Dieci anni senza Mannocci. Nel 1996 scriveva: “Una città che perde la sua memoria è destinata alla massificazione”

La sezione lucchese di Italia Nostra ripropone un contributo dell’architetto sull’immagine della città storica
“La città è la sua memoria e così, quando una città perde la propria memoria e l’identità che l’ha generata, è destinata alla massificazione”. A dieci anni domani dalla scomparsa dell’architetto Roberto Mannocci, avvenuta il 7 marzo 2015, questa sua frase è ancora di grande attualità.
La sezione di Lucca di Italia Nostra vuole ricordare con stima, affetto e gratitudine, lo storico presidente riportando all’attenzione dell’oggi un suo contributo scritto nel 1996 in occasione delle giornate di studio sull’immagine della città storica che conferma l’estrema attualità del suo pensiero, con lo scopo di far riflettere sulla necessità di una revisione culturale sul futuro delle città storiche.
“L’abbandono del centro storico – aveva scritto Mannocci – è un fatto concreto e incontrovertibile. Abbandono residenziale, commerciale, artigianale, terziario e direzionale. Una sola funzione è attualmente in sviluppo: quella turistica. L’incremento di quest’ultima a scapito o di fronte alla decadenza delle altre, è sintomo di un fatale incamminamento verso quella ‘città-museo’ che nessuno dice di volere, ma che nei fatti si dimostra nel futuro, se mancano interventi e scelte concrete”.
Proseguiva il contributo: “Si deve impedire che dalla situazione di abbandono del centro storico si passi a quella altrettanto pericolosa del suo assedio, situazione caratteristica di alcune città d’arte che sono invase dalle truppe di assalto del turismo e del terziario che conquistano spazi e funzioni fino al totale snaturamento della funzione urbana del patrimonio immobiliare. Così come deve essere ribadito il ruolo centrale della residenza quale funzione fondamentale in grado di legare a sé, naturalmente, il mantenimento e lo sviluppo delle altre funzioni urbane”.
“Il potenziamento residenziale del centro storico potrà ottenersi solo tramite la programmazione di ‘attrezzature’ per la residenza e la possibilità di adattamenti del patrimonio edilizio tenendo presente la salvaguardia delle caratteristiche storiche degli immobili e della struttura urbana. Il ‘recupero della città’ passa anche, inevitabilmente dal recupero della funzione dei luoghi comunitari, degli elementi simbolo dell’aggregazione e delle attrezzature collettive, perché non esiste ‘idea di città’ o città senza opportunità di vita sociale e culturale“, concludeva l’architetto Mannocci nel 1996.
L’auspicio della sezione lucchese di Italia Nostra è che la lungimiranza di Roberto Mannocci possa offrire spunti di riflessioni sul futuro della città di Lucca.