Niente targa in memoria di Carlo Piaggia in via Fillungo, l’amarezza dei ricercatori
Romiti e Cerreti: “Fu l’unico esploratore a cui non si può imputare un atteggiamento colonialista”
Il condominio di via Fillungo in cui Carlo Piaggia ha vissuto per un anno, non potrà avere una targa commemorativa per ricordarlo a causa del diniego di uno dei condomini. Non è stato possibile fargli cambiare idea e quindi l’amministrazione comunale ha deciso di omaggiare il grande esploratore, nato a Capannori in terra lucchese, in altro modo.
Non è bastato neanche l’intervento del ricercatore Luca Lupi, sostenitore del progetto Carlo Piaggia, che ha realizzato una grande monografia sull’esploratore lucchese in due volumi da cui è stato fatto un estratto per le scuole, come riportato sul sito Dancalia.
“Purtroppo non c’è stato modo di contattare il condomino – spiega Lupi -, abbiamo tentato ma non c’è stato modo di parlarci per capire i motivi del suo diniego.Probabilmente i motivi non sono riconducibili al nome di Carlo Piaggia, che è sempre stato ricordato per il suo lato umano nei confronti delle popolazioni locali”.
Neanche il professor Claudio Cerreti della Società geografica italiana riesce a spiegarsi il perché: “Carlo Piaggia è l’unico viaggiatore italiano a cui non si può imputare un atteggiamento colonialista – spiega il professor Cerreti -. Al tempo erano molti gli esploratori che consideravano le popolazioni africane inferiori in termini intellettivi, lui invece ha sempre sostenuto una parità sostanziale non condivisa da altri. Per cui oggi il voler negare una targa alla sua memoria trovo sia una cosa molto strana”.
“Piaggia inoltre – prosegue il professore -, era un esploratore dai meriti incredibili, con posizioni radicalmente opposte rispetto ai pari. Fra l’altro è l’unico rappresentante di origini proletarie e questo è un unicum non soltanto in Italia, ma a quanto ne so, nel mondo intero, tanto che, univa formazione e competenze ad una sensibilità contadina”.
Dello stesso avviso anche il professor Antonio Romiti dell’Istituto storico lucchese, che insieme a Lupi cura il progetto Carlo Piaggia.
“Neanch’io riesco a spiegarmi come si può essere contrari ad una targa commemorativa a Carlo Piaggia – dice il professor Romiti -. Non è un personaggio politico, ma è una figura unica in quei tempi, era un grande appassionato di caccia. Non andò in Africa come esploratore ma perché amava la caccia agli uccelli che si praticava a Badia di Cantignano in provincia di Capannori, dove era nato. Forse può avere connotazioni negative per chi è contro la caccia? Potrebbe essere, ma a mio avviso è molto difficile perché la caccia al tempo non era uno sport come adesso e molti uccelli che ha ucciso li ha portati qui da noi e le persone hanno potuto ammirarli per la prima volta. La caccia aveva un ruolo scientifico e divulgativo al tempo”.
Secondo il professor Romiti, Carlo Piaggia non aveva i tipici caratteri del colonizzatore: “Era veramente l’opposto del colonizzatore. Ha vissuto per due anni con la tribù degli gnam gnam ed ha sempre sostenuto che se si vuole conoscere un popolo bisogna viverci assieme. È vero che in uno dei suoi viaggi Piaggia andò in Etiopia, che poi è stata colonia italiana durante il fascismo. Però Carlo Piaggia è morto cinquanta anni prima che accadesse. Io stesso mi recai negli anni Settanta in Etiopia e fui accolto in maniera entusiasta dalla popolazione locale proprio perché provenivo dalle terre che avevano dato i natali a Piaggia. Piaggia è una figura amata anche in e soprattutto in Africa”.