Sciopero mense, i sindacati: “Adesione al 90 per cento”

5 febbraio 2016 | 13:48
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Sciopero mense, i sindacati: “Adesione al 90 per cento”

Oltre il 90 per cento di adesione allo sciopero di lavoratori e lavoratrici della ristorazione collettiva, mense chiuse in tutta la Toscana e stop del servizio e dei pasti in scuole, aziende e enti di ogni tipo. Questi sono i dati di Cgil, Cisl e Uil sulla mobilitazione di oggi che è culminata con un presidio a Firenze: “È stato un presidio coloratissimo – scrivono i sindacati confederali – al quale hanno preso parte oltre mille persone con indosso cappelli da cuochi, armati di padelle e mestoli, dolcetti e bevande calde (è stata anche distribuita una colazione). Striscioni, fischietti e bandiere sono state sventolate per l’intera mattina al grido di Vogliamo il contratto, ormai scaduto da ben 32 mesi”. “L’adesione è stata davvero imponente – commentano i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Toscana – e tantissime mense di scuole, ospedali, aziende ed enti si sono fermate in tutta la regione. I lavoratori che hanno aderito, per un comparto che conta oltre 5mila persone a livello regionale, sono stati il 90 per cento. Numeri importanti per una battaglia di dignità e diritti altrettanto importante”.

Una delegazione di rappresentanti sindacali e dei lavoratori è stata ricevuta in prefettura di Firenze dove Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Toscana hanno ribadito di trovarsi davanti a “richieste inaccettabili dai datori per rinnovare il contratto. Quasi tre anni senza contratto per chi svolge il delicato lavoro della preparazione di pasti per anziani, bimbi e malati, è inaccettabile”. Anche la busta paga, hanno aggiunto, “non vede aumenti dal gennaio 2013 (guadagnano poco più di 5 euro netti per ora lavorata). Dopo due anni e mezzo di trattativa, i datori di lavoro per rinnovare il contratto hanno posto condizioni inaccettabili: intanto vogliono limitare il pagamento dei primi tre giorni di malattia solo per tre eventi all’anno (poi nessuna retribuzione se ci si ammala)”. Inoltre, anche se la maggior parte dei lavoratori è a part time, le tre sigle hanno chiesto di poter gestire l’orario di lavoro in base alle esigenze dell’azienda, quindi nessuna programmazione certa dell’orario di lavoro e massima flessibilità. “Poi, i datori – concludono i sindacati -chiedono un uso unilaterale di una parte dei permessi retribuiti a disposizione dei lavoratori che oggi vengono utilizzati per visite mediche, visite figli, impegni personali, eccetera: vogliono che siano anche queste per la maggior parte a disposizione dei datori di lavoro, per meglio rispondere alle esigenze tecnico organizzative delle aziende. Non possiamo accettare tutto questo, c’è una dignità da difendere. Si tratta di diritti, non di privilegi”.