La manager della biodiversità: “Aiuole in circonvallazione? Deturpano gli spalti e creano un danno ambientale”

23 aprile 2024 | 14:07
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Claudia Angelini spiega che per avere una città più green ci sarebbe bisogno di incentivare l’utilizzo di mezzi pubblici

L’arrivo della primavera porta ad una riflessione sulla situazione ambientale nella piana di Lucca. La nostra città può essere considerata green rispetto alle più blasonate città europee?

È sicuramente cresciuta negli ultimi cinque anni la sensibilità e l’attenzione sulle questioni ambientali da parte dei cittadini, come ha dimostrato l’indagine realizzata dall’Istituto Demopolis. Ma quello che secondo l’esperta di biodiversità, Claudia Angelini, bisogna fare, è abbandonare definitivamente alcune pratiche sbagliate, retaggio di un passato ormai superato.
Sul banco degli imputati sono finite le nuove aiuole, decorazioni colorate sulla circonvallazione intorno alle mura, in particolare la nuova aiuola realizzata fuori Porta Sant’Anna in occasione dell’arrivo a Lucca del Giro d’Italia, mercoledì 8 maggio.

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“Ho visto l’aiuola creata negli spalti fuori Porta Sant’Anna dove è stata disegnata una bici stilizzata con piantine floreali, ho sentito dire che è stata fatta per il passaggio del drone per le riprese dei Giro d’Italia – dichiara Claudia Angelini, City sustainability manager -. Al di là dei gusti, può piacere o meno, personalmente la trovo piuttosto démodé, questo tipo di ‘decorazioni’andava di moda dieci, quindici anni fa. Ormai è acqua passata. Considerando le direttive europee, la situazione ambientale e l’emergenza climatica, deturpare gli spalti delle Mura oltretutto portando terra dall’esterno, mettendo a dimora specie floreali estranee a quel tipo di ambiente (e bisognose di continue irrigazioni e poco sole), non solo è fuori moda ma a livello ambientale è una cosa gravissima”.

“Abbiamo risultati di tesi e lavori fatti con botanici ed entomologi sull’importanza dell’habitat degli spalti – prosegue Angelini – È stato inquinato con specie inutili un tratto che era esente da specie aliene invasive ed è stato ferito il suolo con tutta la sua ricchezza. Sperando che non siano presenti specie invasive infestanti che inficerebbero sui servizi ecosistemici che svolgevano le specie presenti. Ci vorranno dieci anni affinché il tutto si ripristini”.

Secondo Angelini, sarebbe stato veramente all’avanguardia, al pari di città come Lione, Valencia, Parigi, Londra e Trieste, lasciare i prati com’erano con il loro colore giallo intenso dei botton d’oro (ranuncoli) o anche bianco delle margherite. Adesso invece, a detta dell’esperta, dopo il prato utilizzato per i Comics e il Summer Festival ormai sterile alla semina, anche questa parte degli spalti è stata violata.

“Adesso dall’alto si vedrà una triste aiuola ed intorno un prato giallo, grigio marcescente – continua Angelini -, poteva semmai essere stata fatta la rasatura all’interno del prato in reverse, questo sì che sarebbe stato innovativo. Tutti i fiori che si trovano sugli spalti costituiscono un habitat ai sensi della direttiva europea e come dice la direttiva, il nostro ruolo e dovere di cittadini è di tutelare e conservare gli habitat. Se prendiamo ad esempio i giardini della pioggia (Rain gardens) di Lione, gli stessi sono costituiti con apposita vegetazione e sono sotto il livello della strada per consentire la raccolta di pioggia per ricaricare la falda acquatica e non sovraccaricare la condotta pubblica, che spesso non è adeguata rispetto all’attuale contesto urbano e alla crescente antropizzazione. Da noi le aiuole sono fatte a montagnola con la conseguenza che durante la pioggia la maggior parte dell’acqua scola direttamente nella pubblica condotta. Ecco perché è importante ridurre il consumo di suolo, anzi, va recuperato e va recuperata l’acqua piovana (del resto lo facevano già i Romani)”.

Angelini punta il dito anche contro la messa a dimora di alberi di piccole dimensioni e il loro posizionamento: “Mettere a dimora alberi perché vanno messi è solo a vantaggio dell’amministrazione comunale che si vanta di averlo fatto. Un albero di piccole dimensioni messo a dimora in mezzo ad alberi vetusti e di grandi dimensioni, ha veramente poca probabilità di crescita, vuoi per la presenza di fitte radici degli alberi circostanti, vuoi per la mancanza di luce e di aria. Diverso per alberi che sono stati messi a dimora contemporaneamente. Occorre poi considerare che il clima e il contesto urbano sono cambiati quindi anche la scelta della tipologia di albero è determinante. Nel nostro caso, a detta di biologi e agronomi, si sono scelte tipologie costose, bisognose di cure e lente a crescere. Occorre scegliere tipologie a seconda anche della forma, del bisogno di acqua, della resistenza al calore, della necessità o meno di cure o di trattamenti, della velocità nella crescita, della capacità di sequestrare anidride carbonica. Insomma, ancora una volta, si sottolinea l’importanza della interdisciplinarietà per far sì che gli interventi siano di qualità e non di quantità e soprattutto non siano un costo sociale ma di utilità per il futuro e per le generazioni a venire verso le quali abbiamo un discreto grado di responsabilità”.

Dai risultati dell’indagine realizzata dall’Istituto Demopolis, su un campione di 1500 intervistati, rappresentativo della popolazione maggiorenne della provincia, è emerso che secondo i residenti della Piana, i principali indiziati dell’inquinamento dell’aria sono il traffico e il trasporto su gomma.

La paura del traffico è fondata – ammette Angelini -, Lucca è una città molto piccola e il traffico è veramente pesante e insostenibile. Dall’altra parte è evidente anche che i lucchesi sono molto inclini ad usarla anche per brevi tratti. Ad esempio, ho fatto delle fotografie in piazza Santa Maria alle 23  di venerdì scorso e sono rimasta impressionata dalla quantità di auto che c’erano. Quindi significa che la città è divisa fra una parte più consapevole e un’altra meno – conclude Angelini – Se vediamo i dati Arpat, Lucca è l’unica città in controtendenza con un aumento di polveri sottili e secondo me il problema principale è la mancanza di mezzi pubblici. Bisogna ridurne il numero e andare più a piedi, la città di Lucca fra l’altro lo consente e consente anche l’uso di biciclette. Più si utilizzeranno questi mezzi di spostamento, più Lucca potrà essere considerata una città all’avanguardia e sostenibile.”