Imt Lucca, Stefano Stagi: “Una sfida vinta”

19 novembre 2023 | 18:32
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Imt Lucca, Stefano Stagi: “Una sfida vinta”

Il dirigente scolastico e dottorando in scienze giuridiche: “Grazie soprattutto ai presidenti Giurlani e Pera che hanno creduto fin da principio a questo progetto”

“Si è svolta sabato 18 novembre l’inaugurazione dell’anno accademico 2023 – 2024 della scuola Imt Alti Studi di Lucca. Si è trattato dell’avvio del 19esimo anno accademico, ma pare ieri quando nacque la scuola”.

Così il dottor Stefano Stagi, dirigente dell’Istituto comprensivo di Castelmassa e dottorando in scienze giuridiche che in occasione della cerimonia inaugurale del nuovo anno accademico della scuola Imt di Lucca svoltasi ieri (18 novembre), ripercorre la sua storia e getta uno sguardo positivo verso il futuro di questa istituzione e della città che l’ha accolta, Lucca.

“Correva l’anno 2005 – racconta Stagi – ed era il traguardo di un periodo convulso e denso di studi di fattibilità. Però prima occorrono due parole sull’università a Lucca. Con la ritrovata libertà, al termine del 14esimo secolo, sarebbe arrivata anche la possibilità di aprire una università. Infatti il 6 giugno 1369 l’imperatore Carlo IV concesse allo stato lucchese l’istituzione di uno studium generale e il 13 settembre 1387 tale concessione venne anche dal Papa. Però tale facoltà non produsse risultati. Occorre arrivare al 18esimo secolo allorché il consiglio generale della Repubblica, il 6 marzo del 1778, approvò un progetto per la creazione dell’università. Nel grandioso edificio dell’ex monastero di San Frediano (oggi noto come Real Collegio) l’università, nata come Pio istituto di San Frediano, fu posta sotto la giurisdizione di una apposita deputazione sopra gli studi composta da tre laici e quattro ecclesiastici e nel 1790 il governo stabilì in modo ufficiale che l’università era una istituzione laica e non religiosa”.

“Ma seguì un periodo turbolento con le guerre napoleoniche – prosegue Stagi – e bisogna giungere al Ducato dei Borboni per rinvenire una organica riforma dell’università, con il decreto emesso il 3 luglio 1819 dalla duchessa di Lucca Maria Luisa di Borbone. Per un trentennio, sino all’annessione al Granducato di Toscana nel 1847, l’università di Lucca operò e prosperò. Poi seguì i destini dell’unificazione italiana e a Lucca di università autonoma non si parlò più. Era troppo forte la vicinanza alla università di Pisa, si diceva ancora pochi lustri fa, per poter pensare di avere un ente del tutto ‘lucchese'”.

“Oggi, a distanza di vent’anni dalla nascita dell’Imt Alti Studi di Lucca, fan sorridere certi dibattiti precedenti alla sua costituzione. Si proponeva di portare a Lucca delle facoltà decentrate da Pisa – vi era chi diceva informatica – o persino architettura (stavolta dall’università di Firenze). Vi fu addirittura un sindaco che voleva fare nel 2002 una libera università di Lucca, con il supporto della Fondazione bancaria originata dal Banco del Monte. Visto com’è andata la storia del Banco del Monte di Lucca e della sua fondazione, è meglio non se ne sia fatto nulla. Invece fu articolata e complessa la gestazione dell’Imt (Istituzioni, mercati, tecnologie). Si fece una sinergia tra il Consorzio interuniversitario di studi avanzati, composto da Politecnico di Milano, Scuola Sant’Anna Superiore di Pisa e Luiss Guido Carli, con l’università di Pisa e la Fondazione lucchese per l’alta formazione e la ricerca (Flafr), che vedeva convolte le istituzioni del territorio (Comune di Lucca, Provincia di Lucca, Camera di Commercio etc), per impostare la prima base della scuola di alti studi”.

“Nel parere favorevole alla costituzione nel 2004/2005 dell’Imt Alti Studi di Lucca, che avrebbe dovuto chiamarsi Istituto studi avanzati di Lucca – Isal (denominazione poi lasciata perdere), il consiglio universitario nazionale ne riconosceva la notevole innovazione nel contesto della ricerca e degli alti studi in Italia, perfettamente in linea con le eccellenze europee e dell’area Ocse. L’unico neo – osserva il dirigente -poteva essere come attrarre ricercatori e studiosi in una città come Lucca, priva di solide e consolidate tradizioni accademiche a differenza di Pisa e Siena. Vi fu chi parlò persino di ‘eccellenza ottenuta con decreto ministeriale’. Ma il consistente numero di domande per l’ammissione ai primi corsi di ricerca dimostrò che l‘interesse c’era e parecchio anche”.

“Fu insomma una sfida vinta – sottolinea –anche grazie al cospicuo impiego di risorse da parte delle realtà del territorio che fu prova di lungimiranza. Ma va dato atto soprattutto a due persone di aver creduto da principio e sino in fondo all’Imt: i presidenti Giurlani e Pera, il primo dell’allora Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e il secondo presidente del Senato della Repubblica Italiana. Ebbero la vista lunga, più di tanti che volevano l’ennesimo micro ateneo a chilometro zero: dal 1946 ne son state aperte oltre trenta di università nello stivale d’Italia, da Pollenzo in provincia di Cuneo a Enna. Adesso vi sono le sfide nuove, proprie del nostro tempo. Si va dalla geopolitica – il prossimo allargamento dell’Unione Europea a 30 o 33 Stati – per arrivare alla cybersicurty e all’intelligenza artificiale come ChatGpt, di cui si discute con vigore ovunque nelle scuole d’Europa e d’Italia, come dimostrano i dibattiti accesi al congresso dei presidi europei di Dubrovnik nell’ottobre scorso o al sesto convegno annuale di Roma dell’Associazione presidi d’Italia –Anp”.

“È enorme la domanda o se si preferisce la richiesta di formazione e ricerca su temi di alta specializzazione e Imt – conclude Stefano Stagi –  di qui agli anni prossimi potrà dimostrare di essere stata la scelta vincente per una Lucca player attiva e partecipe di fronte alle incognite che ci attendono”.