Impianti di biocarbonizzazione, l’innovazione parla lucchese

26 marzo 2015 | 14:11
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Impianti di biocarbonizzazione, l’innovazione parla lucchese
Impianti di biocarbonizzazione, l’innovazione parla lucchese
Impianti di biocarbonizzazione, l’innovazione parla lucchese

Riduzione delle emissioni di CO2, un super-prodotto, il biocarbone, capace di fare la differenza in molti campi d’impiego derivante dai rifiuti organici urbani, industriali e, più in generale, da tutte le biomasse umide, acqua altamente fertilizzata e zero sprechi. Questo è il processo di carbonizzazione idrotermale, innovativo sistema per la chiusura del ciclo dei rifiuti organici presentato questa mattina (26 marzo) a Lucense, nell’area del Polo Tecnologico Lucchese, durante il terzo workshop internazionale del progetto europeo NewApp.

Non a caso è stata scelta Lucca come sede del convegno: potrebbe, infatti, sorgere a Capannori il primo impianto italiano di carbonizzazione idrotermale, realizzato da Ingelia Italia, azienda nata dalla joint venture tra Smarty Agency e Ingelia, l’azienda spagnola proprietaria del marchio e della tecnologia. Individuata a Salanetti la zona che dovrebbe ospitarlo, l’impianto di Capannori sarebbe punto di riferimento a livello europeo per la creazione di bio-char, con esportazione in tutta Europa dei prodotti finali del processo di valorizzazione dei rifiuti. E’ allo studio e al vaglio delle amministrazioni la nascita di un impianto gemello anche a Piombino, garantendo alla Toscana, in caso di approvazione, un primato a tutti gli effetti.
Una mattinata di approfondimento e conoscenza della nuova tecnologia di Ingelia che consente di ridurre di circa 120 volte il tempo di trattamento dei rifiuti: dai 40 giorni degli impianti di compostaggio alle 8 ore della biocarbonizzazione, con un chiaro risparmio di odori, energia elettrica ed emissioni inquinanti. L’impianto inoltre è in grado di produrre il biocarbone, versatile e sfruttabile a 360 gradi, ma anche una quantità di acqua, derivante dal processo di disidratazione dei rifiuti, altamente fertilizzata e sfruttabile per il miglioramento del terreno.
“Quella di Ingelia è la migliore tecnologia sul mercato, al momento – spiega Massimo Manobianco, amministratore delegato Ingelia Italia –. Prevediamo che entro il 2030 dovrebbero esserci almeno 300 impianti in Italia, distribuiti in maniera uniforme per un investimento pari a circa 3 miliardi di euro”.
“Lucca è stata scelta per la volontà di utilizzare la piazza locale come luogo d’innovazione – prosegue Manobianco –. La biocarbonizzazione idrotermale, che abbiamo introdotto durante il convegno, a Lucca è un’assoluta novità e fa parte di un progetto comunitario di ampio respiro che punta alla valorizzazione delle biomasse diseguali”.
Proprio a Lucca, tra l’altro, dovrebbe sorgere il primo impianto di carbonizzazione idrotermale, sostenuto dalla Gielle srl, che era presente al workshop internazionale per illustrare il progetto.
“Da imprenditore privato ho conosciuto questa tecnologia che mi ha subito convinto – spiega Luca Gelli, presidente della Gielle srl –. Ho dedicato le risorse del mio gruppo alla progettazione di un primo impianto nella zona di Capannori, comune virtuoso per la filosofia della raccolta differenziata e grandi capacità di raccolta che ha fatto di questa sua politica virtuosa una bandiera. Abbiamo guardato al territorio cercando aree già indirizzate per questo tipo di impianti e abbiamo individuato Salanetti. Per evitare il consumo di nuovo territorio abbiamo cercato delle situazioni che potessero essere riutilizzate e abbiamo trovato ciò che fa al caso nostro. Ora la nostra proposta è in corso di valutazione da parte degli enti competenti e la Provincia sta ultimando una prima analisi del nostro progetto. Vogliamo che l’impianto non crei alcun tipo di problema, per questo stiamo cercando persone che valutino obiettivamente la nostra proposta”.
Il processo di biocarbonizzazione idrotermale rientra nella blue economy, passo avanti rispetto alla green economy, capace contrariamento alla seconda di autosostenersi, senza necessità di incentivi pubblici: il sistema è di per sé competitivo sul mercato, sia per l’ampia area di impiego dei prodotti finali, sia per il payback economico di ritorno ottenuto anche grazie alla vendita dei Tee, i Titoli di Efficienza Economica. I Tee certificano la reale ecosostenibilità dell’impianto, e ogni Tee rappresenta un barile di petrolio “risparmiato”. I certificati bianchi prodotti dall’impianto studiato da Ingelia saranno venduti ad attori poco virtuosi, andando ad incrementare l’indotto economico dell’impianto stesso.
Il biocarbone, che si presenta in forma di piccoli tocchetti scuri di circa un centimetro, è impiegabile in molti settori: settore energetico, in sostituzione del pellet, industria chimica, industria dell’acciaio e metallurgia, biofertilizzante, produzione di batterie elettriche e come carbone attivo, per il filtraggio di liquidi. L’acqua di processo, invece, contiene una piccola parte di carbonio e bionutrienti contenuti in origine nei rifiuti: questo le fornisce proprietà fertilizzanti e può essere utilizzata per alimentare impianti di biodigestione. L’acqua viene poi sottoposta a processi di filtrazione e scaricata nella rete fognaria industriale. Il concentrato viene recuperato e venduto nel settore della produzione di fertilizzanti.