“Se la violenza è così grave, allora perché lei non lo lascia?”

Violenza e sudditanza psicologica: affrontano il tema due professionisti che collaborano col Consultorio La famiglia di via del Fosso a Lucca
Perchè una donna che vive una relazione in cui è vittima di violenza non lascia il proprio partner? Come nel precedente articolo, anche qui ci troviamo di fronte ad uno stereotipo che aiuta ognuno di noi a rendere la realtà circostante molto semplice ovvero è facile dedurre che se la donna rimane dove è in realtà non subisce una violenza tale da farla scappare…. ma non è così. Proviamo a spiegare perchè.
Dai racconti delle donne che si trovano incastrate in una relazione violenta emerge spesso una sequenza di comportamento ridondante messa in atto dal proprio compagno che proveremo di seguito a semplificare:
1) All’inizio del rapporto l’uomo si mostra innamoratissimo, facendo sentire la donna scelta per alcune sue caratteristiche positive che la differenziano da tutte le altre donne che ha incontrato prima di lei. In questa fase spesso avviene una richiesta di accelerazione della relazione con una proposta di convivenza o addirittura di matrimonio.
2) Il partner diventa possessivo e geloso ma la donna spesso scambia questo atteggiamento per protettivo. La sensazione prevalente in questa fase nella donna è il senso di colpa per non riuscire a rispondere alle richieste irragionevoli del proprio compagno, del tipo: “se esci con le amiche significa che non ti basto e che non non ti importa di me”.
3) A questo punto è il partner ad avere il controllo della relazione e la donna si adatta a questa nuova identità di subordinazione rinunciando alle sue abitudini e ai suoi interessi.
4) In quest’ultima fase sia le richieste sia le limitazioni della libertà della donna aumentano e parallelamente le giustificazioni che quest’ultima dà al comportamento del compagno. E’ qui che si crea un’escalation in cui possono aggravarsi le aggressioni fisiche. La donna è sempre più isolata dai familiari o dagli amici e costretta a vivere in una prigione dove le sbarre sono costituite dalle regole imposte dall’aggressore che diventano la sua normalità.
E’ possibile uscirne? A mano a mano che si va avanti con le fasi descritte è sempre più difficile, quello che crediamo sia importante è imparare a riconoscere i segnali di avvertimento di una relazione che sta inesorabilmente diventando sempre più malata.
Continua…
A cura del dottor Daniele Filippi e della dottoressa Gaia Bullentini
psicologo e psicologa