Lucca Comics è anche condivisione di passioni comuni con sconosciuti. Il post di Matteo Bussola diventa virale

5 novembre 2023 | 15:21
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Lucca Comics è anche condivisione di passioni comuni con sconosciuti. Il post di Matteo Bussola diventa virale

Lo scrittore e disegnatore racconta di un episodio con le figlie durante l’edizione di quest’anno: “Un piccolo pensiero felice dopo le interminabili polemiche degli ultimi giorni”

Condivisione di passioni a Lucca Comics. Diventa virale in poche ore il post dello scrittore e disegnatore Matteo Bussola, che parla di una storia di incontri casuali nei giorni della fiera. Una spiegazione di cosa è Lucca Comics and Games.

Lo pubblichiamo integralmente

Chi è stato anche solo una volta a Lucca Comics sa bene quanto sia difficile, nei giorni del festival, trovare un tavolo per sedersi a mangiare, a meno di non avere prenotato con settimane di anticipo. La ragione è semplice: nella parte dentro le mura normalmente stanno circa quindicimila persone, nei giorni della fiera ne transitano più di mezzo milione in quattro giorni, o giù di lì. Ieri sera, dopo il lungo firmacopie, stavo cercando un posto in cui cenare con le bambine. Ginevra e Melania erano stanche e pioveva, io avevo già provato a chiamare in tre posti differenti che mi avevano detto “guardi, ci dispiace, abbiamo tutto prenotato da agosto” (riassumo il senso), in uno giurerei di aver sentito una risata satanica in sottofondo. E insomma mentre camminiamo disperati passiamo, senza che me ne renda subito conto, davanti a un posto in cui andavo sempre con Paola, quando venivamo a Lucca insieme. È un piccolo ristorante al quale siamo molto affezionati, dalle parti di Porta Elisa, uno dei nostri posti del cuore. Decido perciò di provare, in maniera del tutto insensata, anche se bastava dare uno sguardo alla vetrata dal di fuori per capire che non. Entro, chiedo se per caso abbiano posto per tre, mi dicono che assolutamente no. Poi all’ultimo, mentre stiamo per uscire sconsolati, una cameriera mi dice: “Aspetti”. La vedo parlare con un uomo e una bambina seduti a un tavolo, ci indica, poi torna da noi. Ci dice vedete, quel signore e quella ragazzina, quelli seduti laggiù? Se non vi dà fastidio vi ospitano al loro tavolo. Dico: come ci ospitano? E la cameriera mi fa notare che stanno effettivamente occupando in due un tavolo che sembrerebbe da quattro, e che sarebbe possibile aggiungere un posto a capotavola e farlo diventare per cinque, se vi stringete. Chiedo alle bambine, stupite, se a loro stia bene, decidiamo di accettare. Ci avviciniamo, grondanti pioggia, ringraziamo e ci sediamo. Sulle prime la situazione è un pochino imbarazzante, in fondo sono due sconosciuti, loro peraltro stanno già mangiando, l’uomo parla con la bambina e io con le mie, poi Melania fa una battuta alla bambina, io scambio una battuta con l’uomo, e pian piano il ghiaccio si scioglie.
E insomma viene fuori che sono padre e figlia, che lui è appassionatissimo di fumetti, che ha tutta la collezione di Tex dal ‘48, ereditata dal padre, che legge Dampyr, Zagor, la maggior parte della roba Marvel (soprattutto nelle vecchie edizioni della Corno), e Orient Express, e Metal Hurlant, mi nomina un paio di autori che in tutta Italia, secondo me, conosciamo in cinque. Poi comincia con una lunga sfilza di manga d’antan, da Ken il guerriero a Rocky Joe, infine, non bastasse, mi dice che è appassionatissimo di Star Wars e che ha fatto parte per anni dei cosplayer dell’armata imperiale. La figlia invece ha quattordici anni, uno sguardo vivo e luminoso, è super appassionata di manga, la interrogo e capisco che non è una conoscenza superficiale, ne parla con competenza e amore, ci mettiamo a discutere di My Hero Academia e di Blue Period come due super nerd, per pochi attimi è come se avessimo la stessa età. Condivide con Ginevra e Melania la passione per Super Mario, le mie figlie cominciano a chiacchierare felici con lei. E quindi chiedo loro cosa ci facciano a Lucca, anche se la risposta potrebbe sembrare ovvia, e l’uomo mi dice che ogni anno vengono ai comics solo lui e sua figlia, perché alla mamma e al fratello più grande è roba che non interessa. Che si fermeranno fino a lunedì, proprio come noi, e che quest’anno è stato difficilissimo ma alla fine è riuscito per miracolo a trovare una camera all’ultimo attraverso un sito, che questa è la loro piccola vacanza speciale tanto attesa. Una cosa solo loro. Che hanno prenotato quel tavolo, in quel ristorante, da un sacco di tempo. Io sono talmente rapito che mi dimentico di dire chi sono e cosa faccio, anche perché non è affatto importante, mi limito a dire che sono lì per lavoro, a guardare i sorrisi delle mie bambine, e della sua. Quando finiamo di cenare, mentre stiamo per salutarci, mi viene in mente una cosa. Mi ricordo di avere una copia di “Zeroventi” nello zaino. Lo apro, la prendo, la consegno alla figlia dell’uomo, le dico: “Questo è un manga che ho fatto con un mio amico”.
Lei mi guarda, poi guarda suo padre, sfoglia il manga incredula e infine se lo stringe al petto. Le dico che se ci rivedremo vorrò sapere che ne pensa. Ci abbracciamo e ci ringraziamo. Mentre loro si allontanano verso la cassa, e Melania e Ginevra si infilano i cappotti, vedo la figlia che indica al padre una pagina del manga, lui si avvicina e lei ride e dopo due secondi ride anche lui, e d’un tratto penso che quel che ci ha uniti per una sera è forse qualcosa che ci lega più in profondità. Non si tratta tanto della passione per i fumetti, o per le storie disegnate, ma è una verità più semplice: siamo due padri a Lucca con le figlie, due uomini che si sono presi il tempo per vivere una passione condivisa, certo, ma soprattutto tempo per costruire un ricordo con chi amano. E dopo le interminabili polemiche degli ultimi giorni, mi pare un piccolo pensiero felice. E penso, anzi so, che il vero senso di Lucca Comics, oggi, per me è soprattutto questo.