Il Comune di Lucca approva la Deco, la Denominazione di origine comunale per valorizzare prodotti ed eventi del territorio
Critica l’opposizione. Martini (Pd): “E’ solo un logo e la solita passerella degli assessori”
Per valorizzare i prodotti e gli eventi tradizionali del territorio lucchese, l’amministrazione comunale ha istituito il marchio DeCo, ovvero Denominazione di origine Comunale. Il regolamento e il logo, sono stati discussi e votati nella seduta del Consiglio comunale di ieri (20 febbraio), dall’assessora al commercio, Paola Granucci.Critica l’opposizione che considera il marchio un modo per svilire il territorio e una passerella per gli assessori di turno.
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“L’amministrazione con questa proposta vuole istituire la DeCo, Denominazione Comunale di origine – spiega l’assessora Granucci -. Uno strumento efficace di diffusione, valorizzazione, promozione dei prodotti, delle sapere, sapori, tradizioni, produzioni, iniziative e attività del nostro territorio. Tutto questo è in linea con gli obiettivi di mandato, in particolare sull’obiettivo, che parla di creazione di un percorso di valorizzazione dei prodotti tradizionali tipici del territorio. Questo processo di valorizzazione e promozione del territorio è già iniziato con il progetto delle Botteghe di Paese e prosegue con l’istituzione del registro della DeCo”.
A livello europeo sono molti i marchi dedicati ai prodotti di origine protetta che però si riferiscono alla qualità del prodotto. Invece il DeCo è semplicemente un marchio di tipicità di un territorio.
“Secondo noi è importante, conservare nel tempo il patrimonio culturale e le tradizioni che qualificano la comunità locale – prosegue l’assessora al commercio del Comune di Lucca -. La DeCo, può servire anche per censire e valorizzare le attività e i prodotti del nostro territorio. È importante soprattutto perché diventa uno strumento di promozione dell’immagine della città di Lucca. È uno strumento praticamente di marketing territoriale di promozione della città”.
Il Comune quindi, andrà a ricercare e individuare nell’ambito del proprio territorio i saperi, le produzioni, le tradizioni, i prodotti, le iniziative, le manifestazioni e le attività locali originali che per la loro particolarità e rilevanza hanno un legame con il territorio e che siano meritevoli di evidenza pubblica.
Secondo quanto spiegato dall’assessora esistono 3 tipi di DeCo: “Il primo gruppo sono i prodotti tipici, un prodotto agricolo coltivato in quel dato territorio, adattandosi al tempo e conservato come cultura dagli abitanti di quel luogo, mi viene in mente ad esempio le pesche del Morianese. Ma anche il Buccellato o un prodotto dell’artigianato, come il filaticcio lucchese. Nel secondo gruppo ci sono le tradizioni, le iniziative, le manifestazioni e altre tipologie di attività locali. Infine – conclude Granucci -, il terzo gruppo riguardano situazioni multiple, come per esempio la pasticceria lucchese”.
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Una volta istituita la DeCo e il Registro delle DeCo, i soggetti interessati ad ottenere l’iscrizione può fare formale richiesta scritta, secondo un modello allegato alla delibera. L’esame della richieste di iscrizione, è affidato a una apposita commissione, composta da massimo di 11 componenti, nominata dalla Giunta comunale, presieduta dal sindaco o da un suo delegato, dal dirigente del settore competente, dai rappresentanti locali del settore agroalimentare, artigianale, commerciale, agricolo e gastronomico.Uno di questi designato dallo Slow Food.
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Dura e critica la posizione della consigliera del Pd, Chiara Martini: “Lucca, tutta insieme, merita un marketing territoriale vero e una visione d’insieme su servizi, accoglienza e promozione. Siamo di nuovo all’esaltazione di uno strumento non adeguato alla città che Lucca è oggi. De. Co. Lucca, porta a svilire il territorio e propagandare per marketing e promozione territoriale, l’ennesima passerella dell’assessore o degli assessori di turno”.
