
Se amare è la capacità di estendere il proprio io allo scopo di favorire la propria e l’altrui crescita spirituale è possibile amare solo altri esseri umani. Non avere certezza di cosa pensino i nostri animali consente di proiettare su di loro i nostri stessi pensieri e sentimenti e quindi di provare un’affinità emotiva che spesso non corrisponde affatto alla realtà. L’assenza di un linguaggio comune rende impossibile una verifica della realtà del sentire dell’animale. Gli animali ci appagano finché la loro volontà coincide con la nostra e cerchiamo in tutti i modi di aumentare la loro dipendenza nei nostri confronti.
È proprio la dipendenza e non l’indipendenza, che noi apprezziamo nell’animale.
Certo ci sono esseri umani che sono in grado di amare soltanto degli animali, perché non sono un grado di rapportarsi ad altro essere umano su un piano di parità né sono capaci di desiderare l’altrui crescita e l’altrui raggiungimento dell’indipendenza perché quel che realmente desiderano è esercitare il controllo sull’altro, siano essi animali che uomini. Ma ci sono anche umani capaci di riconoscere e rispettare l’alterità, individuarne bisogni diversi dai propri, avere e prendersi cura di chi, anche senza esserne consapevole è in grado di donare così tanto calore, affetto, attaccamento; umani capaci di rimanere entro un limite equilibrato, senza la necessità di umanizzare e creare un rapporto distorto, dove l’animale perde libertà e dignità, trasformandosi in un oggetto di compensazione. Fiducia e cura sono i tratti fondamentali di queste relazioni e da esse si generano le responsabilità morali umane nei confronti degli animali domestici.
Del resto amare veramente gli animali, qualunque cosa si intenda con questa espressione, dovrebbe significare, in primo luogo, rispettarli: vale a dire rispettarne la specificità, la diversità. Non li ama veramente colui che – sforzandosi di umanizzarli – li trasforma in una caricatura dell’uomo.
Dagli anni ’70 la zooantropologia ha cercato di dare risposte ai contributi benefici emersi dalla relazione con le altre specie, in modo particolare, nell’ambito educativo e assistenziale della pet-therapy. La zooantropologia studia la relazione uomo-animale rispetto i contributi al cambiamento della persona e si pone come obiettivi di migliorare l’approccio con l’animale e la sua l’integrazione nell’ambito sociale e familiare, per ottenere effetti positivi sull’uomo.
La pedagogia incontra la zooantropologia nel momento in cui considera l’animale come alterità, ossia rispettato come partner di relazione, evitandone sia la strumentalizzazione che l’antropomorfizzazione.
Alcune persone, i bambini in particolare, sono istintivamente attratte dagli animali, incontrano un analogo linguaggio emotivo e comunicano con loro in maniera spontanea usando il corpo, il contatto, lo sguardo, il movimento, condividendo un rapporto viscerale e immediato con le emozioni, sperimentandole in tutta la loro intensità. Maria Montessori indicava l’importanza di educare i bambini al contatto con la natura e con gli animali Nessuna cosa è più capace di questa di risvegliare un atteggiamento di previdenza nel piccolo che è abituato a vivere senza pensare al domani. Ma quando sa che gli animali hanno bisogno di lui e che le pianticelle si seccano se non le innaffia, il suo amore va collegando l’atto di oggi con il rinascere del giorno seguente, in un continuum temporale e coerenza nel legame: la fiducia nella cura appare come il nucleo centrale del rapporto uomo/animale domestico, dove si esplicita la cura nel suo senso etico: prendersi cura dell’altro da sé, un essere che ha un’identità e una soggettività ben precise da tenere in grande considerazione.
La presenza di un animale domestico, in una dimensione di equilibrio psico affettivo, cementa le relazioni sociali, sviluppa empatia e altruismo, migliora le doti di leadership, rafforza l’autostima, dà significato al senso del dovere: preoccuparsi di dargli da mangiare e da bere nella quantità e nelle ore giuste, fare attenzione alle altre sue necessità fisiologiche, al suo stato di salute e all’umore, dedicargli comunque del tempo, tutte esperienze di grande impegno dove la ragione d’essere è la piacevolezza del fare e del sentire e la reciproca gratificazione che essa produce; soprattutto in considerazione che un animale domestico è una scelta.
In senso molto più ampio non vi è amore senza rispetto dell’altra vita da sè e rispetto significa cogliere un tu che comprende molto più di quanto appaia.
dottoressa Valentina Ciuffi
pedagogista clinica ed educatrice professionale
valentina.ciuffi@libero.it