Gullà (Filcams): “Preoccupante emorragia lavoro nel commercio”

“È sempre più preoccupante l’andamento del commercio nella provincia di Lucca, che ormai da anni vede una recessione continua”. Così Valentina Gullà, segretaria generale della Filcams Cgil di Lucca.
“Al di là dei dati – spiega – che già nel primo trimestre dell’anno ci allarmavano rispetto al bilancio negativo fra chiusure e nuove aperture di esercizi commerciali, la riflessione che tutti i soggetti coinvolti sono tenuti a fare attiene alle ricadute sia sul piano economico che su quello occupazionale per l’intero territorio. Se pensiamo che in provincia di Lucca mediamente ogni tre giorni chiudono due esercizi commerciali e non se ne creano di nuovi, è evidente che siamo di fronte ad un’emorragia di posti di lavoro. Se a questo aggiungiamo la mancanza di ammortizzatori sociali dopo la progressiva estinzione della cassa integrazione in deroga, non ci sono strumenti per far fronte al calo di lavoro senza che si giunga all’extrema ratio della cessazione attività e quindi del licenziamento soprattutto nelle piccole attività. Sia nel commercio al dettaglio che nella grande distribuzione sono impiegate prevalentemente donne che quasi sempre, anche loro malgrado, hanno un contratto part time e si vedono negata la possibilità di aumentare l’orario contrattuale perché la condizione di mamma e lavoratrice al tempo stesso è vista come un ostacolo da parte di molte aziende. Si veda ad esempio il caso di Oviesse, la più grande catena italiana di abbigliamento che osteggia le madri che rientrano dalla maternità con turni disagiati, negando il part time post maternità o i permessi. Invitiamo chi dovesse subire tali discriminazioni a rivolgersi alla nostra sede di Lucca in viale Luporini per informarsi e tutelarsi”.
“Altro tema – prosegue Gullà – è quello del rapporto tra commercio di vicinato e media e grande distribuzione. Sia nel caso dei generi alimentari che in quello di tessili, abbigliamento e casalinghi ormai da anni si combatte una guerra feroce in cui l’unica ad avere armi in pugno è la media e grande distribuzione. In ogni caso, la liberalizzazione delle aperture con la quale si pensa di incrementare i fatturati non genera nuovi posti di lavoro ma alimenta una cultura consumistica della quale il prezzo più alto lo pagano le lavoratrici ed i lavoratori. E se anche i fatturati crescono, come ad esempio conferma Carrefour che a livello nazionale ha deciso di continuare sulla strada delle aperture fino a mezzanotte o 24 ore su 24, non si crea occupazione di qualità perché coloro che coprono le fasce orarie più penalizzanti sono lavoratori interinali o in sempre più casi pagati a voucher”.
“Cosa ci preoccupa? – conclude la sindacalista – L’occupazione cala e anche le imprese che avrebbero la capacità di assumere non lo fanno, ma chiedono sempre maggiori sacrifici ai lavoratori, a cui si chiede di lavorare in un nastro orario sempre maggiore, compreso la domenica e i festivi. La Filcams Cgil porta avanti una battaglia, che è anche culturale, affinché si riveda la regolamentazione delle aperture che sia sostenibile e compatibile con le esigenze di chi vi lavora”.