Del Ghingaro: “Scuola è il futuro, non si può tagliare su questo”

Il sindaco di Viareggio: “Purtroppo il settore sembra dimenticato dal governo”
La scuola sia messa al centro dell’azione del governo e degli enti locali. Lo dice in un suo intervento il sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro: “Nell’euforia della generale riapertura decisa ieri sera dal Governo, resta fuori, come purtroppo accade spesso, il mondo dell’istruzione e dei servizi educativi. Tra le cose che questa pandemia dovrebbe insegnarci, c’è anche il valore della scuola intesa come momento di formazione e di crescita culturale, come luogo di incontro e di scambio, come opportunità di riscatto anche e soprattutto per le categorie più deboli”.
“Tutti noi abbiamo visto lo smarrimento dei nostri bambini e ragazzi, abbiamo condiviso con loro la mancanza di una palestra formativa indispensabile per aiutarli a diventare protagonisti del futuro che li aspetta – osserva -. Sin dall’inizio, appena è stata decisa in modo improvviso e inaspettato la sospensione delle attività didattiche, dirigenti scolastici, professori, maestri, educatori, si sono attivati per mantenere un legame con i propri studenti e continuare il percorso di apprendimento bruscamente e inaspettatamente interrotto. Un nuovo modo di fare scuola che, se non può sostituire la pratica dell’apprendimento come scambio e crescita reciproca, ha però aiutato i nostri ragazzi a mantenere un legame con compagni e docenti”.
“La scuola, in questa terribile pandemia, ha dato un segnale importante – sostiene Del Ghingaro -. Eppure ancora una volta resta ai margini delle decisioni governative e politiche. Anzi, ancora una volta su di essa si abbatte la scure dei tagli: nella nostra provincia dal prossimo anno ci saranno 43 insegnanti in meno a discapito della didattica ma anche di quella sicurezza necessaria per far ripartire il prossimo anno scolastico. La scuola è il nostro futuro: ha bisogno di investimenti in termini di strutture e di personale per garantire ai nostri bambini e ragazzi la possibilità di tornare ad imparare in classe. Questi mesi ci hanno dato un’importante lezione di vita: insegnanti e alunni incollati davanti allo schermo di un pc, di un tablet o di un cellulare hanno stravolto le proprie abitudini e si sono incontrati, attraverso gli strumenti tecnologici, non solo per proseguire il percorso di apprendimento ma anche e soprattutto per superare insieme la paura e l’isolamento sociale provocati da un virus arrivato all’improvviso”.
“Penso agli adolescenti – prosegue -, ma anche ai bambini più piccoli, quelli che frequentano gli asili nido o le scuole materne; per loro l’interruzione è stata ancora più netta perché non è facile continuare il percorso educativo a distanza. Per loro e per tutti gli altri, la politica ha il dovere di dare risposte chiare e di prevedere investimenti concreti. Se a settembre, quando suonerà la prima campanella, vedremo di nuovo bambini con il grembiule accompagnati per mano dalle mamme o adolescenti in jeans e maglietta incollati all’inseparabile smartphone varcare la soglia delle nostre scuole, potremo dire di aver sconfitto questa pandemia. Perché l’istruzione e l’educazione sono i pilastri della nostra comunità: è a scuola che si impara a confrontarsi con gli altri e a convivere con idee diverse, è a scuola che si inseguono sogni e si fanno progetti, è a scuola che si diventa uomini e donne”.