Carcere di Lucca, emergenza sovraffollamento superata. Don Giuli: “Ora il San Giorgio diventi luogo di vero recupero”



Il presidente della Caritas diocesana e cappellano del San Giorgio in commissione: “La riapertura dell’ottava sezione è un’occasione”
Nella seduta di oggi (21 febbraio) della commissione politiche sociali del Comune di Lucca, si è parlato della situazione della casa circondariale a San Giorgio, con il cappellano del carcere e presidente di Caritas diocesana, don Simone Giuli. Presente anche al coordinatrice degli uffici Caritas, Arianna Pisani.
“La situazione del carcere di Lucca negli ultimi anni è nettamente migliorata – ha dichiarato il cappellano -. Adesso i detenuti sono 62 e si è concluso il problema del sovraffollamento. Inoltre è stata finalmente riaperta l’ottava sezione che permette un potenziamento delle attività dei detenuti”.
L’impegno di Caritas nei confronti degli ultimi se esplica anche con l’assistenza e le attività di volontariato ai detenuti del carcere.
“E’ importante che il carcere investa sulla rieducazione dei detenuti – prosegue don Giuli -, dai dati nazionali in nostro possesso infatti, dove vengono posti in essere corsi di socializzazione e di recupero, la recidività dei carcerati si riduce dell’80 per cento. Al contrario nei luoghi di detenzione in cui certe attività non vengono svolte, la recidività è dell’80 per cento. E’ importante questo dato, perché ci fa notare che se si investe sull’educazione e sul recupero è una vittoria per tutti”.
L’articolo 27 della Costituzione infatti recita che la pena del condannato deve tendere alla sua rieducazione. Purtroppo le carceri sul suolo nazionale che possono permettersi attività di recupero sono poche e male organizzate.
“Occorre superare l’idea che il carcere sia esclusivamente un luogo di detenzione – spiega don Giuli -. Deve diventare anche luogo di recupero, proprio per questo Caritas è impegnata in varie attività a disposizione del detenuto. Corsi di digitalizzazione, di cucina, di italiano e anche di genitorialità per i carcerati che hanno figli. Noi lavoriamo anche fianco a fianco con le cooperative che si occupano del recupero dei detenuti, come Calafata. Proprio con loro inizierà presto un corso sulla coltivazione degli orti soprelevati, in cui si potrà apprendere le tecniche di coltivazione che potranno servire anche come bagaglio di conoscenze per un futuro lavoro, una volta scontata la pena”.
A queste attività collabora anche li Comune di Lucca, che ultimamente ha investito nella realizzazione di un campo di calcetto e altre attività.
“Abbiamo anche parlato della Casa San Francesco di san Pietro a vico, gestita dai volontari del carcere di Lucca – dichiara don Simone Giuli -. Si tratta di una struttura in cui possono essere accolti i carcerati che stanno scontando l’ultimo anno di pena. E’ importante che ci sia la massima attenzione su questo argomento e che vengano svolte attività di sensibilizzazione – conclude il cappellano -, per questo ci rechiamo anche nelle scuole per raccontare il mondo del carcere. La grande scommessa sarà quella a livello nazionale, di creare una grande rete di attività all’interno dei carceri per far crollare la recidività e questo sarebbe un successo di cui potremmo godere tutti in futuro”.