Piano operativo, l’ordine degli architetti incalza: “Serve un’accelerazione”. Il sindaco: andremo all’ok in tempi brevi

1 dicembre 2023 | 15:41
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Piano operativo, l’ordine degli architetti incalza: “Serve un’accelerazione”. Il sindaco: andremo all’ok in tempi brevi

Il presidente Nardini incalza l’amministrazione: “Va evitato il blocco degli interventi”. Pardini rassicura sull’iter, ma Mammini attacca: “Persi 16 mesi”

Il piano operativo deve essere approvato “nel più breve tempo possibile”, per non incorrere “nella completa paralisi dell’urbanistica sul territorio comunale”. Il presidente dell’ordine degli architetti di Lucca, Fabio Nardini, non usa giri di parole. Ascoltato in commissione urbanistica questa mattina (1 dicembre), ha sottolineato l’urgenza di procedere con l’iter in modo spedito.

Nardini ha spiegato che già allo stato attuale il settore dell’urbanistica deve affrontare numerose criticità, complicate dal fatto che le valutazioni sugli interventi devono ottenere la doppia conformità con il vecchio e il nuovo piano operativo. Per questo in molti ritardano gli interventi da fare in attesa dell’approvazione.

“Mi auguro che la nomina di un dirigente unico all’urbanistica, l’architetto Alessandro Marioni, possa dare la spinta giusta che è mancata negli ultimi mesi – dichiara il presidente degli architetti, Fabio Nardini -, sperando in un’accelerazione già nelle fasi delle osservazioni e controdeduzioni”.

Il presidente ha poi illustrato le osservazioni presentate a febbraio 2022, sottolineando che per giungere a queste conclusioni, è stato fatto un “raffinato lavoro di gruppo”, per proporre contributi migliorativi.
“Ciò che chiediamo – prosegue Nardini -, non è qualcosa in più, noi chiediamo di fare meglio. Ovvero, sappiamo che si spinge in direzione di una disciplina dettagliata, sulla riqualificazione del patrimonio edilizio, noi non chiediamo una liberalizzazione di tutti gli interventi, ma di fornire ai professionisti i giusti strumenti e maggiore chiarezza”.

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Le osservazioni degli architetti sono state suddivise in tre sezioni: la disciplina, sostenibilità e paesaggio, le trasformazioni. Per prima cosa, l’ordine degli architetti evidenzia la rigidità della disciplina, “con scarsa possibilità di intervenire poca chiarezza dal punto di vista interpretativo”.

“Chiediamo il giusto equilibrio tra i contenuti prescrittivi della norma, che costituiscono il recinto del progetto – spiega Nardini -, ma che sia possibile all’interno di questo recinto che al professionista sia lasciato un qualche margine di libertà. Inoltre sottolineo la maggiore attenzione che ci deve essere nella classificazione degli edifici da tutelare. Ci sono giustamente opere storiche ma non tutto quello che è storico negli anni non ha subito trasformazioni e qui bisognerebbe quindi differenziare la cosa. In particolar modo quando si interviene nei lavori interni”.

“Ci sono numerosi passaggi in cui si accenna alla discrezionalità – prosegue Nardini -, ecco questa discrezionalità non sappiamo chi la applica. Noi chiediamo che ad applicarla sia il progettista affidandosi alle sue capacità, intervenendo in base allo storico dell’edificio su cui si lavora”.

“C’è difformità di applicazione delle norme a seconda che la zona sia urbana o rurale – precisa Nardini -, certe volte i vincoli nelle zone rurali, certe volte sono maggiori rispetto a quelle nelle zone urbanizzate. Vogliamo una disciplina ad hoc per il recupero di ville storiche che tenga conto degli interventi che si sono susseguiti sugli immobili nel tempo. Chiediamo inoltre che ad intervenire sugli immobili con vincolo monumentale storico e artistico, sia esclusivamente la Soprintendenza”.

