida fondamentale che siamo chiamati a giocare per il nostro pianeta e per il nostro rapporto con il Pianeta. Emergiamo dal pianeta. Facciamo parte dei sistemi di supporto vitale del pianeta. E non possiamo sfuggire a questo e non dovremmo cercare di fuggirne. E una volta riconosciuto tutto questo, bisogna passare all’azione. Certo, il comportamento individuale può avere un peso e ha sicuramente importanza ma credo che sia la nostra società ad aver bisogno di intraprendere nuovi percorsi. Il nostro ruolo di cittadini impegnati e consapevoli e le politiche che sosteniamo potranno fare la vera differenza. Il comportamento individuale è importante perché manda un segnale, ma è una piccola cosa. Il comportamento collettivo della società è il modo con cui potremo cambiare il nostro percorso”.