Da colazione a cena: una giornata di chilometrica follia






Viaggio per lo Stivale fra piacevoli segreti e prelibatezze. Ovvero il tempo è l’aria che ti circonda, ma anche quello che mangi e bevi
Ore 7,30 Colazione cappuccino con i cappuccini
Alzataccia. Dopo i gesti automatici e feticistici da automobilista compulsivo: aggiusto volante, sedile e specchietto, dove è la cuffia per il telefono, gli occhiali da sole eccoli qua, imposto il navigatore, parto. Oggi autostrada a gogò. Esco da Milano mentre in migliaia entrano. Le espressioni che intravedo in chi incrocio mi dicono che devo assomigliargli un po’. Ohibò.
Mi meriterei una colazione ma il frastuono da pollaio dell’autogrill no. E allora? Milano-Venezia I love you: penso sia la prima volta che qualcuno dice così. Ma su questa autostrada da rollerball, fra alte barriere antirumore (o antifuga?) dopo un certo ponte, c’è un certo spiazzo. Ti fermi. Poi con nonchalance ti immergi nella porta di emergenza (c’è proprio il disegno di un qualcuno che sta scappando). Passi un tornello di selezione e sei in un viale di cipressi illuminato dalla luce radente del primo mattino. Davanti a te la Madonna. Beh… non volevo qualcosa di migliore dell’autogrill? Va bene un santuario? esagerato…

Manca ancora mezzora. A cosa? Leggete leggete…
Allora prima mi faccio un giretto nel chiostro tappezzato di ex voto e Pgr (per grazia ricevuta) con tutte le foto delle macchine incidentate (toccatina…). C’è sempre qualcosa che non avevo visto la volta prima. Per assonanza e normalità fraternizzo fra i frati scambiandoci domande e risposte semplici.
Mentre finisco il giro sento cantare messa, diciamo le ultime strofe… eh sì ci siamo manca cinque alle otto.
Le otto! Ecco è finita la mezz’ora. Ora apre il bar sotto il colonnato, accanto all’entrata dell’albergo!
Un bar semplice, direi con un certo stile (è pur sempre dopo un certo ponte e accanto a un certo spiazzo), con personale elegante, gentile e un po’ fané. A 30 metri dall’autostrada stormire di fronde e cinguettio di uccellini (sì erano barriere antirumore…)
Un massaggio cerebrale rispetto a quel rumore di tazzine e cucchiaini isterici, quelle divise sparate, immagini coordinate dapperovunque… stress da prestazione e facce stralunate con cappelli sulle 23 che ti ripetono all’infinito quello che hai chiesto con la finale se vuoi il menu completo (a colazione???) o l’offerta di un gratta vinci, il tutto se mai masticando cingomma e giustamente pensando a qualche fatto proprio, guardandoti e non vedendoti.
Ah… Cornetti piccoli, così me ne mangio 2, con marmellata o vuoti, normali o ai cereali, morbidi e buoni. Naturalmente un cappuccino. Anzi 2, 3… 4…5? Ma sì, quelli veri in carne e ossa, con il saio e il cordone….
Colazione con i frati cappuccini: non vi sembra l’armonia assoluta?
Uscendo un ultimo sguardo al Santuario, mi appoggio ad una botte, sarà vino santo…
Ore 13,45 pranzo alla Rugginosa
La mattina è passata veloce, un incontro tattico, prendi campioni e poi giù in discesa verso la Toscana. Tappa a Grosseto, incontro, parliamo, check email, che ne dici di una cosa veloce? Sì un panino. Di quelli veri.
Sull’Aurelia vecchia in mezzo ai campi bruciati dal sole, un barino, anzi un barrino come piace dire a tanti in Toscana, con spiazzo sterrato davanti. Località La Rugginosa, sì: panino alla Rugginosa, come dire duello all’Ok Corral, no? Mitico.
Dalla luce forte fuori ad un’oscurità dentro attraverso una tenda rasta di plastica verde, bar e piccolo negozio di alimentari, la signora col grembiule, dietro alla vetrinetta di calorie in ordine sparso chiede sempre: rosetta o fette di pane? Per me è 2 fette di pane con mortadella e stracchino. Il profumo della mortadella lo dovrebbero brevettare prima che Dior o Armani ci facciano un’essenza per gastrofighetti… Con quei titoli in francese o le parlate in inglese incomprensibile per farti sentire inferiore… No: la mortadella è la mortadella!

