Anche i Cobas scuola al corteo degli studenti

Il sindacato: “Serve un’inversione di tendenza”
I Cobas scuola aderiscono alla manifestazione indetta dal Collettivo studentesco Nuova Resistenza per venerdì (17 novembre) con concentramento a Lucca in piazzale Verdi alle 9 e invitano docenti e Ata “a partecipare dichiarandosi in sciopero, se in servizio. Chiediamo – affermano i Cobas – un’inversione di tendenza rispetto alla dequalificazione della scuola pubblica degli ultimi decenni”.
“Fummo dei buoni profeti quando, sul finire del 900 – si legge nella nota sindacale -, coniammo la categoria della scuola-azienda. L’aziendalizzazione della scuola ha ampliato a dismisura i poteri dei dirigenti scolastici, che spesso si pongono illegittimamente al di sopra degli organi collegiali (mentre le leggi prevedono che debbano operare nel rispetto delle relative prerogative), limitando la democrazia collegiale e la libertà di insegnamento. L’edilizia scolastica è in condizioni spesso fatiscenti: fa scandalo il caso del Paladini-Civitali che da ben 6 anni è costretto a fare lezione nei container, ma tante scuole fanno lezione in ambienti inadatti e talvolta devono far ruotare le classi perché hanno un numero di aule inferiore al numero delle classi”.
“L’alternanza scuola lavoro (o Pcto) costituisce – sostengono i Cobas della scuola – una nuova frontiera del mercato del lavoro, che va oltre la precarizzazione: lo scambio non è più tra forza lavoro e salario, ma tra lavoro e formazione, reale o presunta che sia. Spesso si tratta di lavoro gratuito tour court, un ossimoro anche da un punto di vista costituzionale: l’articolo 36 della Costituzione prevede che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione ‘proporzionale alla quantità e qualità del lavoro e, in ogni caso, sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa’. L’obiettivo non è solo quello dell’assimilazione della cultura d’impresa con la condivisione dei fini imprenditoriali, ma anche l’accettazione fin dai 16 anni dell’idea che se ti offrono l’occasione di lavorare e di formarti ti stanno facendo un favore. L’effetto è quello di formare i giovani all’idea di un lavoro senza diritti”.
“Nonostante la marea di soldi investiti nella scuola con il Pnrr – prosegue nella nota -, i criteri di formazione delle classi sono ancora quelli della Riforma Gelmini, una riforma dell’epoca dell’austerità, il cui obiettivo era tagliare 8 miliardi di euro di spesa. Il risultato è che ogni anno strutturalmente vi sono denunce di classi pollaio, anche con un numero di alunni con disabilità superiore a quello previsto dalla normativa. Il tasso di precarizzazione dei docenti e degli Ata è tra i più alti in Europa, superiore al 20%. Gli stipendi non solo sono tra i più bassi in Europa, ma hanno perso dal 22% al 32% di potere d’acquisto dal 1990 ad oggi. L’ultima mannaia che si è abbattuta sulla scuola pubblica è l’obbligo delle 30 ore di orientamento annuali per tutte le classi delle superiori con le annesse figure di tutor e orientatore. I collegi dei docenti del Don Lazzeri di Pietrasanta, dell’Isi di Barga, del Chini di Camaiore e del liceo artistico di Lucca hanno, in forme diverse, votato contro questa imposizione di Valditara”.
“Ma i Ds – proseguono i Cobas – vanno avanti imperterriti violando la democrazia collegiale, in alcuni casi anche in modo illegittimo. Si tratta di un’inutile burocratizzazione di ciò che si faceva già o dell’ulteriore ampliamento dell’orientamento come marketing, strutturale nella scuola dell’autonomia, che vede le scuole in competizione tra di loro per accaparrarsi studenti-clienti. Più iscrizioni significano più risorse economiche e di personale e, quindi, più potere per i dirigenti. Anche la valutazione risente di questa tendenza con il cd 6 di mercato, per cui abbiamo talvolta un vero proprio scambio di mercato tra iscrizioni e promozioni. Chiediamo un ingente investimento per l’edilizia scolastica, per ridurre il numero degli alunni per classe, per assumere i docenti precari con 3 anni di servizio e gli Ata con due e recuperare il potere d’acquisto degli stipendi perso negli ultimi decenni”.