I sistemi rappresentazionali: sei visivo, uditivo o cinestetico?

27 novembre 2018 | 16:44
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I sistemi rappresentazionali: sei visivo, uditivo o cinestetico?

I sistemi rappresentazionali sono quei canali d’ingresso sensoriali che consentono alle persone di assorbire e interpretare la realtà in cui vivono a seconda delle loro percezioni assolutamente personali, e pertanto uniche. I sistemi rappresentazionali si basano sui sensi principalmente utilizzati e sono: visivo, auditivo e cinestetico.

Il sistema visivo è quel particolare filtro mentale che attribuisce rilevanza, nell’atto dell’interpretazione della realtà, alle immagini. Il sistema auditivo, invece, attribuisce rilevanza ai suoi. Il sistema cinestesico, infine, basa l’interpretazione della realtà principalmente attraverso le sensazioni e le emozioni. Ognuno di noi, pertanto, avrà un sistema rappresentazionale preferito, ossia utilizzerà più volentieri un certo sistema sensoriale al momento di filtrare un messaggio proveniente dall’esterno. È possibile capire il canale sensoriale preferito da una persona ad esempio prestando attenzione ai modi di dire utilizzati, oppure a verbi, aggettivi o parti intere di frasi che richiamano direttamente uno dei tre canali sensoriali, per esempio:
visivo: visione, visuale, non vederci chiaro, avere un punto di vista, vedere tutto rosa;
auditivo:sentire, ascoltare, a parole, avere voce in capitolo, fare orecchie da mercante;
cinestesico: toccare, concreto, avere un peso sullo stomaco, avere fiuto, toccare con mano.
Inoltre anche il non verbale ci aiuta a capire la preferenza. Colui che utilizza in maniera preferenziale il canale visivo utilizzerà un tono e un volume alti e avrà una gestualità descrittiva tendendo a disegnare nell’aria l’immagine che sta riproducendo con il pensiero. Avrà il corpo eretto e rigido, avrà un respiro alto e rapido La persona auditiva, invece, avrà un tono di voce, un volume e un ritmo variabili (musicali, potremmo dire) mentre la gestualità tenderà a seguire il ritmo del parlato. La respirazione sarà diaframmatica, la posizione raccolta. Il cinestetico utilizzerà una gestualità tendente a toccare le parti del corpo di cui sta parlando, e adotterà un ritmo lento, un tono e un volume bassi. Il respiro sarà addominale e profondo. Quando guidi una meditazione è utile tenere conto di che tipo di persona hai davanti, se sia vivo, auditivo o cinestesico. La guida cambia molto nei tre casi. Sarà perfettamente inutile far fare una visualizzazione a un cinestesico, non vedrà niente, non è il suo canale. L’esperienza gli risulterà stressante nel tentativo di vedere ciò che non riesce. Direi che una meditazione così sia quantomeno controproducente. Sarà senz’altro più utile e gratificante per lui e per te porre l’attenzione sulle sensazioni, sul respiro, sulle emozioni che sta provando. Utilizzare il suo canale, non il tuo. Così se hai a che fare con un auditivo sarà utile utilizzare una musica, campane tibetane, gong, o comunque puntare l’attenzione sui suoni (se stai visualizzando il mare, per esempio, potrai portare l’attenzione sul rumore delle onde). C’è da dire che nessuno di noi utilizza un solo canale, tutti li utilizziamo tutti e tre, con una preponderanza. Quindi la cosa migliore è guidare usando tutti e tre i canali, ma portando principalmente l’attenzione sul canale preferito del nostro interlocutore. Se conduci gruppi, all’interno dei quali ci saranno diversi tipi, diventa ancora più importante diversificare la guida della meditazione. Naturalmente anche quando meditiamo da soli l’esperienza sarà migliore se utilizziamo il nostro canale principale.

dottoressa Elisa Pietrini
counselor ad indirizzo olistico ed operatrice reiki di II livello