Aziende lapideo contro piano paesaggistico, lettera al governatore Rossi

24 giugno 2014 | 11:45
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Aziende lapideo contro piano paesaggistico, lettera al governatore Rossi

In vista dell’imminente riunione della terza e sesta commissione del consiglio regionale che discuterà la delibera 485 di variazione del Pit con valenza paesaggistica, il coordinamento delle imprese lapidee Apuo-Versiliesi, il Consorzio Cosmave, il Cam, Assindustria Lucca, Assindustria Massa Carrara, la Lega Cooperative Massa Carrara e il Consorzio Marmi della Garfagnana inviano una lettera al presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, e ai consiglieri della sesta e terza commissione regionale, ponendo ancora una volta la questione del rischio chiusura di tutto il settore Lapideo regionale che temono avverrà se il Piano sarà approvato così com’è.

Le imprese del settore sostengono che un passaggio amministrativo così importante con norme violentemente impattanti effettuato senza il coinvolgimento diretto delle aziende e senza le debite verifiche, potrebbe essere dannoso per la popolazione e per i lavoratori che vivono in virtù dell’esistenza del comparto marmifero e lapideo nella Regione Toscana. Nella lettera le imprese lapidee si dicono inoltre sbigottite dalle dichiarazioni, da loro giudicate “false e ingiuste”, rilasciate in ambito istituzionale nazionale dall’assessore Marson a da altri funzionari della Regione Toscana e della Direzione Regionale della Toscana, giudicate screditanti nei confronti del territorio e della questione delle cave. L’assessore Marson avrebbe parlato dell’attività delle cave dicendo che “in quel conflitto non c’è la difesa di un’attività imprenditoriale importante, trattandosi di un’attività di distruzione di un patrimonio paesaggistico senza significative ricadute nemmeno dal punto di vista occupazionale e della qualità dell’attività produttiva”. “E altrettanto inaccettabile – dicono le aziende – appare una ulteriore presa di posizione dell’assessore Marson che ha dichiarato di non volersi sedere al tavolo con i “cavatori” perché gli stessi hanno fatto ricorso preventivo al Tar”. Ma le imprese lapidee sostengono che non di soli cavatori si tratta e con orgoglio ricordano che il comparto lapideo include grandi maestranze, fresatori, palisti e gruisti, tecchiaioli e lucidatori, geologi e ingegneri, rifinitori a mano, scultori, ornatisti, elettricisti e meccanici, autisti, idraulici e programmatori di controlli numerici. E sottolineano che “dalle mani di questi uomini e dalle cave sono usciti il David e La Pietà di Michelangelo, per secoli da queste montagne è partita la pietra nobile che viene calpestata in migliaia di metri quadrati nel mondo, testimoni delle più importati architetture rinascimentali, simbolo della formidabile superiorità della nostra cultura italiana. La storia di questo territorio è una storia ininterrotta, fatta di opere di arte e di architettura che, partendo da questa terra hanno affollato il mondo. Un fiore all’occhiello della Nazione, prima ancora che del territorio toscano. Le aziende sono artefici di questa storia, fatta di lavorazione, oltre che di escavazione. Le imprese del settore ribattono inoltre che non è vero che le nostre montagne sono spogliate, che non ci sono filiere di trasformazione locale poiché le aziende lapidee del territorio apuo-versiliese non esisterebbero se non ci fosse alle loro spalle una montagna con i suoi marmi, sempre più trainanti, che innescano un meccanismo di trascinamento di altre pietre che nel mondo si comprano, che qui vengono lavorate e di nuovo esportate nel mondo. E ricordano che le aziende di trasformazione non potranno sopravvivere senza i marmi delle Alpi Apuane. Ciò che le imprese contestano alla Regione è di aver lavorato su un orizzonte legislativo così complesso senza l’apertura di un tavolo con le imprese del settore lapideo toscano, senza valutare le incertezze in cui l’approvazione del Piano Paesaggistico getta sulle attività e senza curarsi delle conseguenze occupazionali che l’entrata in vigore delle norme di salvaguardia di fatto potrà provocare”. “E, nonostante le numerose richieste, di essere stati tagliati fuori da ogni discussione gli imprenditori e le associazioni datoriali e dei lavoratori delle aziende interessate dal Piano Paesaggistico e dalla legge 78/98. La fretta di chiudere e portare avanti questi provvedimenti senza un confronto porterà – secondo le imprese.- solo a ricorsi ed ulteriori contestazioni, in un crescendo di difese e tutele che avranno come effetto solo quello di mettere in ginocchio un settore dell’economia Toscana. Al presidente Rossi e ai consiglieri le imprese e le cooperative chiedono perciò di adoperarsi affinché venga chiusa questa fase di incertezza, di prodigarsi al fine della tanto auspicata apertura di un dialogo fattivo che assicuri il giusto futuro alle imprese e al territorio, che nelle norme di salvaguardia sia previsto il mantenimento del regime normativo autorizzativo attualmente vigente, in modo da garantire la sopravvivenza delle aziende e del loro lavoro. E comunicano che difenderanno questa sopravvivenza con le più forti e determinate iniziative di tutto l’intero comparto lapideo toscano”.