Cna Lucca: “La qualità per il rilancio del marmo toscano”

Il successo nel mercato internazionale del marmo del territorio provinciale si deve alla estrema qualità dei prodotti. Di questo è profondamente convinto Daniele Cardini della Josafat Cardini & figli di Querceta, componente della direzione provinciale di Cna Lucca, valutando i dati Istat rielaborati da Internazionale Marmi Macchine dei giorni scorsi.
Dati che parlano di una sostanziale stabilità occupazionale del settore, che però non dà ancora segnali di ripresa a breve.
“Se noi riusciamo – dice Cardini – nonostante tutto (costi dell’energia a livelli stratosferici rispetto ai concorrenti europei, costo della mano d’opera alterato da contributi vari che lo raddoppia, regole burocratiche allucinanti, rapporto con le Usl devastante, sempre a causa di una burocrazia che privilegia la carta sulla sicurezza, rapporti difficili con i sindacati, eccetera) ad esportare i nostri prodotti, questo si deve non tanto all’applicazione delle ultime tecnologie, allo sviluppo della robotica o ad altre diavolerie del genere. Si deve alla abilità nell’usare le tecnologie solo in funzione dell’aumento della precisione (laddove sia necessario, a volte è un difetto) e soprattutto nell’abbattimento della fatica fisica”.
“Noi usiamo martelli e scalpelli robotici – continua Cardini – ma senza la sensibilità che deriva da una cultura trasmessa per accumulo di esperienza, “rubando” il mestiere, senza una conoscenza profonda dei materiali, senza la comprensione globale di un progetto che viene trasmessa a tutti gli operatori coinvolti nella realizzazione, i quali devono capire il risultato finale pensato dal progettista per poterlo realizzare, senza tutto questo le macchine diventano un orpello inutile. Nei lavorati architettonici destinati a cantieri sparsi in tutto il mondo si utilizzano materiali di ogni genere e provenienza, non solo italiani. E fino ad oggi siamo riusciti a vincere anche sui cinesi (a volte) o sugli indiani o sui turchi solo grazie al fatto di essere indegni nipoti di un fenomeno unico nella storia dell’umanità, il Rinascimento”.
Il rappresentante della Cna ritiene che il gusto che le aziende della provincia hanno per la scelta delle sfumature, delle venature, la conoscenza del prodotto, la sensibilità nell’utilizzo arrivi direttamente da quel periodo storico. E che questa sia la chiave per rimanere sul mercato. Nessuno, al mondo, può vantare questa discendenza diretta. La ricetta per superare la profonda crisi degli ultimi anni va in un’unica direzione.
“Se puntiamo sulla qualità assoluta del prodotto – precisa Cardini – sulla flessibilità, sulle consulenze a livello progettuale ai professionisti, su strutture leggere ma articolate bene, con una robusta presenza di tecnici , sul fare cordata, ovvero sul riunire tante piccole o piccolissime aziende artigiane che messe insieme e guidate bene dal punto di vista tecnico, ben coordinate tra di loro, riescono a produrre anche grandi progetti che sembrerebbero riservati alle sole grandi aziende cosiddette industriali, allora faremo sentire la nostra presenza anche laddove nessuno se la aspetterebbe”.
Non si tratta in alcun modo di una critica all’utilizzo della tecnologia. Ma, secondo Cardini, va ridimensionato – e non poco – il ruolo spesso miracolistico che tendiamo ad attribuirle.
“Un robot che “scolpisce” – conclude Cardini – è solo una macchina che compie delle operazioni in sequenza sulla base di un programma scritto da un operatore. Non possiede la sensibilità dello scultore, non commette sbagli – il che nella scultura è un difetto – non ha ripensamenti. Michelangelo girò la testa del Mosè quando stava scolpendola. Il robot non l’avrebbe fatto. Salvare la cultura del marmo. Questo dovrebbe essere l’obiettivo comune. Già abbiamo perso le generazioni degli ornatisti, dei modellatori, dei pannisti. Occorre mettere in cassaforte quello che ancora è possibile salvare, è il capitale del quale ancora disponiamo e non è disponibile in nessun altro posto”.