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San Michele, il recupero delle campane nel progetto di restauro

9 aprile 2025 | 15:06
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San Michele, il recupero delle campane nel progetto di restauro
San Michele, il recupero delle campane nel progetto di restauro
San Michele, il recupero delle campane nel progetto di restauro
San Michele, il recupero delle campane nel progetto di restauro

Oltre al ripristino delle scale e al restauro dei paramenti, i lavori includono il recupero delle sette campane e del loro sistema

Sono partiti i restauri al campanile di San Michele in Foro, con interventi che mirano a ridare nuova vita a uno dei simboli di Lucca. Oltre al ripristino delle scale di accesso alla cella campanaria e al restauro dei paramenti, i lavori includono anche il recupero delle sette campane e del loro sistema, grazie a un finanziamento di 380mila euro ottenuto dal ministero della cultura. Tra le novità, il riutilizzo dei mozzi di legno originali, che sono rimasti all’interno della torre nonostante l’elettrificazione degli anni ’70.

Il presidente dell’associazione Campanari Lucchesi, Giuseppe Bernini, non nasconde la sua soddisfazione: “Quello che ci rende felici è l’apprendere dell’attenzione rivolta alle campane; sono un notevole bene storico e artistico di questo campanile”.

A fine lavori si potranno osservare 5 bronzi basso-medievali, tutte fuse da maestri fonditori pisani, che per circa 800 anni hanno risuonato a servizio della comunità ecclesiale e civile di Lucca. La concentrazione di un tale numero di campane storiche in un solo campanile è una rara testimonianza dell’evoluzione dell’arte di fusione e del suono di questi strumenti in Europa.

Non si stupisce Bernini, ex ispettore onorario (precisamente per le campane e i campanili) della Soprintendenza di Lucca e Massa Carrara, che specifica: “Su altri campanili della città e del resto della provincia c’è stato modo di registrare un buon numero di bronzi medievali di fonditori pisani e lucchesi. Non è comune in Italia una così elevata presenza di campane antiche, è fondamentale prendere coscienza del patrimonio che contiene la zona della lucchesia”.

Come per tanti altri campanili lucchesi, lo storico concerto di San Michele si distingue anche perché è indissolubilmente legato alle braccia e alla tecnica dei suonatori che fino al XX secolo si sono succeduti nell’effettuare il particolare suono a doppio lucchese.

“In presenza di sempre meno campanari, negli anni ’70 si volle tagliare letteralmente la corda alle campane – spiega il vicepresidente dell’associazione Andrea Giampaoli -. Fu deciso di installare un invasivo sistema di automazione e fu forata la loro calotta per montare dei percussori in grado di simulare il suono tipico della città”.

L’impianto rischiò seriamente di compromettere l’integrità dei bronzi, il che motivò l’intervento nel 2005 di Giuseppe Bernini, che all’epoca ricopriva il ruolo di ispettore. Bernini fermò l’impianto elettrico a causa delle condizioni precarie dei martelli, che, oltre a compromettere l’efficacia, usuravano i punti di battuta delle campane, le quali non erano state fuse per un utilizzo del genere. In seguito, scrisse una relazione in cui suggeriva di riutilizzare i mozzi di legno presenti nel campanile, con l’obiettivo di ripristinare il suono a mano delle campane.

Da 9 anni l’associazione Campanari Lucchesi offre servizio a un buon numero di parrocchie e paesi. Parte dei suoi 40 soci è attiva nel centro storico di Lucca e dal 2021 sul rinnovato campanile di San Frediano. Il gruppo si propone anche di fornire agli enti preposti suggerimenti per interventi sulle campane e sulle loro attrezzature. Per questo conclude il presidente Bernini: “Siamo a disposizione per contribuire alla riscoperta e restauro del concerto di San Michele, auspichiamo un integrale ripristino del doppio a mano lucchese“.