Altri clienti che sembrano essere muratori e idraulici in pausa pranzo rilanciano con panini che quanto a energia potrebbero far partire a spinta un tir: soppressata e sottoli, acciughe olio e burro, prosciutto funghi sottolio e salsetta (misteriosa). Il grosso pane casalingo si consuma come una candela in un incendio, quasi tutti innaffiano a birrini (ottimo abbinamento con il barrino) e vino al bicchiere, da fiasco. Io devo guidare ancora: acqua (con rispetto parlando). Variante accettata Chinotto? No l’hoffinito…
Il panino, diminutivo immeritato, va giù fra un discorso e un altro di filosofia popolare, secondo me anche Cicerone veniva qui o chissà in quale barrino e ci ha preso ispirazione per i 5 libri delle Tusculanae Disputationes.
Caffè, al vetro: unica versione ammessa fra i popoli civilizzati. Quel minimo nero, quella crema color tostato che riesce a tenere in sospensione il bianco dello zucchero e quella piccola trasparenza in una voluta perfetta. Prima di berlo il piacere è guardarlo, intensamente ma non a lungo perché mi piace caldo. Come a qualcuno…

Pure un po’ a sud dalla patria di origine ci starebbe una bomba alla livornese (sempre in vetro ma un po’ più cicciottello e con le prese, naso da fumento e macchia di colore scorza di limone), ma ho bevuto acqua e la bomba sull’acqua che ci sta a fare? Avrei dovuto bere vino, ma poi vino più bomba chi ci arriva in sicurezza all’aeroporto di Fiumicino? Chissà, potrei chiedere ad una gazzella o a una pantera se mi ci accompagnano dopo avermi fermato e tolto tutti i punti della patente?
Vai con il caffè al vetro normale, la bomba la prossima volta, gli animali della foresta, della savana, della montagna e del deserto sono avvertiti…
Ore 21,30 Cena da Enrico a Piazza Bologna, via Livorno, Roma.
Questa giornata mezza italiana (in effetti mi sono guidato almeno per mezza italia) finisce con le gambe sotto al tavolo di Enrico a Piazza Bologna, vicino a Via Livorno che, come potete immaginare… è a Roma. Ormai ne ho cambiati così tanti da stamattina che i luoghi stessi si mischiano e si confondono quanto me.
Un ultimo tratto di Aurelia antica sventrata dai lavori che la vogliono rendere più veloce (addio barrini e trattorie lungo la strada) Terminal 1 di Fiumicino, i clienti-amici che arrivano, abbracci e baci e… tutte quelle valigie? Opera di mosaico creativo del bagagliaio, corsa (si fa per dire) in centro e… toh, a pochi metri da via Livorno (la bomba mi rincorre) c’è Enrico, consigliato dal “letto & colazione” degli amici: “Ao’ i tonnarelli cacio e pepe sò ‘na favola…”
Ao’ c’aveva raggione! Certo che… ci sono anche certi bucatini alla matriciana (o all’amatriciana se siete pedanti oppure siete di Amatrice)… Mumble mumble… anvedi la civiltà di Roma: ci sono le mezze porzioni che aiutano nel dubbio, una tradizione. Ma stasera mi sento innovativo, direi affamato, e quindi va per le porzioni intere di entrambi-ambedue i monumenti della cucina romana. E poi le avete mai lette delle mezze favole?

È come darsi una pacca sulla spalla.
E mi bevo un bicchiere di rosso de li castelli fresco di caraffa ed è come farmi “ganascino”. Un ganascino solo perché dopo cena devo guidare… I carboidrati delle legioni romane mi daranno energia e concentrazione per tornare subito indietro lungo l’Aurelia antica-quasi-moderna con i lavori in corso ed eviterò l’imbottigliamento del mattino(chissà con che vino lo faranno…).
Chissà quando sentirò sonno e dove mi fermerò a dormire e… domani chissà quale colazione mi aspetta? La vita è fatta di scale… ma anche in auto c’è chi scende e c’è chi sale. Mi sento molto “chi”.
Funa il Viaggiatore Romantico