L’industria lucchese conferma incognite e difficoltà

6 dicembre 2016 | 13:11
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L’industria lucchese conferma incognite e difficoltà
L’industria lucchese conferma incognite e difficoltà
L’industria lucchese conferma incognite e difficoltà
L’industria lucchese conferma incognite e difficoltà

Un’economia che stenta a decollare ma che, almeno a Lucca, si difende bene anche nei momenti difficili. Il consueto bilancio di fine anno di Confindustria Toscana Nord lascia invariate le questioni da tempo aperte per l’economia lucchese che se non galoppa almeno si difende, con tutte le incognite legate al futuro e un pizzico di rammarico per la mancata approvazione della riforma costituzionale, che, questa l’impressione, avrebbe rappresentato per gli industriali almeno un momento di semplicazione nelle scelte e nelle decisioni.

“L’economia lucchese – dice la vicepresidente di Confindustria Toscana Nord, Cristina Galeotti – continua a crescere anche se con tassi più contenuti. La situazione è estremamente eterogenea nei vari settori. Resta il fatto che come noi siamo più bravi nelle fasi recessive, così quando le cose vanno meglio ci mettiamo un po’ di più a mettere in modo”. Il problema maggiore, in Lucchesia, è rappresentato dall’incertezza a livello internazionale: “La nostra industria – spiega Galeotti – vive principalmente di export e soffre in un momento in cui la Cina cresce di meno, i paesi arabi hanno qualche difficoltà per il prezzo del petrolio, mentre in controtendenza gli Usa stanno consolidando la loro crescita”. “A livello nazionale – prosegue la vicepresidente – invece la domanda è ferma e non da ora, ma da 16 anni e tutti i settori che si riferiscono alla domanda interna soffrono. Gli investimenti sono più contenuti nell’ambito privato ma soprattutto nel pubblico e c’è il problema della capacità produttiva non utilizzata, in un quadro generale in cui permangono i problemi consolidati: il costo dell’energia e il costo dello smaltimento dei rifiuti in primis”.

Il settore carta
Spetta a Tiziano Pieretti, presidente della sezione carta e cartotecnica illustrare i dati del comparto. “I numeri del Centro Studi di Assocarta per i primi nove mesi del 2016 parlano di uno 0.4% in più della produzione, in linea con il 2015. Dati che si differenziano a seconda del settore e che confermano la decrescita inesorabile delle carte grafiche, una crescita per i cartoni ondulati e un dato stabile per le carte igienico sanitarie, che conferma l’ottimo 2015. Il fatturato fa registrare uno 0,4% complessivo, grazie all’aumento della domanda interna di carta e cartone (+1,4%) e con l’importante dato dell’aumento del consumo di carta riciclata dell’1 per cento”.
Non mancano, comunque, i problemi, primo dei quali quello del costo dell’energia: “C’è un enorme divario – ricorda Pieretti con i grossi produttori europei del cartario se è vero che noi paghiamo l’energia 140-150 euro a megawatt/ora contro i 48-50 della media europea. E il problema non è dovuto alla commodity ma agli oneri che mettono una distanza abissale fra noi e i competitor. Un discorso importante visto che noi ci dobbiamo concentrare sullle esportazioni”. Infine l’annoso tema degli scarti industriali e dell’inquinamento acustico: “Il nostro è un settore – dice Pieretti che cerca sempre di migliorare e dimostra già di avere stabilimenti efficienti e che applicano al massimo le normative vigenti. Resta il problema del recupero energetico, che in Italia è fermo al 13,8% contro il 50 per cento della media degli altri paesi europei. E questo a causa della carenza di impianti. La collaborazione con la Regione e il governo è sempre stta tanta ma finché non si fanno gli impianti il problema rimane”.

Il settore metalmeccanico
Anche per la meccanica l’eterogeneità del comparto rende difficile la lettura dei dati congiunturali, che sono esposti dal presidente di sezione Massimo Bellandi della Fapim. “La produzione industriale – spiega – dimostra un buon andamento fino a giugno, a livello nazionale come locale e il segno contrario nell’ultimo trimestre a Lucca rispetto a una crescita a livello nazionale. In particolare nel primo trimestre la produzione è aumentata del 2,2 per cento (1,2 a Lucca), del 4 per cento nel secondo trimestre (0,1 a Lucca) ed è calata dello 0,7 nel terzo (-1,1 a Lucca). Ma nell’ultimo trimestra la previsione, anche grazie alla domanda estera, è previsto in crescita sia per la produzione sia per gli ordinativi”. A livello dei diversi comparti i dati sono però molto diversi fra loro: “Molto buono – spiega Bellandi – il dato sulle macchine industriali e superiore al dato nazionale. In lieve o sensibile calo, invece, la produzione, gli ordinativi e le vendite per la metallurgia”. “Situazioni complesse – è il commento finale – che fanno pensare che la crisi non sia del tutto superata nel territorio e bisogna fare attenzione a non ricadere in una situazione poco piacevole come quella dell’anno scorso”. Bellandi infine sottolinea l’importanza del rinnovo del contratto nazionale di lavoro, soprattutto nelle parti relative al welfare e alla formazione e del progetto Lu.Me., avviato in provincia di Lucca, che prevede arrività a supporto del territorio e delle scuole.

