Lucca, il manifatturiero ristagna. Cresce il cartario

3 ottobre 2016 | 11:29
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Lucca, il manifatturiero ristagna. Cresce il cartario

Un contesto di grande incertezza e preoccupazione: la congiuntura manifatturiera di Lucca, Pistoia e Prato, per il primo e secondo trimestre 2016, racconta un panorama denso di punti interrogativi. Lucca, in particolare, passa da una produzione del primo trimestre 2016 in leggero aumento rispetto al dato 2015 (+1,2%) ad un sostanziale pareggio (+0,1%) nel secondo trimestre: il territorio dunque sostanzialmente non cresce, specchio perfetto del Paese.

I dati, frutto di un’analisi scrupolosa che in tre settimane ha raccolto input da oltre 500 imprese delle tre Province (ciascuna con più di 10 dipendenti), sono stati presentati oggi (3 ottobre) alla sede di Confindustria Lucca, confluita in Confindustria Toscana nord insieme agli altri due capoluoghi. Dopo il boom del 2015, quando la Provincia di Lucca fece sussultare per il record di esportazione, il manifatturiero lucchese si ritrova in fase calante, secondo l’analisi diffusa da Cristina Galeotti (vicepresidente Confindustria Toscana nord), affiancata da Fabrizio Palla (capogruppo Lapidei Confindustria Toscana nord) e da Enrico Mongatti (responsabile ufficio studi).
I settori che tengono botta, in Provincia di Lucca, continuando a crescere facendo spallucce alla crisi? Il cartario, ovviamente (+ 1,9% nel primo trimestre, + 2,7% nel secondo), quello della chimica e plastica (+2,2% e + 5,4%), la produzione di macchinari (+4,2% e +9,8%). I settori che, invece, dopo un avvio positivo nel primo trimestre hanno registrato una battuta d’arresto nel secondo, sono il lapideo (da +11,7% a -9,7%), la metallurgia (da +2,4% a -2,8%), la nautica (da + 2,3% a -2,2%). Risultano inoltre in diminuzione in tutto il semestre anche il settore alimentare, quello della moda e gli altri settori manifatturieri.
“Voglio segnalare un dato su tutti – commenta Galeotti – e cioè che l’Italia, dal 2000 al 2017, è riuscita a crescere dello 0,7%. L’Europa, nello stesso periodo, ha visto una crescita del 18,9%, la Germania del 21% e la Spagna del 30%. Il Paese è fermo. In questo contesto di rallentamento, anche la crescita della nostra Provincia si sta appiattendo. La produzione industriale è cresciuta dell’1,2% nel primo trimestre, ma nel secondo praticamente la crescita non c’è stata. Tuttavia, l’eterogeneità dei comparti produttivi del nostro territorio e le caratteristiche strutturali delle nostre aziende, votate sempre di più all’internazionalizzazione, all’innovazione e tutte patrimonializzate, hanno consentito, fino ad oggi, di arginare i danni causati dall’incertezza”.
L’indagine, volta ad offrire un servizio alle aziende ed agli interlocutori istituzionali, portata avanti adottando metodologie analoghe a quelle dell’Istat, ha quindi messo a nudo, una volta di più, uno scenario preoccupante. Il dato complessivo Lucca-Prato-Pistoia mostra un indebolimento della produzione industriale, con il manifatturiero che cala dall’1,7% del primo trimestre allo 0,8% del secondo.
L’indagine ha svolto anche una previsione sul terzo trimestre, appena trascorso, ipotizzando una decrescita costante che potrà essere confermata dalla pubblicazione, entro un paio di settimane, dei dati raccolti nei tre trimestri di riferimento.
“Sono cambiati i modelli di consumo – prosegue Galeotti – mentre la popolazione è invecchiata ed il tasso di povertà si è innalzato. Il contesto normativo, inoltre, non ci favorisce: siamo ancora in un regime transitorio che non ci dà certezze”. Poi alcune considerazioni chirurgiche su alcune vicende del territorio: “Sofidel ha delocalizzato negli Usa? Direi proprio di no. E’ andata a produrre all’estero, esportando un modello vincente, che è un’altra cosa. Gli assi viari? Certo che siamo favorevoli, le aziende sarebbero avvantaggiate dal superamento di una viabilità obsoleta. L’aeroporto di Tassignano? Io credo che debba essere messo a sistema con quelli di Pisa e di Firenze”.
A Palla, infine, il compito di sviscerare la caduta libera del lapideo: “I dati sono sconcertanti – commenta – ma derivano dal fatto che la nostra è un’industria a forte vocazione internazionale ed oggi risente di una riduzione degli investimenti da parte di colossi come la Cina ed il Medio Oriente. Perché così bene nel primo trimestre e male dopo? Perché ci sono contratti ancora in essere, che non scadono da un giorno all’altro. Ma anche noi risentiamo di questa grande incertezza: senza l’escavazione viene meno la nostra ragion d’essere. Ricordo che tra la Versilia e la Garfagnana abbiamo 290 aziende e 1460 addetti: 120 aziende sono quelle ‘produttive’, di cui 80 si occupano della lavorazione del marmo e 40 dell’estrazione”.

Paolo lazzari