“Stop alla vendita di prodotti importati da Israele”: l’appello di alcuni soci a Unicoop Firenze

Alcune associazioni scrivono alla direzione. Partita anche una raccolta firme
Una raccolta firme e un appello a Unicoop Firenze per chiedere lo stop alla vendita di prodotti importati da Israele. È quello che arriva da diverse associazioni del territorio.
“Siamo diverse decine di associazioni, alcune riunite nel Forum per la pace di Lucca Ripudiamo la guerra, altre nel Forum di Firenze per la Palestina, altre non appartenenti a Forum come Assemblea No Guerra No Base di Lucca e Abc Alleanza per i Beni Comuni di Pistoia e
Associazione L’acqua Cheta – Pistoia, e altre associazioni stanno verificando con gli iscritti e risponderanno a breve, associazioni di persone che non possono chiudere gli occhi davanti alle estreme condizioni di sofferenza in cui versa da decenni il popolo palestinese – dicono -. Ci rivolgiamo a Unicoop.fi perché tanti iscritti e tante iscritte sono anche soci e socie di Unicoop Firenze, o consumatori, proprio in virtù dei valori dichiarati dall’azienda, e sono sconcertati e indignati per la presenza sui suoi scaffali di prodotti importati da Israele, tra i quali avocado, melograni, arachidi, datteri e altri, in palese contrasto con quanto l’azienda dichiara rispetto alla eticità dei suoi prodotti,
sia sul sito descrivendo prodotti e iniziative che nel codice di condotta”.
“Come soci di Unicoop.fi chiediamo che l’azienda rispetti i suoi principi etici e abbiamo inviato alla direzione un documento che espone le nostre riflessioni e richieste – proseguono -. Non si tratta quindi di una richiesta di boicottaggio, che pure è uno strumento legittimo di lotta non violenta, come insegna l’esperienza del Sud Africa durante la lotta all’apartheid, e prima ancora, quella di Gandhi nell’India colonizzata dagli inglesi: la richiesta dei soci è che l’azienda metta in pratica i valori che dichiara nel Codice di comportamento e ribadisce nella descrizione della eticità dei suoi prodotti sul sito. Cosa succederebbe se, invece di prodotti che arrivano da Israele si stesse parlando di frutta e verdura di un’azienda collusa con la mafia? Immaginiamo una rapida sparizione dagli scaffali,
accompagnata dalle scuse pubbliche per l’errore. In questo caso sono prodotti che provengono dalle colonie nei territori occupati palestinesi,
illegali secondo il diritto internazionale, in violazione della normativa europea 1 sull’etichettatura dei prodotti provenienti dai territori occupati da Israele nel 1967, ma addirittura quanto sta accadendo in Palestina li rende prodotti provenienti da uno stato accusato di genocidio”.
“Israele infatti è attualmente sotto processo per genocidio contro 2,3 milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza presso la Corte internazionale di giustizia dell’Aja, che ha giudicato l’accusa plausibile (sentenza del 26 gennaio 2024) e ha ordinato di fermare e prevenire tutti gli atti genocidi. Israele sta ignorando questo ordine, ha anzi intensificato i suoi attacchi indiscriminati a civili, ospedali, operatori sanitari, operatori umanitari, giornalisti, e la sua politica di chiusura dei confini, con conseguente privazione di cibo, acqua, medicine che è una ulteriore, tremenda arma di guerra. La sentenza della Corte internazionale di giustizia sul plausibile genocidio obbliga gli stati a porre
fine individualmente e collettivamente alla complicità e a imporre sanzioni mirate nei confronti di Israele – dicono ancora -. In questo contesto, riteniamo che continuare a proporre sugli scaffali merci prodotte o commercializzate da Israele da parte di Unicoop.fi, oltre a rappresentare una violazione dei principi di solidarietà contenuti nel Codice di Condotta, esponga la cooperativa a quella che può essere
considerata come una forma di complicità con il genocidio in atto. Appare inoltre agghiacciante vedere offerti in vendita prodotti alimentari che provengono da chi sta portando bambini e fragili alla morte per fame. Il consumatore ha diritto a essere tutelato dalla presenza di prodotti non etici sugli scaffali, non basta appellarsi alla sua libera scelta“.
“Tra le socie e i soci Coop possono esserci valori, opinioni e sensibilità differenti: ma certamente questo non contempla che si vada contro i principi che si dichiarano, né contro gli organi di giustizia internazionali. Ci si chiede infine quali siano i valori reali della Coop, se non riesce a fare una scelta netta davanti a genocidio, colonialismo e occupazione. Queste riflessioni sono state elaborate insieme ai soci di altre aziende Coop di altre regioni, aziende afferenti tutte a Coop Italia, e stiamo sviluppando analoghi percorsi di mobilitazione per
chiederne il rispetto. In particolare stiamo promuovendo una raccolta di firme a sostegno di questa richiesta tra socie e soci e consumatori – vanno avanti -. A Lucca siamo stati presenti in presidio con volantini e moduli cartacei per la raccolta delle firme sabato 22 giugno alla sede Unicoop.fi di via di Tiglio e sabato 6 luglio alla sede di viale Puccini a S Anna, e prossimamente ci attiveremo con altri presidi.
Invitiamo quindi soci Coop e cittadini a firmare: può sembrare una piccola cosa di fronte all’orrore della distruzione e della condanna a morte per fame e malattie in corso, le cui principali vittime sono i bambini, ma tante firme di tante persone di tante città diverse diventano qualcosa di importante”.
Per firmare, oltre ai presidi, è possibile scrivere a forumpacelucca@gmail.com o a noguerranobase@gmail.com.