L’ex presidente di Azione Cattolica: “Don Pietro Gianneschi è stato lasciato solo dalla Chiesa”

16 novembre 2023 | 17:52
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L’ex presidente di Azione Cattolica: “Don Pietro Gianneschi è stato lasciato solo dalla Chiesa”

L’amarezza di Lena Matteoni dopo la morte del parroco: “Nessuno ha voluto ascoltare il suo grave stato di sofferenza, in pochi sono andati a fargli visita”

“Don Pietro Gianneschi ha cominciato a morire un anno fa, quando è stato lasciato solo dalla chiesa”. Riceviamo e pubblichiamo la lettera amara di Lena Matteoni, ex sindaca di Porcari ed ex presidente dell’Azione Cattolica di Lucca.

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“Alla morte di don Pietro Gianneschi, non proprio un prete sconosciuto nella chiesa di Lucca e oltre, sento le esigenza di evidenziare come può vivere gli ultimi anni un prete ottantenne diventato non più autosufficiente – ricorda Matteoni -. Conosco don Pietro da quaranta anni per la Scuola delle Dorotee, per l’Azione Cattolica e altri servizi che ho svolto in Diocesi in passato. Vorrei che la Chiesa non si caratterizzasse per efficientismo e utilizzo dei suoi membri fino a che possono dare un contributo per poi lasciarli nell’oblio. Solo stigmatizzo due aspetti: la collocazione più o meno forzata di don Pietro dall’ottobre 2022 alla Casa del Clero e la mancata relazione con quella che da decenni era la sua famiglia cioè il vescovo, gli altri sacerdoti e molti dei laici a lui per tanto tempo vicini. Per motivi oggettivi nel corso del 2022 Don Pietro ha avuto evidenti difficoltà a celebrare la messa domenicale nella parrocchia di San Vito, sua ultima sede e i superiori hanno dovuto decidere dei cambiamenti”.

“Ma abbandonare del tutto la parrocchia era proprio la sola e unica soluzione? Permettergli di svolgere anche al minimo le funzioni ministeriali proprio non era possibile? Al momento della divisione dei locali della canonica per la nomina del nuovo parroco, i familiari avevano chiesto solo la possibilità di prevedere una stanza per una eventuale badante – prosegue -. Richiesta inascoltata. Quindi nell’ottobre dell’anno scorso l’unica soluzione che il vescovo ha proposto è stata la Casa del clero. Una Rsa che, come ho saputo in seguito, i preti autosufficienti anche se molto anziani rifiutano perché altre strutture offrono servizi migliori. Casa del Clero forse per i tre o quattro preti presenti? Per la celebrazione eucaristica quotidiana ? Per un sacerdote responsabile che ha tanta buona volontà ma nessun potere decisionale?”.

“E passo al secondo aspetto: don Pietro si è sentito da subito in una prigione, ha chiesto ripetutamente di uscire, di trovare un’altra sistemazione per sentirsi ancora, qualche volta, un sacerdote. Il vescovo era a conoscenza di questo suo grave stato di sofferenza, ma purtroppo non è riuscito nemmeno ad ascoltarlo, figuriamoci a pensare a una più decorosa e rispettosa soluzione – conclude -. Don Pietro ha ricevuto pochissime visite e quasi nessuna da parte di preti. Si è sentito veramente abbandonato dalla Chiesa che ha servito da decenni. Don Pietro ha cominciato a morire un anno fa“.