L’edilizia ancora in difficoltà
E’ Stefano Varia, presidente di Ance Toscana Nord, organo unico di Confindustria per le zone di Lucca, Prato e Pistoia ad esporre la situazione del settore edile, quello che da anni soffre maggiormente della crisi. “L’edilizia – ricorda – dal 2008 a oggi ha visto un calo notevolissimo di imprese e di operai. Da allora ci sono 832 imprese in meno e 4042 operai in meno. Un dato sconfortante che è legato anche al calo degli investimenti che, per fortuna, nel 2016 appare in controtendenza ed ha permesso uno stop alla morìa di imprese e di operai. In quest’anno comunque, non si pensa ad una inversione di tendenza, sia perché in Italia non si è scelto di investire in infrastrutture, nonostante l’edilizia sia indicato come uno dei moltiplicatori di ripresa, sia perché il mercato privato è fermo nonostante i benefici fiscali introdotti. E come settore stiamo ancora lottando per la sopravvivenza delle piccole e medie imprese”.
Il 2016 è stato anche l’anno dell’approvazione del nuovo codice dei contratti: “L’unico pregio – dice Varia – è l’abolizione del criterio del massimo ribasso, che avrebbe dovuto favorire il rilancio delle piccole e medie imprese. Che è invece penalizzato per l’introduzione di un meccanismo folle come il sorteggio per gli inviti alle imprese a partecipare alle gare sotto il milione di euro. Un sistema che cerchiamo di regolamentare per limitare gli effetti di questa anomalia”.
L’impegno di Ance Toscana Nord è anche quello di aumentare il volume di utilizzo dei materiali riciclati: “Finora – dice Varia – nessuno si è occupato della gestione degli scarti di lavorazione dell’edilizia. Ora cerchiamo di introdurre questo tema insieme alla Regione e il sistema è adesso normato da una legge che data dicembre 2015 ed obbligherebbe all’utilizzo di una parte di materiale riciclato nella realizzazione dei lavori per gli enti pubblici”.
Infine si lavora sul tema della legalità: “Chi in questi anni è uscito dal mercato del lavoro – spiega – sta lavorando al nero a discapito della sopravvivenza delle imprese che vogliono rimanere sul mercato. In tal senso abbiamo firmato un protocollo con sindacati e Comune per controllare le situazioni di legalità nel settore dell’edilizia”.

Il lapideo fra incognite e sicurezza
Anche il lapideo conferma i dati di incertezza generale e sul futuro. “La sensazione di questa chiusura d’anno – è il turno di Fabrizio Palla, della Savema, presidente degli imprenditori del settore – ci fa presagire un 2017 difficile. Anche il nostro è un settore composito, con diverse aree di business, alcune delle quali hanno bisogno di tempi medio-lunghi per capire la tendenza di mercato. Quest’anno comunque è stato difficile dopo i livelli record del 2015, in particolare per alcune difficoltà nei rapporto con il mercato arabo per situazioni di instabilità politica e l’oscillazione dei prezzi del petrolio”.
Tema centrale resta quello della sicurezza, a maggior ragione dopo l’ennesimo infortunio mortale a Carrara: “Come Confindustria – dice Palla – abbiamo dichiarato guerra all’insicurezza. Lo abbiamo fatto in modo deciso creando il comitato paritetico del marmo con imprenditori e sindacati per formare dei lavoratori consapevoli del settore sicurezza. Non basta, perché gli infortuni continuano ad accadere. I percorsi, comunque, sono stati studiati insieme fra aziende e lavoratori per definire le regole, rispettarle e farle rispettare, puntando il dito contro chi non lo fa. Non vogliamo fra noi, insomma, chi non rispetta le regole della sicurezza”.
Il Pit con valenza di piano paesaggistico è l’altra grande preoccupazione degli addetti del lapideo: “Nel percorso di transizione – spiega Palla – è stata emanata una circolare che ha peggiorato la situazione interpretando le norme, se possibile, in maniera ancor più restrittiva. Ma bisogna ricordare che le aziende estrattive hanno ben chiaro il valore del paesaggio. Viviamo nel Parco delle Apuane e da 30 anni ci conviciamo. Inoltre le aziende sono molto legate al territorio e alle sue attività, come dimostrano ad esempio le cooperative di Levigliani e di Vagli. Presto, comunque, presenteremo un progetto di sostenibilità territoriale e sarà questa una delle nostre maggiori sfide per il 2017 e il 2018”.

L’ultima analisi spetta alla vicepresidente Galeotti. Il tema, particolarmente d’attualità nel post-referendum, è quello del rapporto con il governo centrale e della “velocità” dell’Itaia: “L’Italia – dice – è ferma e non da ora. Recentemente ci sono stati dei provvedimenti positivi come il jobs act, che ha avuto una portata quali epocale e si spera che la legge finanziaria confermi gli incentivi e gli aiuti che vanno ad incidere sulla domanda e sull’offerta. Prima o poi dobbiamo superare questo problema della lentezza e della burocrazia e bisognerà trovare chi trova il modo di cambiare. Da troppo tempo si attendono novità e riforme, come ad esempio per il sistema tributario. Anche noi, per la semplificazione, siamo andati nel senso dell’aggregazione di area vasta. Anche a livello nazionale e locale bisognerebbe perseguire questa strada”.
“Siamo arretrati – la conclusione di Varia – anche da punto di vista delle infrastrutture e della messa in sicurezza degli edifici e delle scuole per il rischio sismico. Ci sarebbe tantissimo da lavorare ma le risorse, purtroppo, sono poche”.