Lucca, il manifatturiero perde ancora terreno

17 novembre 2016 | 13:32
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Lucca, il manifatturiero perde ancora terreno

Un dato non sorprendente, sostanzialmente in linea con l’andamento del manifatturiero a livello nazionale: il -0,3% della variazione della produzione delle industrie di Lucca, Pistoia e Prato è molto vicino al +0,2% dell’Italia. E’ quanto emerge dall’indagine congiunturale condotta dal centro studi di Confindustria Toscana Nord Lucca Pistoia Prato per il trimestre luglio-settembre 2016. L’indagine è realizzata con metodologie rigorose analoghe a quelle Istat: interviste personalizzate via internet e telefoniche a un campione statistico di 500 imprese manifatturiere con 10 o più addetti.

Vengono così confermati i segnali di indebolimento congiunturale già fotografati nell’indagine sui mesi di aprile-giugno 2016, quando fu rilevato +0,8% rispetto al corrispondente periodo del 2015. Il passo indietro è più evidente nelle aziende di minore dimensione (-0,8% per quelle tra 10 e 49 addetti); anche le più grandi (50 addetti e più) mostrano però un sostanziale esaurimento della crescita (+0,2%) rispetto allo scorso anno.
La tendenza si riflette sulla maggior parte dei macrosettori dell’area Lucca-Pistoia-Prato: l’alimentare segna -0,3%; il metalmeccanico -0,7%​; il tessile -1,2%; l’abbigliamento e maglieria -2,3%; il mobile -9,8%. Mantengono variazioni positive rispetto allo stesso trimestre del 2015 il cuoio e calzature con +0,5%; il settore aggregato dei materiali da costruzione, chimica e plastica con +1,1% e soprattutto la carta con un buon +2,5%.
“Il manifatturiero di Lucca, Pistoia e Prato, così come il complesso dell’industria italiana, si trova ad operare in un contesto caratterizzato da grande incertezza – commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord Andrea Cavicchi – Le incognite vanno dai fattori nazionali agli scenari europei, in cui la Brexit è solo uno degli elementi di potenziale destabilizzazione, fino ai cambiamenti che si profilano negli Stati Uniti. Un momento particolarmente fluido, in cerca di nuovi assetti le cui connotazioni sono tutte da verificare e potrebbero approdare a risultati molto diversi. I mercati non amano le situazioni indefinite: principio sempre valido di cui vediamo gli effetti nella stasi produttiva che stiamo vivendo. Le nostre imprese comunque reagiscono e rimangono sostanzialmente agganciate all’andamento del manifatturiero nazionale, con punte di eccellenza che riescono ad andare anche ben oltre. Significativo il fatto che gli imprenditori del campione continuino ad avere in maggioranza aspettative positive: magari meno pronunciate che nel recente passato ma comunque improntate alla fiducia”.
I dati. Nel corso del 2016 l’industria manifatturiera lucchese ha visto prima affievolirsi e poi interrompersi la lenta crescita che durava ormai da due anni. In un contesto di rallentamento economico globale, anche la componente estera ha ridotto il proprio apporto positivo. La produzione industriale, nel confronto con l’anno precedente, è passata da un leggero aumento nel primo trimestre (+1,2%) a un sostanziale pareggio (+0,1%) nel secondo fino ad una flessione nel terzo (-1,1%). La componente estera degli ordinativi era in linea con l’anno precedente nel primo trimestre, ma ha registrato un contributo negativo nel terzo (-0,4%). Gli ordini dall’Italia sono peggiorati maggiormente: da una lieve ripresa che faceva ben sperare nel 1° trimestre (+0,6%) sono passati ad una battuta d’arresto nel 3° trimestre (-1,7%). L’andamento produttivo settoriale risulta abbastanza eterogeneo, con più settori che mostrano primi segnali di difficoltà e alcuni che riescono a mantenere il proprio cammino di crescita lenta. Tra questi ultimi: la produzione di macchinari, in cui prevale la meccanica per la carta (+4,2%), il cartario cartotecnico (+2,3%) e il chimico plastico. Nonostante i dati non positivi, le aspettative per il trimestre successivo espresse dagli imprenditori lucchesi indicano una lieve ripresa dell’attività produttiva.
“Per la prima volta dopo due anni, la crescita della nostra provincia si è interrotta – spiega la vicepresidente di Confindustria Toscana Nord, Cristina Galeotti -. Il freno al recupero della produzione industriale ai livelli pre-crisi è dovuto a diversi fattori comuni al resto del Paese, come una domanda interna poco vivace, scarsa competitività dei fattori produttivi. Ma occorre sottolineare che l’eterogeneità del nostro sistema produttivo, premiante nei periodo di crisi, finisce spesso per essere penalizzante in quelli di ripresa”.