Altra questione gli interventi di efficientamento energetico e adeguamento sismico.

“Avremmo gradito che ci fosse specifiche discipline su incentivi per interventi diretti che riguardano la sostenibilità del patrimonio esistente – ha aggiunto -. C’è in discussione in Commissione una direttiva europea che chiede l’innalzamento classe energetica di edifici entro il 2030. Questa è la direzione da intraprendere e chiediamo una maggiore attenzione”.

Sulle aree di trasformazione gli architetti chiedono una maggiore flessibilità rispetto alle norme regionali: “La complessità delle norme regionali ci suggerisce di applicare una certa flessibilità su alcuni profili, sulle rotazioni pubbliche e per le aree soggette al piano attuativo. Maggiore flessibilità si chiede anche per la dimensione delle ristrutturazioni immobiliari, per venire incontro ad esigenze che cambiano nel tempo”.
“In conclusione – afferma il presidente dell’ordine degli architetti, Fabio Nardini -, molte delle osservazioni fatte sono degli auspici per ripensare e meglio definire il Piano. Ma la priorità maggiore è il tempo. Perché attualmente siamo in attesa insieme a molti cittadini dell’attuazione del piano operativo in questo modo è possibile fare interventi in più”.

“Siamo alla seconda audizione – precisa il sindaco e assessore all’urbanistica, Mario Pardini -, queste sono propedeutiche per la fase della discussione e delle controdeduzioni. Anche per noi il tempo è una priorità. Per le modalità che la commissione si è data non entreremo nel merito delle osservazioni, ma possiamo dire che da parte dell’amministrazione comunale, c’è l’intenzione di non riadottare il piano operativo e di concludere il prima possibile”.

Polemico invece l’intervento della consigliera di opposizione Serena Mammini, assessora all’urbanistica della scorsa amministrazione, che ha lavorato sul piano operativo: “Nei sedici mesi passati abbiamo sollevato il problema all’amministrazione comunale, ma voi da quell’orecchio non ci avete sentito, anzi avete polemizzato tacciandoci di fare sterile polemica. Se in sedici mesi, per la prima volta si parla adesso di piano operativo in commissione urbanistica, si capirà che è necessaria anche una puntualizzazione sui contenuti del piano, che rischia di essere il convitato di pietra, e a questo punto del percorso politico ci piace essere propositivi. L’architetto l’ha detto: il tempo è fondamentale, la gestazione del piano è iniziata nel 2017-18, l’iter che ha portato all’adozione è stato lungo e condiviso e ha incontrato tutte le difficoltà del fare pianificazione a distanza in tempo di Covid. Il rischio è che al momento dell’approvazione alcune soluzioni proposte dal piano siano già vecchie. Un’amministrazione sana deve monitorarle costantemente e intervenire dove ce ne sia bisogno. Il tempo deve essere una priorità e noi chiediamo di accelerare. La città ha bisogno degli strumenti urbanistici, e non è nostro interesse rivendicare di aver portato a casa noi il risultato: sono iter trasversali che riguardano l’amministrazione di un Comune. Chi l’ha fatto, l’ha fatto, già noi avevamo visto che c’erano cose da cambiare. Noi quindi saremo collaborativi e avremo atteggiamenti più costruttivi, consapevoli dell’importanza di alcune cose, come il Regolamento edilizio che deve andare di pari passo con il Piano operativo. Oggi mi trovo a sentire delle audizioni di professionisti su un piano che questa commissione non ha mai approfondito, ma è come ascoltare il commento di una partita senza averla vista”.

A replicare il consigliere di Lucca 2032 Luciano Panelli: “La critica sui tempi persi mi pare anche legittima, però ci vorrebbe da parte vostra più umiltà. Siete entrati al governo della città nel 2012 e nel programma elettorale del tempo come priorità dare alla città una pianificazione urbanistica e un regolamento edilizio, avete avuto 10 anni e non siete riusciti a farlo. Vi chiedo solo un po’ più di umiltà”.