Cei: “Senza impresa e lavoro non esiste sviluppo”

“La fine degli stimoli della Bce e la stretta sulla flessibilità in area eurozona renderanno il 2018 un anno potenzialmente critico per la tenuta finanziaria del paese”. La pensa così Lido Cei di Idea Service, l’azienda lucchese che si occupa di finanziamento e sostegno alle imprese.
“L’unica strada percorribile – dice – è quella di continuare a percorrere il sentiero stretto percorso in questa legislatura ovvero riduzione del deficit e aumento del Pil. Per il 2019 leggendo il documento di economia e finanza, si prevede un rapporto deficit/pil allo 0,9. Eventuali margini di flessibilita si potranno negoziare solo a fronte di un poderoso piano industriale per il paese rivolto a investimenti e innovazione. Se l’Italia non saprà essere all’altezza andremo incontro ad un secondo choc sistemico come quello vissuto nella prima fase della globalizzazione. Mi pare che l’avvio della campagna elettorale perenne mostri una diffusa mancanza di consapevolezza rispetto a quanto su detto”.
“Io penso – prosegue Lido Cei – che la parola d’ordine non debba essere “abolire” ma “costruire” su due pilastri: impresa e lavoro. La rivoluzione digitale crea e distrugge occupazione e non riesco a vedere quale sarà il saldo netto. Pensiamo che le dieci professioni oggi piu richieste dal mercato del lavoro dieci anni fa non esistevano e il 65 per cento dei bambini oggi alle elementari affronteranno un lavoro oggi sconosciuto. E’ ormai certo che nella grande riallocazione mondiale del lavoro l’occupazione crescerà nei paeso che hanno investito in competenza digitale e per questo in Italia ci sono profondi gap da colmare tra sud e nord e nei confronti con altri paese europei. Finalmente gli investimenti industriali e l’export sono ripartiti facendo da traino all’intera economia che vede un 11 per cento di incremento relativamente agli investimenti industriali incentivati dal piano industria 4.0 addirittura migliore di quanto avvenuto in Germania”.
“In conclusione – commenta Cei – non esiste sviluppo, reddito e benessere senza investimenti, imprese e lavoro. Le scorciatoie conducono a vicoli ciechi e spesso a propri burroni. L’Italia è ancora fragile e le ferite della crisi ancora aperte. E’ fondamentale affidare la guida del paese a persone responsabili e ompetenti che partano da queste consapevolezze e priorità”.