“Crediamo davvero che la priorità per Lucca sia dimostrare con questo logo che un certo prodotto sia un dolce tipico lucchese? – si interroga la consigliera – È una priorità per la comunità e per la promozione del territorio segnalare che la ricetta per la torta alle erbe, per la Garmugia o per il timballo di piccione di Lucca, sono idonee alla certificazione comunale? Tra l’altro, a differenza delle denominazioni protette a livello europeo, Dop, Igp, Stg, le DeCo vengono disciplinate a livello comunale e sono pertanto alla portata di iniziative di valorizzazione locale di prodotti e ricette tipici del territorio, di feste e tradizioni, di produzioni tipiche: in sostanza è un logo. E fra l’altro quello proposto, credo non sia all’altezza della bellezza e della ricchezza culturale di Lucca. Il risultato poi alla fine sembra solo quello di produrre un po’ di visibilità a favore dell’assessore di turno, facendo credere di valorizzare prodotti che in realtà sono già ampiamente valorizzati, conosciuti e amati da tutti, anche fuori da Lucca”.
Secondo la consigliera Martini sarebbe forse più necessario e urgente strutturare politiche di promozione, programmazione e sostegno al tessuto produttivo, agroalimentare e commerciale lucchese.
“Nel settore delle attività produttive e del commercio i problemi sono ben altri ed è sotto gli occhi di tutti il livello di crisi che ha portato negli ultimi mesi a chiusure di attività, nel centro storico e nelle frazioni. Di fronte a questa urgenza gli assessori non hanno niente di meglio da fare che proporre un logo – affonda la Martini -. Quando la Commissione si troverà a riconoscere il logo, chi stimolerà a presentarsi? Il dolce tipico lucchese, l’attività storica che ha già una sua connotazione ben precisa, chi produce la torta alle erbe o quella di riso, oppure il produttore del fagiolo cannellino o della pesca del morianese? D’altronde l’amministrazione Pardini si è concentrata molto su loghi e brand che non sembrano essere così rappresentativi della città né espressione di un’idea di città all’avanguardia: Deco Lucca, Lucca in maschera, Lucca magico natale, Occhio al decoro. Mi chiedo: è così che vogliamo identificare la città agli occhi del mondo? Provate a cercare la parola Mura abbinata alla nostra città su un qualsiasi motore di ricerca: viene fuori di tutto tranne quello che ha proposto l’assessore Santini, già finito nel dimenticatoio ancor prima di essere pubblicizzato. Manca una visione e allora si vanno a ripescare idee e modalità vecchie e superate, di turismo anni Novanta fuori dal tempo, di una promozione e comunicazione pre-social fuori dalla realtà, che non tengono conto né delle esigenze né della reale valorizzazione del territorio, partendo anche dalle sue bellezze: una Lucca diffusa, riprendendo quello che ha fatto la Regione a livello toscano, che merita di essere conosciuta e valorizzata non con sterili passerelle che piacciono tanto agli assessori, ma con progetti di promozione seri e concreti, accompagnati da una reale gestione di ciò che non va o di ciò che va migliorato”.
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“Lucca – conclude Martini – non ha bisogno di merchandising spicciolo, ha bisogno di tutela e valorizzazione, innovazione e servizi, mobilità. La notorietà di Lucca nel mondo è cresciuta negli ultimi anni per la dimensione raggiunta dagli eventi Comics e Lucca Summer Festival, non certo per Lucca magico Natale. Lucca oggi attira già molto di suo, prioritario è agire a livello di infrastrutture materiali e immateriali: la pulizia, le strade, gli strumenti di governance di alto livello integrati con la Regione, il Ministero e l’Ue che portano risorse e sostengono la transizione al digitale e al green. Lo stimolo di cui c’è necessità è quello di innovarsi, tutelarsi, attestarsi su qualità, territorio , cultura, ambiente, benessere delle persone, salute. E se vogliamo fare marketing territoriale, facciamolo con una visione reale e contemporanea: facciamolo con il distretto rurale e poi proviamo ad alzarne il livello nella creazione di un distretto bio. L’ho già detto in altre occasione, ma l’assessore non mi ha mai ascoltato. Il distretto rurale c’è, è già impostato il lavoro, lasciato in eredità nel 2022. Il riconoscimento da parte della Regione di un distretto rurale della lucchesia o della Piana, permetterebbe di allocare le risorse convogliando maggiori opportunità di finanziamento, integrando la specificità lucchese nelle politiche agricole della Regione. Ecco perché avrei investito il tempo che gli uffici del Comune devono dedicare alla DeCo per completare il distretto rurale insieme alle associazioni di categoria e aziende del territorio che lo stanno chiedendo e che farebbe la differenza soprattutto per portare alla piana di Lucca risorse. Quello a cui assistiamo invece è una sorta di isolamento di Lucca dal mondo”.
L’iniziativa ottiene il parere favorevole del Consiglio comunale con 20 voti favorevoli, 9 contrari e 2 astenuti.