Un gruppo di laici lancia la scommessa: “Chiesa di Lucca, serve più coinvolgimento”

19 aprile 2024 | 10:31
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Un gruppo di laici lancia la scommessa: “Chiesa di Lucca, serve più coinvolgimento”

Dell’Amico: “C’è voglia di una boccata di aria fresca”

Non si è ancora spenta l’eco della iniziativa di un gruppo di laici che, negli ultimi tempi, hanno inteso richiamare l’attenzione dei credenti della Chiesa di Lucca “su alcune derive liturgiche che, a loro giudizio, più o meno consapevolmente minano la credibilità e l’attualità dell’esperienza del Concilio Vaticano II”.

Dopo un primo incontro autoconvocato, cui hanno partecipato almeno 50 persone, il gruppo ha raccolto numerosi commenti e contributi che ora intende sistemare e mettere in comune, così da rappresentare le varie sensibilità di coloro che, comunque, hanno “condiviso l’invito e la preoccupazione di una progressiva perdita di senso della loro stessa esperienza di credenti all’interno della Chiesa”.

“Un momento, anche storicamente, tra i più difficili – dice Claudio Dell’Amico, il portavoce di questo gruppo di persone – che impone non solo speranza e rigore ma anche di affidarsi alla preghiera ed alla personale e comune invocazione dello Spirito”.

“E’ necessario – aggiunge – ripensare anche al percorso storico della nostra Chiesa e del personale significato della esperienza di ognuno nel ruolo e nei comportamenti praticati in famiglia, sul luogo di lavoro, nella formazione e nella relazione sociale e politica. Gli stessi luoghi di partecipazione laicale (consigli pastorali, assemblee parrocchiali) dovrebbero riacquisire anche ai nostri occhi rilevanza e significato nuovi, non necessariamente coincidenti con le esigenze immediate delle attività parrocchiali ma come spazi ed occasioni di un cammino di formazione che diano visibilità e senso alla partecipazione dei laici al governo delle nostre comunità”.

Dell’Amico prosegue dicendo: “Va ricordato come l’incontro e lo scambio tra i partecipanti che ne è fin qui seguito, se da una parte sono stati occasione per riconoscerci deboli e poco esigenti dall’altra ha però richiamato ad una voglia di rinnovata consapevolezza di quanto la scarsa rilevanza dei laici sia stata anche un frutto voluto. Se non è già troppo tardi il dialogo può ancora giocare la sua partita in una Chiesa dove la centralità del prete è un concetto destinato oggettivamente a essere profondamente rivisto mentre la vocazione del laicato esige spazio, consapevolezza e responsabilità nuove. Si è parlato di una ‘boccata d’aria fresca’ capace di investirci in prima persona per interrogarci, scavare, pregare e ripartire condividendo una rotta che, ancora, ha nel Concilio Vaticano II la sua mappa, fresca e ricostituente. Quel Concilio di cui non basta parlare: provare a riconoscerlo e trarne motivo per renderne attuali il significato e la proposta nel cammino della Chiesa sarà l’impegno che questo gruppo intende sviluppare per condividerne la sorpresa di un sentiero riscoperto, da ripulire e tenere in ordine. Non farlo sarebbe un’omissione: l’indifferenza e la fragilità di un otre vecchio”.