Piano operativo, entra nel vivo l’iter per l’approvazione: è scontro sulle modalità di discussione di osservazioni e controdeduzioni




Il sindaco punta ad accelerare sui lavori ma il capogruppo dell’opposizione frena: “Non si può scaricare il ritardo accumulato sulle spalle dei cittadini”
Entra nel vivo l’iter per l’approvazione del Piano operativo. Terminata la fase delle audizioni degli ordini professionali in commissione e chiarita la cornice legislativa entro la quale muoversi per non riadottare il documento, adesso la discussione si sposta sul metodo di lavoro che dovrà essere intrapreso da qui ai prossimi mesi, quando le osservazioni e le controdeduzioni redatte dagli uffici dovranno passare dalle opportune sedi istituzionali per essere approvate.
Se la linea di non riadottare il piano, ma di modificarlo entro i limiti consentiti dalla legge, proposta a più riprese dalla giunta Pardini è stata infatti sposata dall’opposizione – anche se solo sul piano formale e non su quello politico -, lo “scontro” tra il sindaco e il capogruppo del Partito democratico Francesco Raspini si è aperto sulle modalità con cui l’iter sarà portato avanti. Per il primo cittadino, infatti, il lavoro in commissione dovrà procedere per “raggruppamenti tematici”, a partire dall’analisi dalle osservazioni – e delle controdeduzioni – fatte dagli ordini professionali, passando poi per quelle degli enti e via a seguire fino all’approvazione ultima in consiglio comunale, secondo le linee elaborate dagli uffici incaricati di “snellire” il procedimento. Il tutto con l’obiettivo di arrivare all’approvazione dello strumento nel più breve tempo possibile. Viceversa per il capogruppo del Partito democratico – che accusa l’amministrazione di “aver perso tempo dall’insediamento a oggi” e di “accelerare in quella che è la fase più delicata” -, le osservazioni e le relative controdeduzioni dovrebbero essere discusse e votate una a una, prima in commissione poi in consigli comunali dedicati, in modo da dare “una risposta concreta a tutti, dagli ordini ai comuni cittadini”.
“L’obiettivo comune – ha spiegato il primo cittadino questa mattina (26 febbraio) a palazzo Santini – deve essere l’approvazione del piano entro la fine del 2024. Considerando che il documento è stato adottato a novembre 2021, e la legge prevede un iter procedurale di 36 mesi, prorogato durante il Covid, abbiamo tutto il tempo per non lavorare in fretta e furia. Lo abbiamo già ribadito con la delibera dello scorso aprile, la volontà dell’amministrazione è quella di modificare il piano nei limiti consentiti dalla legge, senza riadottarlo. Abbiamo identificato dieci temi, e previsto variazioni per quanto riguarda le norme tecniche, i piani terra e i bonus edilizi, analizzando le 891 osservazioni arrivate, a loro volta suddivise in più punti per un totale di più di 1500 questioni esaminate. Con il lavoro degli uffici – per cui ringrazio il dirigente unico Alessandro Marioni -, e le audizioni in commissione, abbiamo ‘semplificato’ il piano e oggi possiamo passare alla fase operativa. Stasera manderemo ai consiglieri il materiale elaborato, e di volta in volta le controdeduzioni, cercando di arrivare ad approvare il piano nel più breve tempo possibile”.
Il metodo di lavoro non è ancora stato definito, ma per il capogruppo del Partito Democratico, c’è però anche un aspetto politico che non deve passare in secondo piano. “Il primo dato che emerge – ha detto Raspini – è che nel giro di un anno e otto mesi è stata fatta una marcia indietro rispetto a quanto promesso dal sindaco ai vari portatori di interesse in campagna elettorale, ovvero la riadozione del piano operativo. Piano operativo che di fatto resta quello adottato dalla giunta Tambellini, salvo alcune modifiche che, come prassi, vengono fatte nel corso dell’iter per l’approvazione. Modifiche che, in alcuni casi, trovano anche il mio personale supporto, e sulle quali come centrosinistra non abbiamo intenzione di fare ostruzionismo. Penso però che uno dei motivi per cui ci sono voluti quasi due anni per arrivare alla parte operativa del percorso, e il cambio di tre dirigenti, stia proprio nel fatto che in questi mesi si sia tentato di fatto di arrivare a quello che fin da subito era preventivabile come impossibile, ovvero alla riadozione del piano. Una sottovalutazione che è passata anche dall’agenda politica, visto la necessità rimasta inascoltata – ma suggerita anche dal consigliere Elvio Cecchini prima di riconsegnare la delega – di avere un assessore dedicato all’urbanistica”.
“Noi come centrosinistra – ha aggiunto Raspini -, abbiamo tutto l’interesse a far sì che il piano operativo venga corretto e approvato, ma senza fare forzature in termini temporali. Quasi due anni di ritardo non possono essere scaricati oggi sui lavori della commissione, che deve procedere ricevendo per tempo tutte le controdeduzioni, in modo da poter calendarizzare la discussione nelle sedi opportune, analizzando punto per punto. Noi siamo disposti a votare anche a favore, ma solo se messi in condizione di poter lavorare al meglio per il bene della città, senza fretta e senza lasciare nessuna osservazione ‘gerarchicamente inferiore’ indietro, altrimenti saremo i primi a fare le barricate, anche da un punto di vista giuridico”.
“Dire che siamo in ritardo è sbagliato, dato che siamo perfettamente nei tempi previsti dalla legge regionale – ha concluso il sindaco Mario Pardini -. Già lo scorso aprile avevamo deciso di non riadottare il piano, e nel mentre abbiamo nominato un dirigente unico proprio per dedicare a questo strumento tutta l’attenzione possibile. Per quanto riguarda il metodo con cui procederanno i lavori adesso, è una questione da decidere in commissione, partendo però dal presupposto che votare una a una tutte le osservazioni e controdeduzioni è controproducente, non è previsto dalla legge e di fatto cancella il duro lavoro fatto dagli uffici in questi mesi. In Toscana, ad esempio, nessun Comune ha agito con queste modalità“.