L’ex presidente di Azione Cattolica: “Don Pietro Gianneschi è stato lasciato solo dalla Chiesa”

L’amarezza di Lena Matteoni dopo la morte del parroco: “Nessuno ha voluto ascoltare il suo grave stato di sofferenza, in pochi sono andati a fargli visita”
“Don Pietro Gianneschi ha cominciato a morire un anno fa, quando è stato lasciato solo dalla chiesa”. Riceviamo e pubblichiamo la lettera amara di Lena Matteoni, ex sindaca di Porcari ed ex presidente dell’Azione Cattolica di Lucca.
“Alla morte di don Pietro Gianneschi, non proprio un prete sconosciuto nella chiesa di Lucca e oltre, sento le esigenza di evidenziare come può vivere gli ultimi anni un prete ottantenne diventato non più autosufficiente – ricorda Matteoni -. Conosco don Pietro da quaranta anni per la Scuola delle Dorotee, per l’Azione Cattolica e altri servizi che ho svolto in Diocesi in passato. Vorrei che la Chiesa non si caratterizzasse per efficientismo e utilizzo dei suoi membri fino a che possono dare un contributo per poi lasciarli nell’oblio. Solo stigmatizzo due aspetti: la collocazione più o meno forzata di don Pietro dall’ottobre 2022 alla Casa del Clero e la mancata relazione con quella che da decenni era la sua famiglia cioè il vescovo, gli altri sacerdoti e molti dei laici a lui per tanto tempo vicini. Per motivi oggettivi nel corso del 2022 Don Pietro ha avuto evidenti difficoltà a celebrare la messa domenicale nella parrocchia di San Vito, sua ultima sede e i superiori hanno dovuto decidere dei cambiamenti”.
“Ma abbandonare del tutto la parrocchia era proprio la sola e unica soluzione? Permettergli di svolgere anche al minimo le funzioni ministeriali proprio non era possibile? Al momento della divisione dei locali della canonica per la nomina del nuovo parroco, i familiari avevano chiesto solo la possibilità di prevedere una stanza per una eventuale badante – prosegue -. Richiesta inascoltata. Quindi nell’ottobre dell’anno scorso l’unica soluzione che il vescovo ha proposto è stata la Casa del clero. Una Rsa che, come ho saputo in seguito, i preti autosufficienti anche se molto anziani rifiutano perché altre strutture offrono servizi migliori. Casa del Clero forse per i tre o quattro preti presenti? Per la celebrazione eucaristica quotidiana ? Per un sacerdote responsabile che ha tanta buona volontà ma nessun potere decisionale?”.
“E passo al secondo aspetto: don Pietro si è sentito da subito in una prigione, ha chiesto ripetutamente di uscire, di trovare un’altra sistemazione per sentirsi ancora, qualche volta, un sacerdote. Il vescovo era a conoscenza di questo suo grave stato di sofferenza, ma purtroppo non è riuscito nemmeno ad ascoltarlo, figuriamoci a pensare a una più decorosa e rispettosa soluzione – conclude -. Don Pietro ha ricevuto pochissime visite e quasi nessuna da parte di preti. Si è sentito veramente abbandonato dalla Chiesa che ha servito da decenni. Don Pietro ha cominciato a morire un anno fa“.